Poesie di Eldy

Lettera a un Figlio

images4La casa è vuota , da quando sei partito, tua madre in cucina piange di nascosto, io non ho il coraggio di entrare nella tua camera, qui tutto parla di te.. . La tua batteria, la tua chitarra..sei venuto a casa in licenza breve.. dopo circa un mese,chiuso nella tua divisa verde.. ti ho osservato sei un uomo ormai, hai riso e scherzato con tuo fratello marinaio d’Italia e tua sorella mentre eravamo seduti a tavola.. non mi sembrava vero di avervi tutti qui,accanto a me, poi il tuo viso si è fatto serio..non trovavi le parole adatte , poi hai preso il coraggio a due mani.. . Domani, rientro in caserma hai detto,domani notte il mio reggimento parte per una missione all’estero..andiamo in KOSSOVO,  non so la mia destinazione precisa..ma appena sarò li, ci sentiamo per telefono, voi state sereni. Il volto di tua madre è diventato di cera, una cappa di silenzio ed il mondo ci è crollato addosso.. perché tu..  E’ il mio dovere..il mio lavoro..hai risposto..non l’ho chiesto io, mi ci mandano e basta..  .Adesso sei lì, ed io qui..a scriverti questa lettera che forse non spedirò mai, io, il duro della casa.. io che ho vissuto partenze e addii, io che non avrei voluto mai saperti in terra straniera..io che porto ancora nel portafoglio le foto di quando eravate bambini.. io che non ho mai pregato.. adesso supplico, mi sveglio in piena notte e di nascosto in cucina..asciugo le lacrime, e conto i giorni che mancano al tuo ritorno.. ti prego ritorna sano e salvo, stai sempre giù come fanno gli animali.. torna..quando tutto sarà finito..torna vincitore..insieme ai tuoi compagni dai loro cari.. .Gli americani laggiù , dicono al TG, hanno usato armi non convenzionali proiettili all’uranio impoverito..tua madre mi chiede.. invento scuse..dico che non so.. . dico stai tranquilla..nostro figlio tornerà sano e salvo..intanto continuo a contare.. i giorni..e a non vedere i TG..per paura.. .
autore:angel1.vr

Questa poesia è stata scritta da admin, il 27 gennaio 2010 at 12:54, nella categoria: francesco7.pv (angel.vr). Lascia un tuo commento qui



nevica

nevica
Le tende grigio verde, hanno cambiato colore, nevica da un pò fiocchi piccoli e fitti a forma di stella.. C’è un gran movimento di mezzi pesanti nel campo, fra poco partirò anch’io con la mia squadra e quelli della sezione aereomobile..diretti sulla montagna al poligono,è solo un’esercitazione per fotuna, poi entreranno in azione gli obici- CANNONI- ho solo il tempo di bere un caffè. Entro nella grande tenda della cucina da campo, il sergente dà l’attenti a tutti i presenti, rispondo al saluto… Mi siedo al tavolo sorseggio il caffè, è da vomito ma è qualcosa di caldo da mandare giù, osservo gli altri seduti ai tavoli, riesco a percepire qualche battutaccia, qualche risolino, poi i miei pensieri volano lontano, fra qualche giorno sarò padre..per la prima volta, io..padre.. non so spiegarmelo ma credo che sarà un maschio, anche se non ho mai voluto sapere, come del resto mia moglie, il sesso…chissà se sarò presente alla nascita di mio figlio.. .La voce del caporale mi giunge all’improvviso. Signore è desiderato con urgenza alla telecomunicazione, corro il sergente mi indica il telefono..prendo la cornetta, dall’altra parte la voce di mio suocero.. . So che sei impegnato, ma volevo dirti che è nato tuo figlio, mezz’ora fa, stanno benissimo, pesa 3.8 kg, stai tranquillo qui ci siamo noi.. . Vorrei dire tante cose..ma le parole non escono.. mi si fermano in gola, i fiori riesco a mormorare.. vorrei mandare.. Già fatto, la voce di mio suocero mi rincuora ancora, dimmi avete pensato al nome.. come lo chiamerete.. Col nome di suo nonno.. Saverio – SLENDENTE- io verrò fra un paio di giorni se mi è concesso.. è bello è sano.. .Stai tranquillo.. ci siamo noi qui, è andato tutto bene e tutti stanno bene.. adesso ritorna al tuo lavoro.. Grazie di tutto riesco a mormorare. telefono appena posso.. . Guardo il sergente gli sorrido, avrei voglia di abbracciarlo..ma non posso..sono papà.. gli dico. Esco, adesso i fiocchi sono grandi e fitti, li osservo  cadere leggeri da un cielo bianco, il cielo,  credo che stia guardando me adesso e da qualche parte lassù credo che anche  i miei genitori sono felici come lo sono io.. . Signore la colonna è pronta a partire..dobbiamo andare, abbiamo trenta minuti per raggiungere il poligono, guardo il sergente.. Ma siamo sicuri che quelli dell’artiglieria hanno una buona mira… sono papà da pochi minuti..vorrei farlo adesso..dò una pacca sulla spalla .. andiamo.. .
Autore: angel1.vr

