Poesie di Eldy

come da copione

 Tutto come da copione: mangiate interminabili, vino a fiumi, bambini che gridano e genitori
che se li scordano intenti a giocare a carte,
 Lo zio travestito da babbo natale riconoscibile dalla pancia prominente.
 Carta da pacchi natalizia sparsa per ogni dove, spaghini che ti fanno inciampare, il tuo bicchiere di  plastica che tutte le volte sparisce e ne devi cercare uno nuovo, briciole di  panettone attaccate alle maniche del pullover, tutte le bottigliedi acqua presenti sulla tavola sono piene  di acqua naturale  e tu  ne vorresti  un po gasata  ma le ultime due dita sono lassù in cima al lungo tavolo e se ti alzi corri il rischio che qualcuno ti chieda cosa stai cercando e tu non vorresti disturbare.
I tovaglioli di carta che servono esclusivamente ad asciugare il bicchiere di vino versato ed è
schizzato sui pantaloni di tuo cugino e tua moglie ti guarda come dire : sei sempre il solito pasticcione.
Come d’incanto salta fuori l’acqua gasata che tanto stavi cercando. Vorresti che te la passassero,
ma ti rendi conto che i calzoni di tuo cugino sono più importanti.
I ravioli sono buoni ma quelli di tua moglie sono migliori certamente, comunque dopo la prima porzione
ne prendi ancora due per gradire. Di fronte a te tuo zio ti fa segno che sono squisiti e ti invita
a servirtene ancora, non ha visto che lo hai gà fatto.
Assaggi tutti i vini che ciascuno ha portato e ti assale un dubbio quando qualcuno dice: è meglio non mischiare.
Arrosti. vitello tonnato , faraona, insalate russe, sottaceti, funghi sottolio, cipolline, eppoi i dolci,
tanti dolci. I panettoni farciti, i pandoro per quelli che gli piacciono i canditi, la crostata della zia,
la frutta secca…………le noci: e lo schiaccianoci  lo hanno sempre gli  altri  e tu devi aspettare
che il tuo vicino lo posi un attimo per fregarglielo.
Sai che c’è lo spumante dolce ma non lo hanno messo in tavola, devi per forza bere quello
che hanno aperto facendoti passare il tappo a due dita  dal naso ridendo tutti come matti.
Tutto da copione, come sempre.
Sparecchiata tavola, ammucchiate le bottiglie al centro, tolte le briciole con la macchinetta,
tolti i tovaglioli che hanno asciugato il vino versato ci si prepara alla tombola.
Qualcuno a gran voce chiede la grappa , qualcuno il limoncello fresco fatto dalla zia che è il migliore.
Distribuite le cartelle qualcuno chiederà chi ha la n° 26 perchè se non ha quella  non gioca,
e qualcun’altro ancor prima di inziare griderà: è uscito i 52 ?
ci saranno attimi di panico: hanno iniziato e non me sono accorto!!!!
La bambina non sa ancora leggere vuole estrarre i numeri ed il papa la prenderà sulle ginocchia
e le suggerirà di volta in volta il numero estratto mentre i più impazienti fremono per la lentezza del gioco.
Io non vinco mai!!!!!!!!
Tutti gli anni vince lei, è fortunata!!!!!
La zia più vecchia è controllata dalla nipote che l’aiuta nel mettere i bottoni sui numeri estratti e
con le mani tremanti raccoglie le monete vinte con la quaterna.
Qualcuno vuole un po’ di caffè?
No è tardi andiamo a casa.
Ciao , ciao , ciao , grazie,  grazie a voi, ti lasciamo tutto  cosi in disordine?
Si non ti preoccupare  faccio in un attimo.
Allora ciao, ciao ciao .
Come da copione un altro Natale è passato.buo1

Questa poesia è stata scritta da admin, il 3 gennaio 2011 at 00:18, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



natale

Ho sempre detestato il Natale,
fin da bambino l’ho detestato,
le luci, i suoni, i rumori, la confusione,
detesto gli auguri, le strette di mano,
gli incontri per strada,
le visite ai parenti, le telefonate,
le piramidi di panettoni nei negozi,
detesto le carezze sulla testa dei bambini,
detesto le cartoline colorate e brillantini
che rimangono in giro per casa fino a carnevale
quando saranno sostituiti dai coriandoli.
Detesto il cenone della viglia,
ti devi riempire fino a scoppiare,
e poi il pranzo di Natale:
mangi la roba preparata una settimana prima
perchè altrimenti non facevi in tempo
Sei andato a cercare a cose piu strane da presentare in tavola
dalle patatine , al popcorn, alle tartine,
porcherie che non mangi mai ma a Natale le metti in tavola ,
ed è tutto buono, tutto fa festa,
e il panettone farcito, e il torrone chiaro e scuro per confermare che non siamo razzisti.
vino e spumanti a fiumi,
bottoni dei calzoni e zip delle gonne che si slacciano in silenzio,
i parenti che parlano , parlano, e la padrona di casa che corre avanti e indietro
affannandosi perchè tutto vada bene.
i bambini che non stanno fermi un minuto e che vorresti stessero a tavola,
ma non glielo hai mai detto: solo a Natale.
Le briciole in terra, e i segni lasciati dalle sedie e salle scarpe sul pavimento lucido.
-Detesto il Natale con gli addobbi appesi nei posti più impensati e le tovaglie colorate.
La cosa orrenda appesa alla porta di casa, l’albero che perde gli aghi dopo due giorni.
Detesto gli avanzi tre gioni dopo.
Detesto la televisione accesa che mostra gli operai in sciopero e i dosoccupati che piangono.
Detesto i campi da sci pieni di gente e le bottiglie di spumante cha fanno pum in mano
ai ricchi che ridono spensierati.
Detesto gli auguri dei politici che dicono che tutto va bene.
Detesto il Natale perchè a Natale si deve essere buoni.

