Poesie di Eldy

Angeli

Angeli


Esistono davvero gli angeli,
straordinarie creature,
mandate sulla Terra,
da Chi ha deciso tutto,
meraviglioso dono,
in cambio di un sincero,
atto d’amore.

Esistono gli angeli,
venuti a dare senso,
all’ esistenza a volte dura,
riempiendola di gioia.

Ci fanno compagnia,
illuminando la vita con
un tenero sorriso,
in grado di rapire l’anima.

O ci fan star male,
quando, impotenti,
ascoltiamo il fragore,
di due lacrime venir giù
per quel dolce viso.

Esistono gli angeli,
esistono d’avvero,
se vuoi vederli,
guarda gli occhi
dei bambini.
Autore: Antonino8.PA

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il 29 maggio 2011 at 11:50, nella categoria: antonino8.pa. Lascia un tuo commento qui



È stato bello sognare

È stato bello sognare,
non c’è più nulla
da dire,
da fare,
tra noi;
e tu
non parli più,
tu non chiami più;
non ti sento,
non ascolti,
non ricordi;
è stato bello sognare,
la festa è finita,
le luci son spente,
la fine
la fine di tutto,
tra noi,
o forse no;
ma tu non chiami,
non senti,
non parli,
che hai;
è stato bello sognare,
ma adesso sei lontana,
distratta,
non parli,
non senti,
non ricordi più,
e vai per il tuo
sentiero;
è stato bello sognare…

Autore: Stefano Medel

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il at 01:13, nella categoria: stefano medel. Lascia un tuo commento qui



SANDRO PENNA

SANDRO PENNA

E’ considerato tra i maggiori poeti italiani del ‘900,e si è distinto soprattutto per aver scritto le sue poesie con correttezza e musicalità.

Nato da una famiglia borghese a Perugia nel 1906, vi trascorse la giovinezza compiendo studi irregolari fino a diplomarsi in ragioneria. Nel 1928 si cimentò a scrivere delle poesie e l’anno successivo si trasferì a Roma dove frequentò un ragazzo più giovane di lui. Pubblicò la sua prima raccolta nel 1939,ed ebbe un successo strepitoso che gli permise di entrare come collaboratore in alcune riviste importanti dell’epoca.Nel 1950 fu pubblicato il suo secondo libro di versi col titolo di “Appunti”, ne seguì un altro “Tutte le poesie” che comprendeva poesie già pubblicate e quelle inedite.La poesia di S. Penna colpisce per la sua confessione trasparente,per la semplicità del suo modo di parlare che non ricorre né ad intermediari,né a sotterfugi.Il tema dominante è l’amore,quell’amore libero da ragioni storiche e morali ,infatti la sua poesia è legata al tema dell’amore omosessuale che egli stesso non aveva avuto paura di dichiarare. E’ un amore inteso come pura fisicità e pura sensualità.

 

Se la vita sapesse il mio amore!
me ne andrei questa sera lontano.
Me ne andrei dove il vento mi baci
dove il fiume mi parli sommesso.

Ma chi sa se la vita somiglia
al fanciullo che corre lontano

———————————————–

Sotto il cielo di aprile la mia pace
è incerta. I verdi chiari ora si muovono
sotto il vento a capriccio. Ancora dormono
l’acque ma, sembra, come ad occhi aperti.

Ragazzi corrono sull’erba, e pare
che li disperda il vento. Ma disperso
solo è il mio cuore cui rimane un lampo
vivido (oh giovinezza) delle loro
bianche camicie stampate sul verde.

Penna è il poeta della realtà quotidiana ,realtà che egli visse intensamente in tutti i suoi aspetti ,conservando sempre viva la capacità di emozionarsi ,nonostante la critica sia stata ,per buona parte della sua vita ,inferiore ai meriti che gli spettavano. Il suo maggior sostenitore fu Pier Paolo Pasolini che gli dedicò due capitoli del suo volume di saggi più noto e apprezzato”Passione e Ideologia” e che lo seguì con grande partecipazione,definendolo così il miglior lirico del secolo.

Nel 1976 fu pubblicato il volume “Stranezze che gli valse il Premio Bagutta e nel 1977 morì a Roma.

E’ pur dolce il ritrovarsi
per contrada sconosciuta.
Un ragazzo con la tuta
ora passa accanto a te.

Tu ne pensi alla sua vita
– a quel desco che l’aspetta.
E la stanca bicicletta
ch’egli posa accanto a sé.

Ma tu resti sulla strada
sconosciuta ed infinito.
Tu non chiedi alla tua vita
che testare ormai com’è
———————————-
Se son malato vago tra la folla
del sobborgo. Ma l’umido grigiore
invernale mi rende triste e solo.
A soffi sale sulla via un afrore
caldo da una palestra sotterranea
ove giovani e nude belve assalgono
nemici immaginari, in basso a scatti soffiando.
Un vecchio mendicante guarda,
con me, la scena senza nostalgie
———————————————–
Mi nasconda la notte e il dolce vento.
Da casa mia cacciato e a te venuto
mio romantico antico fiume lento.

Guardo il cielo e le nuvole e le luci
degli uomini laggiù così lontani
sempre da me. Ed io non so chi voglio

amare ormai se non il mio dolore

La luna si nasconde e poi riappare
– lenta vicenda inutilmente mossa
sovra il mio capo stanco di guardare

————————————————-

Era il settembre. Riandava la gente
rumorosa alle strade. Il sole amava
il vino e l’operaio. I canti ardevano
fino alla notte fonda.

Ma restava
attonito un fanciullo, ormai legato
– sotto il caldo fogliame di una sera –
al ridere innocente di un amico…
——————————–

Elaborazione fatta da Porzia

Questa poesia è stata scritta da rob, il 28 maggio 2011 at 04:00, nella categoria: porzia.mi. Lascia un tuo commento qui



La libertà

La libertà


Non c’è altro
Per me,
che questa libertà,
libertà,
che sento,
che ho dentro,
libertà di cui ho
bisogno,
che voglio;
libertà che è libertà,
di pensare quello che voglio,
di fare
o di non fare,
di non muovermi,
di restare,
traccheggiare,
pensare,
rimandare,
di perdere tempo,
se mi và,
e di non fare niente,
se non fa per me,
se non mi
interessa;
e tengo solo,
a questa libertà,
e lotto,
per fare cose mie,
come mi và,
come decido io;
c’è chi dice quà,
chi dice là,
non mi muovo,
non mi và,
non corro,
e me ne frego;
faccio solo,
come mi dice,
la mia libertà.

Autore: Stefano Medel

 

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il at 01:09, nella categoria: stefano medel. Lascia un tuo commento qui



Soli

Soli,
nessuno
sa niente,
nessuno capisce
per davvero;
chiacchere
e parole al vento,
parole vuote,
tirate  a indovinare;
solo noi
sappiamo,
di noi stessi,
di quello che
pensiamo,
che facciamo,
la verità
su di noi,
la nostra storia,
il nostro segreto,
le idee,
cosa vogliamo,
cosa sentiamo;
che ne sà la gente,
niente,
nulla;
parole vuote,
berciare  a vuoto,
chi spara questo,
quello;
solo noi sappiamo,
del nostro cammino.

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il 27 maggio 2011 at 01:08, nella categoria: stefano medel. Lascia un tuo commento qui



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