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il at 10:45, nella categoria: francesco7.pv (angel.vr). Lascia un tuo commento qui



Alla fine di un lavoro

Domani è l’ultimo giorno, poi si torna a casa, cosa ne sarà di te che rimani qui, piccolo amico.. Italo mi guardava, inclinando la testa un po a destra un po a sinistra, accucciato accanto a me.. gli avevo messo al collo fin dal primo giorno che lo incontrai il foulard tricolore, gli avevo dato da mangiare, e gli avevo dato un nome Italo,da quel giorno..lui era stato sempre con me, mi seguiva ovunque come un’ombra. Tutti gli volevano bene, ed erano abbracci e coccole. Cosa ne sarà di te, soffrirai a non vedermi più, io sono abituato agli addii..ma tu nel tuo piccolo cuore di cane soffrirai,e forse morirai di melanconia. Gli parlavo e senza rendermene conto lo accarezzavo dolcemente,mentre seduto..dividevo con lui l’ultimo sprazzo di tempo rimasto. Italo era un cane, un bastardino, lo avevo trovato per caso sulle macerie di una vecchio casolare.. sporco, denutrito, spaventato..pesavano più le pulci che aveva addosso che lui tutto intero. Fu un amore a prima vista , i suoi occhietti tristi mi si impressero nel cuore..qualcuno gli tirò un sasso per allontanarlo, ma lui rimase li..fermo anzi si accucciò in segno di resa. Fu così..che lo raccolsi e lo portai alla base, lo feci visitare dall’ufficiale medico..era solo un po sordo mi disse,ed ha un sacco di pulci.. ma qui starà bene.. se te ne prendi cura. E di cure ne ebbe , dopo una settimana, era diventato la mascotte della base.. col suo tricolore al collo. Erano passati i giorni, i mesi..lui era sempre con me..adesso dovevo lasciarlo..tornavo a casa alla fine di un lavoro. Forse lo aveva capito, non giocherellava più con le fibbie del mio elmetto..e per seguirmi aspettava che lo chiamassi.. Chi si sarebbe preso cura di lui..cercavo una soluzione..ma qualunque cosa pensavo.. non era di mio gradimento..  . La voce del colonnello tuonò nella stanza, cosa… un cane , e dove lo vuole portare.. Lo porto con me signore, in Italia, a casa mia, se lei mi da il permesso scritto. Ma lo lasci dov’è.. si rende conto di quello che dice, ha messo in conto tutti gli inconvenienti  del  viaggio in aereo.. . Signore mi dia il permesso , italo viaggerà con me non darà fastidio a nessuno..  . No non posso..nessun permesso.. . La mia delusione fu enorme..non potevo insistere.. sentivo la rabbia montare dentro.. ero sulla porta dell’ufficio..stavo uscendo..la voce del colonnello..mi giunse alle spalle. Trovi il modo più consono, per portarsi via quel coso a quattro zampe, e sia ben chiaro durante il viaggio la responsabilità sarà totalmente sua..ufficialmente..lei non ha fatto nessuna richiesta al sottoscritto.. ufficiosamente domani sparisca col suo cane.. .Italo era fuori che mi aspettava..con qualche collega,lo abbracciai forte.. domani vedrai l’Italia  che bella.. avrai una vera casa tutta per te.. , italo abbaiò .. il mio collega sorrise..e con una pacca sulla spalla mi disse  adesso si  che sei alla fine di un lavoro.
autore:angel1.vr:

Questa poesia è stata scritta da admin, il 14 gennaio 2010 at 15:29, nella categoria: francesco7.pv (angel.vr). Lascia un tuo commento qui



