Sono andato a trovare una mia parente, 93 anni, ma molto vivace e attiva.
Pensate che legge senza occhiali e svolge tutte le sue cose di casa e ha una grande passione per la cucina. Si prepara dei piatti semplici ma buoni come il semolino, il pan cotto, un ovetto al padellino col pomodoro, e sempre, un bicchieretto di vino buono.
Il venti di ottobre sarà il suo compleanno. So già che quando vado da lei, il mio compito è quello di ascoltare in silenzio perché parla in continuazione: devo dire di si o no e basta. Appena mi vede, mi indica la sedia poi parte come un macinino:
< Sai, fra poco è il mio compleanno, ho pensato di fare un pranzetto e invitare anche te e tua moglie. Ho fatto il conto, siamo in otto. Devo dire a mio genero se mi spenna un piccione, ne ha tanti per la caccia, così, con metà, farei un bel risottino, e con l’altra metà, lo faccio arrosto con le patate e insalata, così mi fate compagnia e stiamo un giorno insieme. Che ne dici?>
E che le dico? Cerco di convincerla che:
< Sarà poco un piccione, ci vorrà qualche coscio di pollo, un po’ di rosticciana, qualche salsiccia.>
Neanche per sogno, continua con la sua ricetta. Mi guarda risoluta:
< Ma te non l’hai mai mangiato il risotto che faccio io? E’ buonissimo. Poi, arrosto è una bontà. Vedrai che rimarrete contenti. Spero che mio genero tiri il collo al piccione. Ma è un po’ matto, ha una voliera che sembra un salotto. Sai, sono piccioni da richiamo e, non me lo regala volentieri neanche per il mio compleanno, è in società con un altro cacciatore. Vanno via la mattina presto con tante gabbiette: sono matti>
Come ho detto, sono stato in silenzio. Le chiacchiere sono infinite. Si è allungata nella poltrona e si è addormentata, ha parlato per quasi due ore, mi alzo attento a non far rumore e mi avvio verso la porta, un secco richiamo mi blocca:
< Aspetta che ti racconto questa.> Mi rimetto seduto e ascolto: < Quando mi sposai, eravamo poveri e la mia mamma mi fece il vestito bianco con l’unico lenzuolo di lino che avevamo…>
Non so perché si è spenta la luce, improvvisamente si è fatto buio. Sentivo un rumore continuo come se dalla collina rotolassero delle pietre e che una di queste mi avesse colpito uno stinco. No! Era una bastonata che mi ha dato la parente e mi sveglio scusandomi, mi ha riportato alla realtà.
Continua il suo racconto e mi prendo tutta la cerimonia dello sposalizio compresa la comunione. Si allunga sulla poltrona e ora è lei che si è addormentata. Mi alzo piano piano sperando che non si svegli e raggiungo la porta ma un grido mi frena:
< Dove vai! Ma te l’ho raccontata quella domenica delle Palme? Era una bella giornata e suonavano le campane a festa, tutta le gente del paese era sulla piazza della chiesa che aspettava iniziasse la Santa Messa….>
No! Ho già assistito a tutta la cerimonia dello sposalizio e anche al lancio del mazzolino dei fiori della sposa, non ce la faccio più.
Gli invento che mi aspettano e ce la faccio a salutarla, le dico che per il suo compleanno porterò un dolcetto, del vino e dei biscotti. Gli sorridono anche gli occhi:
< Bravo! Porta del vin santo che mi piace, guarda he sia appassito, ci zuppo i biscotti e il dolce.>
Mi fissa un po’ e comincia a contare: < Almeno otto
biscotti ci vogliono, non ne portare tanti, c’è già il risotto e l’arrosto. Ritornando verso casa, pensavo all’abbuffata di piccione che faremo.
Vi immaginate che pranzo?
Giulio Salvatori o, il Maledetto Toscano .
Contributo di
, 4 ottobre 2019 22:10.
Un racconto delizioso che si legge d’un fiato. Che dire? Una bellissima sorpresa, benedetto Giulio. E benedetta Francesca. Grazie.
Giulio, l’ho già detto ,ha tutto quell’acume e quella freschezza del racconto che si trova nelle novelle di Renato Fucini (Neri Tanfucio) e di altri narratori toscani di quell’Italia contadina che stiamo perdendo. Quindi oltre al piacere letterario nel leggerlo , facciamo il grande passaparola didattico per non dimenticare le radici
Giulio bellissimo questo racconto, mentre si legge sorridiamo da soli, il suo invito è stato di cuore a scelto i suoi amici o parenti da lei graditi. ma 1 piccione in otto persone mi sembra poco,per fare contenta la Signora cercate di mangiare qualcosa a casa,Sono le donne di un tempo passato non si abbuffavano di cibo, non c’era? e se c’era risparmiavono noi conosciamo l’abbondanza, che abbiamo oggi,per fortuna spero che duri, si accontentavano di poco,forte la Signora mezzo piccione per il risotto, l’altro arrosto con le patate, in otto persone.tutto il tuo racconto è simpatico raccontava e si addormentava,ti raccomandava di portare almeno 8 biscotti da mangiare con il vino Santo. grazie Giulio un racconto davvero bello di ora, ma si usava molti anni fa,tanti auguri alla Signora e grazie a te per averci raccontato la tua bella avventura..Un saluto a voi e grazie! scrivi ancora saranno graditi i tuoi racconti simpatici.grazie infinite,Giulio.
Complimenti e auguri alla ‘vecchietta’. Per te Giulio auguri di buon appetito ma senza abbuffarti troppo e un piccolo consiglio: portati un sacchetto con generi di prima necessità (insomma, un pranzetto al sacco), ciao.
Giulio la tua parente è vicina ai 93, bellissima età, ma anche personalità di due tipi ben diversi, ci sono quelli che non parlano mai, e quelli che al vedere un parente o amico che va a trovarla, si sfoga e comincia a parlare di tutto e alle volte dimentica che con un piccione otto persone mangiano ben poco. Ma per loro non è tanto il pensiero di quanto si mangi, ma della compagnia che per quel giorno sarà splendida. Credo manterrai la promessa del vino Santo e biscottini da leccarsi i baffi! Mi sembra di vedere te e la tua parente che vi appisolate a vicenda, che allegra compagnia. Dalle un abbraccio, e a te un caro saluto ciao.
E’ sempre un piacere leggerti e pubblicarti, Giulio. Ricordati il compleanno della signora, il 20 ottobre. Le farai il regalo più grande ascoltandola. Ciao un forte abbraccio.
Tranquilli, ho già preparato il Malos per lo stomaco e un digestivo. Non vorrei che quel mezzo piccione mi facesse male.Grazie per sentirVi vicino