Tra le colline e nei borghi della mia terra martoriata
riparte la vita con speranza e un flebile coraggio
più di un anno è passato dalla triste data
ecco la festa del lavoro: il primo maggio.
Infinito dolore genera una città sinistrata
avvolge di tristezza ogni miraggio
un dì luoghi di svago e di villeggiatura
oggi feriti, ma non piegati, dalla furia di madre natura.
Gente abruzzese nobile, dignitosa e matura
popolo stimato nel mondo in ogni parte
conquistator sovente di cultura
pieno d’ingegno di sapere e di arte
maestri esperti e fini di pittura
dei suoi scrittori e poeti parlano le carte
se d’incontrarla la fortuna avrai
quanto descritto tu confermerai.
I Comuni del cratere io non scordo mai
nelle varie ricorrenze del lavoro
non so quanta gente ivi incontrai
pur nelle difficoltà brillava come l’oro
tanti momenti e giorni sereni vi passai
in quell’antico borgo, bello e austero
spero in questo primo maggio tutti insieme
farem ripartire il lavoro riaccendendo la speme.
Una bella poesia, scritta da Nando Giammarini,
per celebrare il Primo maggio 2010,
nella cornice solenne e sofferente della città di L’Aquila,
colpita dal sisma lo scorso anno e ancora ferita.
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Meglio l’oblio?
Immergersi in un sonno profondo, privo di sogni.Inutili turbamenti nati da reconditi desideri coltivati con amore e che non hanno più futuro.
Questa fantasia; luogo dove attingere future speranze che finiscono, infine, col lasciare l’amaro in bocca.
Questo luogo dove custodire tutte le chimere, improbabili punti di arrivo, orizzonti sempre più lontani, disperatamente irraggiungibili.
La vita; questa strada tortuosa e buia dove, nei suoi meandri, si annidano repentini agguati. Questa strada percorsa in compagnia di mutevoli sentimenti, alla ricerca dell’unico ed essenziale bene, capace di riscaldare l’anima, di dare le motivazioni per proseguire malgrado tutto.
Ritrovarsi, alla fine, col rimpianto di non avere saputo dare, forse per timore di perdersi. Con la consapevolezza di non avere saputo ricevere, distratto dalla frenesia della vita stessa.
Con la disperazione di chi sa che ormai nulla potrà più essere.
Meglio l’oblio?
Unico rifugio rimasto per non soccombere.
Autore: antonino5.pa
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Non vi conosco, compagni di viaggio, eppure affido a voi i miei pensieri. Compagni di viaggio in questo spazio virtuale che, per la vostra umanità, sembra essere meno distante. Quel che leggo non sono semplici parole su di un freddo schermo, sono tanti amici che si ritrovano e che aiutano a sopportare i momenti bui della vita. Grazie per le vostra poesie che trasmettono intense emozioni
autore:antonino5pa
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Ho visto un mondo nuovo riflesso in uno specchio
Ho visto tante stelle brillare nel cielo
come se fossero a festa e la luna,
in mezzo a loro, a fare da maestra.
Ho visto questo mondo illuminato da un sole
che allegro improvvisava una canzone
Ho visto tanta gente ridere e scherzare
e tanta felicità, dai loro visi lasciava trapelare.
Un mondo nuovo libero e splendente dove
l’invidia, la gelosia non c’è per niente,
dove i temporali sono solo un brutto ricordo
di quel vecchio mondo.
Hai visto com’è bello? Non c’è di meglio! Non esitare,
non perdere quest’occasione, l’incantesimo sta per finire,
quella vocina, esile e gentile, continuava a dire.
Quando una mano leggera si posa sulla spalla
e con dolcezza mi sussurra in un orecchio: Non andare! Sono qui!
allontana da te la delusione, sono la vita, sono l’amore.
Un solo istante ancora e quello specchio
avrei attraversato .
La disperazione crea l’illusione di mondi nuovi e migliori ,
dove rifugiarsi dalla delusione
È questo il nostro mondo, dove c’è la vita,
il dolore, l’amore, dove basta un solo istante di piacere
per dimenticare tutte le pene,
riprendendo a vivere e a gioire.
Autore:domè
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Seduta davanti alla finestra
ti godi la penombra,
la luce ormai ti è nemica.
Fuori è primavera:dovunque suoni, rumori, vociare
di bambini che giocano in giardino.
La vita scorre intorno a te e mostra
arcobaleno di smaglianti colori.
Con le tue membra ormai stanche attraversi
senza emozioni lunghe giornate tutte uguali.
I tuoi pensieri volano come farfalle notturne
alla ricerca di un passato che non ritorna.
La tenera allegria che riempiva la nostra casa, era per me
abbraccio di tralci di orchidee, spumeggiante,
profumata mimosa.
Osservo il tuo sguardo.
I tuoi occhi verdi in cui un tempo mi specchiavo,
annunciavano tenerezze al mio ritorno.
Ora mi raccontano paure che non vorrei vedere,
dolori che non vorrei provare.
Cosa è mai la vita?
Come meteore che attraversano un cielo nero,
siamo immersi nel mistero
e ad esso ci dobbiamo abbandonare.
Parabole di domande inespresse o inascoltate
che tracciano la nostra esistenza.
Cosa ci salva se non la capacità di donare,
il bisogno di comprendere, di consolare?
Lascia dunque che il mio amore occupi
lo spazio delle tue malinconie.
Lasciati amare anche adesso, così come sei.
Sono io che ho bisogno di te, ancora.
autore:silvana ponte
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