Poesie di Eldy

E qui dimoro tra i glicini in amplesso

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Sto qui tra i glicini in amplesso
Nel verde moro del cielo dimesso.
Qui, tra le frasche e l’erba che s’invola,
ho posto il mio giaciglio nell’afrore
di questi aromi resinisi e fitti;
e il brulichio di vita che lontano scorre,
il tempo d’oro e ogni altro respiro ignoro.
Ignoro l’opera sugli infiniti suoli
gli infranti cuori di innamorati orbati,
ignoro il male che confonde il bene
e le dittature delle umani leggi.
Non custodisco negli armadi amori
né consolazioni o inni da inviare …
Bagnati dal brillio di luce i glicini
saziano il mio silenzio ma fuori irrompe,
scroscia la vita, la vita disincantata e inerte.
E seppur mi assale un palpito di gioia
un atroce sgomento mi scolora
come un pensiero, una feroce fiera,
che mi ridesta dalla mia dimora:
che questo mio riposo non più mi consola
perché la vita non bivacca al sole
ma corre e viaggia, corre e viaggia ancora.

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autore:Calcio2.ce

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il 9 febbraio 2011 at 06:59, nella categoria: calcio2.ce. Lascia un tuo commento qui



Ti vogliamo bene tantissimo

Ti vogliamo bene tantissimo

condoglianze

Le allieve erano tante Barbie
che sfilavano felici tra i banchi dell’aula
a raccogliere, coi loro corpi snelli, consensi
 applausi e occhiate di fuoco
da tutti i maschi della scuola.
Ero felice di frequentare l’istituto
ed ero anche contenta del mio corpo.
Ma poi diverse mie compagne di studio
puntarono il dito sul mio corpo cicciottello
sottolineando come potevo migliorarlo.
Anzi, tutta la mia aula sollecitò
con un programma alla mano, un fai da te,
che ci sarei riuscita. Perfino quelli delle terze
e delle quarti e quinte si associarono
e tutti a incoraggiarmi per essere
bella e attraente come una velina.
In fondo cosa significava mangiare di meno?
Imparai a staccarmi dal cibo,
a disprezzarlo come una malattia.
Mi ripetevo: ”Ci vuole un bel corpo
per farti voler bene, solo un bel corpo;
solo il bel corpo vale e nient’altro”.
Così la pelle mi divenne sulle ossa come una petella
e il mio corpo un tiro a segno di diete da bancone.
Il cibo ambivalente mi doleva gli occhi,
e il cuore, agitato da una furia nuova,
batteva strade dove l’abisso e il cielo
si incontravano con mani disperate.
Colsi la scuola impreparata e assente
perfino il giornale locale non ebbe spazio per me.
Ma straordinaria fu la processione
verso il mio banco vuoto per lasciare un ricordo.
Tutti sfilarono depositando qualcosa:
chi un candido fiore reciso,
chi la bandiera della mia squadra del cuore,
chi una lettera con parole profonde
…Su un drappo rosa dove avevano scritto:

”Ti vogliamo bene tantissimo”.

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Autore: Calcio2.ce

Questa poesia è dedicata a Imperia
amica di mia figlia, venuta a mancare a novembre scorso

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il 4 febbraio 2011 at 12:31, nella categoria: calcio2.ce. Lascia un tuo commento qui



Il sogno di un poeta

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Il sogno di un poeta

Che volete che faccia un poeta
se non portare un seme,
lanciarlo come petali sui cuori
o forse rivelare un sogno
e sorridere un poco al ruggente sole
che svela una denuncia cristallina?
La terra invasa da scialbe figure
che masticano volgarità in un turbinio di follie,
mascherate di grazie;
la follia degli dei greci si è riversata
sul crepuscolo dell’ultima parata
di questa terra di miracoli falliti
dove i crocifissi dimorano tra i seni.
In questa epocale sera dolente e fuggitiva
c’è l’imbarazzo della corsa all’oro
o al cinico emporio della carne.
Ho srotolato un sogno di edenica realtà futura
di paradisi celebrati in scritti
dove il lupo cammina con l’agnello
e il re della foresta gioca col figlio del portiere del villaggio
Pensate tutto questo sia un miraggio?