Solo

                                                                                                        
Ed eccomi qui, fuori dal ristorante, tu sei andata via..meno di un minuto fa, ho ancora l’eco delle tue parole che risuonano nella testa. Adesso qui fermo sul marciapiede chiuso nel mio paltò, respiro aria fredda, vedo il mio respiro diventare fumo. Ho voglia di camminare,  perdermi per le strade che da tanti anni non percorro più, è cambiata questa città, strade nuove, volti nuovi..eppure un tempo conoscevo quasi tutti..e tutti conoscevano me. Cammino e penso alle tue parole, a cosa ti sei inventata con tuo marito per venire da me, lo raccontavi quasi compiaciuta.. ti ho ascoltato in silenzio mentre osservavo ogni tuo muscolo del viso, le pieghe delle labbra..i tuoi occhi ingannatori..e mi chiedevo..che ci faccio qui, con te, una persona totalmente diversa da quella che ho conosciuto un tempo. Il tempo, quel maledetto tempo che sfreccia accanto, senza possibilità di fermarlo, il tempo quello che travolge  e ci cambia dentro, il tempo con i suoi eventi, e le sue miserie umane.. . Continuo a camminare e senza rendermi conto, sono nel vicolo, sempre quasi buio come allora, quando abbracciati io e te, addossati al muro ci scambiavamo promesse, credevamo nei nostri giovani anni, a quelle promesse d’amore eterno.. . Poi la mia partenza, i tuoi silenzi, la tua laurea in legge. Io non ero riuscito a cambiare la mia vita, una vita tante volte afferrata per i capelli, mi dicesti che ero stato un pazzo a rifiutare..quel posto in ufficio, presso il tribunale..mi lasciasti così con quella tua ira assurda.. e la convinzione che fossi un perdente. Ti ho ritrovato dopo anni, per caso in un giorno di mercato..il tuo viso un po sfiorito..ma un corpo perfetto come allora, le tue labbra sensuali. quel tuo seno che sa accendere la passione.. eri davanti a me.. ,mi hai voluto incontrare..in quel ristorante , soli io e te ..lontano da occhi indiscreti.. mi hai raccontato di te, della tua vita, di tuo marito, di un amore sbiadito che forse non c’è mai stato. Hai chiesto di me,  della mia vita..dei miei anni di silenzio.. se ero ritornato nella nostra città per non ripartire più.. se.. Sono solo di passaggio..domani un aereo mi porterà lontano, con te c’è solo un ricordo di un’amore, e di un dolce affetto..che riscalda il cuore..potevo scegliere un tempo..potevamo scegliere..ricordi.. Hai guardato l’orologio, si è fatto tardi..devo andare..mi hai detto mentre mi baciavi  sulla guancia e mi hai passavi la mano nei capelli, è stato bello rivederti..mi ero illusa.. che.. . Abbi cura di te..e ti infilavi nella tua pelliccia da dieci milioni.. . Guardo nel cielo nero, ci sono le stelle.. nessuno ci crede più..ma io so che hanno un’anima.
autore:angel1.vr:

Questa poesia è stata scritta da admin, il 13 gennaio 2010 at 13:09, nella categoria: francesco7.pv (angel.vr). Lascia un tuo commento qui



La voce delle stelle…

                                                                                       

Questa melanconia che scende, come la neve non fa rumore, piove silenzio, tace anche il cuore..mentre seduto su questa roccia osservo laggiù, la striscia d’argento del fiume che porta l’acqua al mare. Vorrei che fossi qui accanto a me, a guardare le prime stelle della sera, che lontane, indifferenti e splendide, osservano il mondo. Da qui se ascolti, potrai sentirle, è un sussurrio dolce che parla al cuore.. sono mille voci e una, è come una musica, mi ha tenuto compagnia in mille notti.. in attesa dell’alba di un giorno con un sole diverso, fatto di serenità, di pace..di sorrisi e strette di mano. Un giorno che aspetto ancora .Quanto è ingenua questa mia illusione, me ne rendo conto mentre vedo sfrecciare e perdersi lontano all’orizzonte, due caccia..,con il loro carico di morte..sono quelli della nato, chissà se quando sganciano i loro missili..si chiedono chi morirà la sotto.. ,mi accorgo che neanch’io me lo sono mai chiesto..forse era un ragazzo come me..anche a lui avranno detto – Questa è la tua bandiera, falla sventolare sempre in alto nell’azzurro del cielo, difendila con la vita.. la tua vita… . Mi piace pensare che  forse dall’altra parte, in un punto indefinito..seduto su una roccia..con una divisa diversa c’è qualcuno che come me sta ascoltando questa voce delle stelle, che grida nel silenzio, quella paura di perderti in un alito di vento, in un brivido di freddo più freddo di questo giorno d’inverno.. che ti trasporta via, che non fa vivere, non fa volare.. che non fa averti all’infinito. Ti ho incontrato per caso dopo dieci anni..ho bevuto nella tua calda casa il caffè che con mani tremanti mi hai preparato, come avrei voluto stringerti,  accarezzare il tuo viso.. perdermi in quei tuoi occhi..in quel tuo sguardo..sentire ancora il sapore delle tue labbra..mi tremava il cuore.,mentre sentivo il tuo chiamarmi ancora amore, ma tu eri la in quella foto..poggiata sul mobile con tuo marito e tuo figlio fra le braccia. Ora sono qui..lontano..in una fredda sera d’inverno..domani non so se vedrò il sole..ed ho paura di ritrovarti  ancora qui, di cercarti se non ci sei nei miei pensieri, tremo in questa nostalgia che non mi fa vivere , volare via verso l’infinito.. . Ho paura di quest’innocenza di sognarti ancora,di sentire la tua voce.. .Nel silenzio che mi circonda.. ancora mille voci e una sola, quella del cuore ..che si mischia al canto delle stelle .. dice che qui tra le mie braccia io ti cercherò..e nella voce delle stelle io ti sentirò.
autore.angel1.vr:

Questa poesia è stata scritta da admin, il 8 gennaio 2010 at 11:59, nella categoria: francesco7.pv (angel.vr). Lascia un tuo commento qui



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