Poesie di Eldy

IL CENACOLO DI LEONARDO….scritto da Francesca

Cenacolo Vinciano – Leonardo – Santa Maria delle Grazie – Milano

Da vagabonda dell’arte qual io sono, in perenne viaggio di formazione, percorro strade che mi obbligano a soste forzate per dialogare silenziosamente con l’opera figurativa ed entrarne in un rapporto che è quasi spirituale. Nelle mie lunghe permanenze a Milano, ovviamente nei tempi in cui si poteva evadere, non posso fare a meno di entrare spesso nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie per rivedere, con sempre più rinnovata emozione, quel capolavoro che è “L’ultima cena” di Leonardo che, a dispetto delle non buone condizioni di conservazione ha mantenuto, per me, una forza espressiva di travolgente commozione. Come al solito non vi darò dati tecnici (misure, date, biografie ecc…), chi mi legge sa come la penso in proposito ma ciò che scrivo è esclusivamente il “parto” della mia mente di fronte ad un’opera d’arte, immagini e pensieri catturati e custoditi nel reparto “sensibilmente preziosi” della mia anima. Leonardo ha realizzato questo affresco, che è uno dei più grandi dipinti della storia dell’arte, sulla parete del refettorio del Convento dei monaci domenicani della Chiesa di S. Maria delle Grazie. Purtroppo, come dicevo prima, il pessimo stato di conservazione dell’opera è dovuto a molti fattori, primo fra tutti la tecnica diversa usata dall’artista, il quale nell’affrescare il refettorio non usa la tecnica del fresco, cioè dare i colori sulla parete ancora bagnata, ma usa dei colori a tempera dati su due strati di preparazione. Questa tecnica poco ortodossa, anche in conseguenza dell’umidità dell’ambiente ha accelerato notevolmente il deterioramento precoce dell’opera. Non secondarie sono state le varie vicissitudini a cui il refettorio in sè è stato sottoposto, basti pensare che le truppe napoleoniche durante la campagna d’Italia ne fecero addirittura uno stallaggio per i loro cavalli ed in ultimo anche durante la seconda guerra mondiale quando la chiesa stessa venne seriamente danneggiata dai bombardamenti, per non parlare poi dei vari rimaneggiamenti e restauri cui l’opera è stata sottoposta sin dal XVIII secolo. Come colpo di grazia, i monaci domenicani aprirono, in maniera del tutto sconsiderata, una porta di notevoli dimensioni per unire il refettorio con le cucine, tagliando l’affresco proprio al centro della mensa. L’affresco si riferisce ad un episodio della vita di Cristo tratto dai Vangeli: la cena con gli apostoli che precedette l’arresto, la condanna e la crocifissione del Messia. E’ un’opera complessa e articolata con prospettiva che dà l’idea di profondità dello spazio in cui sono rappresentati i personaggi. Con il suo inconfondibile stile, Leonardo interpreta un soggetto sacro dandogli nuova espressione e quindi più profondi significati. L’immagine di Gesù e dei dodici apostoli, i cui volti esprimono sdegno, sorpresa, dolore ed inquietudine ha una grande drammaticità meravigliosamente rappresentata attraverso i moti dell’anima. Il momento raffigurato è quello immediatamente successivo all’annuncio di Gesù agli apostoli: “uno di voi mi tradirà”. Gli apostoli si chiedono il significato delle sue parole, si domandano chi sarà il traditore. Le parole del Maestro creano agitazione, sconcerto e la discussione divide i dodici apostoli in quattro gruppi di tre ciascuno. Fra essi, Giuda (il quarto da sinistra), con un gomito appoggiato al tavolo, parzialmente in ombra, rivolge lo sguardo verso Cristo ed è visibilmente turbato perché colpevole. In netta contrapposizione l’espressione tenera e dolente dell’apostolo Filippo (il quarto da destra). C’è però uno stacco notevole tra la fervorosa concitazione dei dodici e la nobile calma di Gesù. Egli, le braccia allargate in segno di dedizione, isolato rispetto ai discepoli, esprime la consapevolezza di chi sa che sarà abbandonato da tutti ma al tempo stesso la serenità di chi ha accettato, con piena coscienza, una missione che sta per essere conclusa. Ed io concludo dicendo che le nostre emozioni di fronte all’opera dell’uomo, in questo caso dell’artista, sfumano in senso di frustrazione e si vanificano se non possono divenire a loro volta forma. Comunicandovele in questo mio semplice scritto le ho trasformate in espressione emotiva che manifesta una personale sensibilità nei confronti delle opere figurative.

Francesca

Contributo di francesca, 10 aprile 2021 18:21.

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