Cenacolo Vinciano – Leonardo – Santa Maria delle Grazie – Milano
Da vagabonda dell’arte qual io sono, in perenne viaggio di formazione, percorro strade che mi obbligano a soste forzate per dialogare silenziosamente con l’opera figurativa ed entrarne in un rapporto che è quasi spirituale. Nelle mie lunghe permanenze a Milano, ovviamente nei tempi in cui si poteva evadere, non posso fare a meno di entrare spesso nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie per rivedere, con sempre più rinnovata emozione, quel capolavoro che è “L’ultima cena” di Leonardo che, a dispetto delle non buone condizioni di conservazione ha mantenuto, per me, una forza espressiva di travolgente commozione. Come al solito non vi darò dati tecnici (misure, date, biografie ecc…), chi mi legge sa come la penso in proposito ma ciò che scrivo è esclusivamente il “parto” della mia mente di fronte ad un’opera d’arte, immagini e pensieri catturati e custoditi nel reparto “sensibilmente preziosi” della mia anima. Leonardo ha realizzato questo affresco, che è uno dei più grandi dipinti della storia dell’arte, sulla parete del refettorio del Convento dei monaci domenicani della Chiesa di S. Maria delle Grazie. Purtroppo, come dicevo prima, il pessimo stato di conservazione dell’opera è dovuto a molti fattori, primo fra tutti la tecnica diversa usata dall’artista, il quale nell’affrescare il refettorio non usa la tecnica del fresco, cioè dare i colori sulla parete ancora bagnata, ma usa dei colori a tempera dati su due strati di preparazione. Questa tecnica poco ortodossa, anche in conseguenza dell’umidità dell’ambiente ha accelerato notevolmente il deterioramento precoce dell’opera. Non secondarie sono state le varie vicissitudini a cui il refettorio in sè è stato sottoposto, basti pensare che le truppe napoleoniche durante la campagna d’Italia ne fecero addirittura uno stallaggio per i loro cavalli ed in ultimo anche durante la seconda guerra mondiale quando la chiesa stessa venne seriamente danneggiata dai bombardamenti, per non parlare poi dei vari rimaneggiamenti e restauri cui l’opera è stata sottoposta sin dal XVIII secolo. Come colpo di grazia, i monaci domenicani aprirono, in maniera del tutto sconsiderata, una porta di notevoli dimensioni per unire il refettorio con le cucine, tagliando l’affresco proprio al centro della mensa. L’affresco si riferisce ad un episodio della vita di Cristo tratto dai Vangeli: la cena con gli apostoli che precedette l’arresto, la condanna e la crocifissione del Messia. E’ un’opera complessa e articolata con prospettiva che dà l’idea di profondità dello spazio in cui sono rappresentati i personaggi. Con il suo inconfondibile stile, Leonardo interpreta un soggetto sacro dandogli nuova espressione e quindi più profondi significati. L’immagine di Gesù e dei dodici apostoli, i cui volti esprimono sdegno, sorpresa, dolore ed inquietudine ha una grande drammaticità meravigliosamente rappresentata attraverso i moti dell’anima. Il momento raffigurato è quello immediatamente successivo all’annuncio di Gesù agli apostoli: “uno di voi mi tradirà”. Gli apostoli si chiedono il significato delle sue parole, si domandano chi sarà il traditore. Le parole del Maestro creano agitazione, sconcerto e la discussione divide i dodici apostoli in quattro gruppi di tre ciascuno. Fra essi, Giuda (il quarto da sinistra), con un gomito appoggiato al tavolo, parzialmente in ombra, rivolge lo sguardo verso Cristo ed è visibilmente turbato perché colpevole. In netta contrapposizione l’espressione tenera e dolente dell’apostolo Filippo (il quarto da destra). C’è però uno stacco notevole tra la fervorosa concitazione dei dodici e la nobile calma di Gesù. Egli, le braccia allargate in segno di dedizione, isolato rispetto ai discepoli, esprime la consapevolezza di chi sa che sarà abbandonato da tutti ma al tempo stesso la serenità di chi ha accettato, con piena coscienza, una missione che sta per essere conclusa. Ed io concludo dicendo che le nostre emozioni di fronte all’opera dell’uomo, in questo caso dell’artista, sfumano in senso di frustrazione e si vanificano se non possono divenire a loro volta forma. Comunicandovele in questo mio semplice scritto le ho trasformate in espressione emotiva che manifesta una personale sensibilità nei confronti delle opere figurative.