Questa poesia è stata scritta da admin, il 28 gennaio 2011 at 17:09, nella categoria: calcio2.ce. Lascia un tuo commento qui



Auguri

 310

In questo importante giorno
per te, al traguardo del tuo
….Esimo compleanno, ti invoco
affinché tu non faccia mai
ampliare, nello scorrere del
tempo, la distanza che copre
i sogni di gioventù e la realtà
quotidiana, i giochi di bimba
e le responsabilità di donna e madre.
Ti auguro di portare
per sempre dentro di te,
gelosamente custoditi nello
spazio e nel tempo, i tuoi splendidi
anni.

Autore:calcio2.ce

Versi dedicati alla mia amica LUNA

Questa poesia è stata scritta da admin, il 15 gennaio 2011 at 17:46, nella categoria: calcio2.ce. Lascia un tuo commento qui



Branco o le foglie di Marisa

stupro

Una mia nota
La violenza vissuta ma anche subita dalla natura. Natura è donna ma in questo caso è la collina stessa che ha ricevuto il colpo. La terra, le foglie, gli alberi stessi che sono stati il palcoscenico preferito di una brutalità, si risvegliano e partecipano con tutte le loro fibre allo strazio della donna, al dolore che si sta consumando. Tuttavia un dolore cosi atroce non potrà mai essere percepito da nessuna collina, da nessuna creatura che non sia un essere umano.
Il bosco stesso, foglia per foglia, si sente violato ma come la donna rimane inascoltato.
La violenza perpetrata nei confronti di una creatura umana diventa la violenza perpetrata ai danni di tutta la natura che subisce con accanimento quotidiano uno stupro.
Uno stupro non paragonabile per dolore a quello di una donna, ma enorme per il raggio e l’astensione con cui si propaga in ogni angolo della terra.
Il branco è una delle tante realtà urbane motivata dal mutuo soccorso e dal reciproco consenso degli obbiettivi. Più si fa viva la disgregazione familiare più si rinforzano i vincoli del branco.
In questa composizione si percorre una doppia via: il vero branco che ha violato il pudore di Marisa, e noi che apparteniamo in un numero sterminato a questo branco, che non rispetta la natura e che non ne riconosce dignità di esistenza. A quale categoria vogliamo appartenere? Ci ripugnano tutt’è due le vie?
Se si, allora come mai la natura si riveste ogni giorno di violenza? Fa parte anche questo di una favola?
No!, non è una favola ma una dura realtà che potremmo lasciare in eredità ai nostri figli ghettizzati in branchi; oppure è l’ultimo grido silenzioso di una natura che, pari a tutte le donne violate, rimane dentro di noi in stato larvale e aspetta solo che la nostra coscienza metta radici, come un bosco, prima di emettere, poi, il grido di allarme, e di voler quindi girare la boa.
Calcio……….

atene

Le tenere foglie non sanno
dei baci perduti in collina.
Non hanno memoria del caldo
rumore lacerante di frasche,
di assalti guerrieri in tripudio
per la dea dell’Amore caduta
sulle spine intrecciate da letti
riparati da foglie e d’arbusti.
Tutto questo non sa la collina.
Chi aspettava la vita fuggire
si trovò a pesare l’amore
e trovò attorno il deserto
e il sipario di tutta la flora.
Lo stormire di tutte le foglie
eran come mille campane, poi
al pianto del tenero cuore,
tutto il bosco penò in silenzio.
Ogni gemma di foglia ascoltava
ora il verbo, su in collina,
ogni gemma si sentiva violata
dalla mano dell’onta assassina.
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autore:Calcio2.ce

Questa poesia è stata scritta da admin, il 9 dicembre 2010 at 15:42, nella categoria: calcio2.ce. Lascia un tuo commento qui



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