Poesie di Eldy

Branco o le foglie di Marisa

stupro

Una mia nota
La violenza vissuta ma anche subita dalla natura. Natura è donna ma in questo caso è la collina stessa che ha ricevuto il colpo. La terra, le foglie, gli alberi stessi che sono stati il palcoscenico preferito di una brutalità, si risvegliano e partecipano con tutte le loro fibre allo strazio della donna, al dolore che si sta consumando. Tuttavia un dolore cosi atroce non potrà mai essere percepito da nessuna collina, da nessuna creatura che non sia un essere umano.
Il bosco stesso, foglia per foglia, si sente violato ma come la donna rimane inascoltato.
La violenza perpetrata nei confronti di una creatura umana diventa la violenza perpetrata ai danni di tutta la natura che subisce con accanimento quotidiano uno stupro.
Uno stupro non paragonabile per dolore a quello di una donna, ma enorme per il raggio e l’astensione con cui si propaga in ogni angolo della terra.
Il branco è una delle tante realtà urbane motivata dal mutuo soccorso e dal reciproco consenso degli obbiettivi. Più si fa viva la disgregazione familiare più si rinforzano i vincoli del branco.
In questa composizione si percorre una doppia via: il vero branco che ha violato il pudore di Marisa, e noi che apparteniamo in un numero sterminato a questo branco, che non rispetta la natura e che non ne riconosce dignità di esistenza. A quale categoria vogliamo appartenere? Ci ripugnano tutt’è due le vie?
Se si, allora come mai la natura si riveste ogni giorno di violenza? Fa parte anche questo di una favola?
No!, non è una favola ma una dura realtà che potremmo lasciare in eredità ai nostri figli ghettizzati in branchi; oppure è l’ultimo grido silenzioso di una natura che, pari a tutte le donne violate, rimane dentro di noi in stato larvale e aspetta solo che la nostra coscienza metta radici, come un bosco, prima di emettere, poi, il grido di allarme, e di voler quindi girare la boa.
Calcio……….

atene

Le tenere foglie non sanno
dei baci perduti in collina.
Non hanno memoria del caldo
rumore lacerante di frasche,
di assalti guerrieri in tripudio
per la dea dell’Amore caduta
sulle spine intrecciate da letti
riparati da foglie e d’arbusti.
Tutto questo non sa la collina.
Chi aspettava la vita fuggire
si trovò a pesare l’amore
e trovò attorno il deserto
e il sipario di tutta la flora.
Lo stormire di tutte le foglie
eran come mille campane, poi
al pianto del tenero cuore,
tutto il bosco penò in silenzio.
Ogni gemma di foglia ascoltava
ora il verbo, su in collina,
ogni gemma si sentiva violata
dalla mano dell’onta assassina.
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autore:Calcio2.ce

Contributo di admin, 9 dicembre 2010 15:42.

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