Francesca
Contributo di
, 10 aprile 2021 18:21.
Opera immensa e dopo la descrizione di Francesca c’è ben poco da dire, se non “i misteri” che hanno coinvolto quasi tutte le creazioni del Maestro. Senza scomodare Dan Brown è certo che qualche perplessità si può avere, dopo il recente restauro si è evidenziato un braccio con la mano che stringe minacciosamente un coltello nella zona dell’apostolo Pietro e che pittoricamente non sembra appartenere al Santo, quindi c’è nascosta una tredicesima persona?.La forma del dipinto con la posizione dei vari corpi, le piccole gemme nei mantelli degli apostoli, la figura di San Giovanni estremamente femminea che ha fatto pensare che invece potesse essere quella di Maria di Magdala. Ma sono tanti altri i significati non svelati.
Un’opera bellissima. descritta magistralmente da Francesca. Grazie.
Bellissima questa Opera, scritta da Francy, l’opera è la sua passione descritta in modi chiari ..E’ L’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci.Dal Settembre 1980 al Cenacolo. Insieme alla chiesa è al Convento Domenicano, di Santa Maria delle Grazie, sono stati dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’umanita’in quanto realizazione Artistica unica, di un valore Eccezzionale.Unniversale che trascende, le contingenze Storiche, tra le motivazioni si legge anche il Cenacolo Esercitato Un Influenza Considerevole.come capirai Francy l’arte non è il mio forte, ma basta provarci.Un saluto Francy grazie
Franci, volevo dirti che ho apprezzato tantissimo quanto hai scritto sul Cenacolo di Leonardo ed io non ho nient’altro da aggiungere se non che sono andata a vederlo dopo la restaurazione, ca. 20 anni fa con un’agenzia di viaggi, ci si poteva trattenere 15 m-. Al cambio io sono rimasta con lo sguardo attonito ed affascinato da tanta e profonda bellezza, che l’ho portato con me ben oltre il tempo previsto.
Senza attingere al romanzo di Dan Brown, che in quanto tale, romanzo resta, sono tanti i misteri che avvolgono il Cenacolo Vinciano, caro Franco. Ad esempio, uno è quello al quale tu accenni, il coltello impugnato da una presunta “mano fantasma” che risulta chiaramente appartenere a Pietro. E altri ancora che tu ben conosci, dalla Maddalena al volto effeminato di Giovanni. Ma non dobbiamo dimenticare che il Genio Da Vinci era una mente complessa. L´Ultima Cena suscita sempre grande interesse non solo perché è un´opera famosa, ma perché è densa di significati e di sottofondi che noi non riusciamo più ad interpretare. È una meravigliosa scena teatrale in cui tutto si svolge attorno alle reazioni psicologiche dei discepoli, attorno a quelli che Leonardo chiamava ‘i moti dell’anima’. È un quadro misterioso perché contiene molti pensieri.
Grazie a:
LORENZO
GIANNINA
CARLINA
sono felice vi sia piaciuta la mia descrizione dell’Ultima cena. E chi ha avuto, come me, la fortuna di vederla dal vivo (Carlina ad esempio), sa quanto quest’opera, che trascende tutte le contingenze storiche, sia capace di emozionare nel profondo.
Ho avuto l’opportunita’ di vedere questa famosa pittura murale dell’Ultima Cena di Cristo negl’anni 60. Allora opera “perduta”, ma grazie alla certosina abilita’ dei restauratori e con gl’aiuti di tecniche moderne sono maestralmente riusciti a riportare l’opera al suo splendore originale.(che non ho visto). Mi sono accontentato di un video via Internet. Suggerisco a tutti di andare ad ammirare la grandezza artistica di Leonardo Da Vinci come pittore.
Cara Francesca non sono io a dire che il braccio che sporge, diciamo nella zona di San Pietro, è innaturale per essere del Santo e gli esperti dicono che è strano che un maestro come Leonardo abbia sbagliato l’anatomia di una figura.Pietro sta parlando con “San Giovanni” ha una mano appoggiata alla sua spalla, è proteso verso la sua figura per parlargli ad un orecchio e stranamente spunta un braccio con un coltello che anatomicamente non può appartenere alla “figura” di Pietro.