immagine-natale

Questa poesia è stata scritta da admin, il 18 dicembre 2010 at 16:37, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



insieme

Chiederle di grattarti in mezzo alla schiena dove non arrivi da solo,
chiederle di massaggiarti i piedi, la sera, davanti al televisore,
chiederle due cioccolatini: uno per ciascuno,
dirle: fa freddo e lei ti porge mezzo del suo plaid e ti si avvicina,
chiederle: che fanno questa sera alla tv? e lei ti porge il telecomando in silenzio.
Dirle: ce n’è ancora pasta? e te ne da un po’ della sua.
Sentire la sua mano posarsi sulla tua spalla quando passa accanto a te e in quel tocco senti tutto il suo amore.
Guardarla mentre si osserva allo specchio e capire che sta pensando a quanto tempo è passato.
Aspettare che ti accomodi il colletto della camicia sull’uscio di casa.
Temere quando ritarda dalla spesa.
Guardarla mentre dorme e ricordare come eravamo.
Averla accanto quando non stai bene.
Sapere che quello che hai lo hai fatto con lei
Sapere che il desiderio di entrambi sarebbe di finire il “viaggio” insieme.

unione-tra-due-vecchi-amori_zoom1

Questa poesia è stata scritta da admin, il 16 ottobre 2010 at 15:10, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



scusa

Scusa.
Scusami.
Ti chiedo scusa e poi ricomincio,
come il drogato, l’alcolizzato,
Ti chiedo scusa come ogni volta,
poi ricomincio ogni volta.
Questa è l’ultima volta, te lo prometto.
Non so spiegartelo: è più forte di me.
Mi convinco di essere forte, di poterne fare a meno,
infatti sono forte…………… resisto!!!!!!
Tu non sai che si prova ad averne bisogno
e sapere che non puoi, non devi, ti è proibito.
Ecco proibito: il gusto della trasgessione,
provare sensazioni  nuove, diverse,
fare quello che gli altri non vogliono che tu faccia.
Per provare poi sensi di colpa per aver fatto  ciò che non avresti dovuto fare.
Ti vietano, ti proibiscono.
Ma che ne sanno loro?
Hanno provato la frustrazione della rinuncia?
Sanno che vuol dire farsi violenza da soli?
Sanno che si prova guardarsi  allo specchio e sapere di mentire a se stessi?
Sanno loro cosa si prova nel momento che dici basta e nel tuo io sai già che non sarà mai vero?
No non lo sanno. Se lo sapessero avrebbero un po più di comprensione.
È facile essere forte con i deboli.
Anche tu scusa, anche tu…….
lo sai, mi conosci,
non potresti evitare di comprare  la marmellata?

 

marmellata

Questa poesia è stata scritta da admin, il 19 agosto 2010 at 08:59, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



il lampioncino

Ho un vecchio lampioncino in ferro battuto a cui mancava la boccia in vetro. Non è di valore, è soltanto vecchio.
Lo avevo visto sui banchetti di una fiera e l’ho  comperato per due soldi. Poi è rimasto per anni dimenticato in cantina.
Un giorno, anni fa, mi ricapita nelle mani, lo osservo: non è poi cosi brutto, devo cercare una boccia di vetro che ci si adatti.
Lo poso sul tavolo che uso come banco da lavoro e con la spazzola metallica comincio a ripulirlo dalla ruggine che lo ricopre e che ne sta corrodendo e assottigliando le foglie.
Mentre lavoro cerco di immaginare a chi potesse essere appartenuto quell’oggetto, alle storie a cui aveva assistito in silenzio, a tutte le cose che se avesse potuto avrebbe potuto raccontare. Non cose intime, certamente no. Era un lampioncino da esterno, perciò quello che poteva aver visto erano cose che succedevano non in casa ma fuori, di altre persone che passavano da li. Commenti, pettegolezzi, saluti. Mi piaceva anche immaginare che nel pulirlo sarebbe uscito all’improvviiso un genio come quello della lampada e che si sarebbe offerto di farmi esprimere i tre classici desideri.
Cosa avrei potuto desiderare?
Una bellissima casa con piscina? Un aereo?, Tanti soldi?
Ma no! stavo bene cosi con quello che avevo e che mi ero conquistato con una vita di lavoro assieme a mia moglie.
Un giorno, in un mercatino ho trovato la boccia che ci si poteva adattare e l’ho comprata.
Ora da qualche anno quel lampinciono senza valore è appeso all’angolo della casetta di campagna e illumina le serate trascorse in cortile tra amici e vicini con una fetta di anguria e una birra.
Quel vecchio lampioncino è diventato la nuova casa per altre vite: due passeri vi ci hanno costruito il nido dentro.
Sanno di non essere disturbati. A turno escono e tornano con qualcosa nel becco che utilizzano per il loro nido.
Aspetto che nascano i piccoli e vorrei vederli volare: ecco la  magia.:Da un vecchio lampioncino in ferro battuto esce la nuova vita.

  uccellino

Questa poesia è stata scritta da admin, il 5 agosto 2010 at 15:38, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



« Poesie Precedenti
» Poesie Successive