Ho aperto la finestra
fiorita è la ginestra
vuota e muta è la strada
ormai nulla che accada
le belle passeggiate
son tutte rimandate
sui tempi haimè incerti
non dicon più gli esperti
rimani in quarantena
il virus no non frena !
Che fare allor qui in casa
di noia ormai pervasa ?
Buttiamo giù la pasta
almen mangiar non guasta .
Leggiamo a tutto spiano
sfasciato è ormai il divano.
O la TV guardiamo
ma alfin sol ci annoiamo.
Facciamo un pò all’amore ?
A non sei dell’umore !
Anzi non ti ricordi
e sì è troppo tardi .
Con gli anni assai trascorsi
…volti la schiena …e dormi
Contributo di
, 8 aprile 2020 17:05.
Il parossismo della noia, dunque. Non già della paura, del rimpianto, dell’ira. Alla fine non ci resta che il sonno. Ma è vita, questa? Grazie a Franco e Francesca. Speriamo che passi. Così non va.
Ogni scusa è buona per cercare di superare l’inedia di stare chiusi in casa, puoi inventarti di tutto ma sei sempre dentro quattro mura e finito un gro ne fai un altro ma sempre uguale. Buona anche l’idea di scrivere i versi con i propri pensieri e pubblicarli in Poesia. Grazie Franco, sei riuscito a farmi sorridere, ciao
Eccoci qui, tutti chiusi in casa in quest’epoca di pandemia da coronavirus, e in questa situazione è facile avere nostalgia di tutti i luoghi in cui non possiamo andare e di tuttte le cose che vorremmo fare e non possiamo.Chiusi a casa insieme, stiamo scoprendo nuove cose su noi stessi e sugli altri – e non sono tutte positive. Le gioie della convivenza forzata, caro Franco. Sorridi, scherzo, ciao.
E bravo il nostro franco che riesce a mettere in poesia la strana situazione che stiamo vivendo,chiusi in casa aspettando che sto virus faccia il suo corso,e finalmente ci lasci liberi di tornare alla nostra routine giornaliera,quella che fino a poco tempo fa ci sembrava in certi momenti monotona,franco descrive veramente tutto quello che uno si inventa per arrivare a fine giornata,poi si ricorda che tanto tempo prima a letto si facevano altrre cose,si ricorda di una parola che si ripeteva spesso nel passato,far l’amore e si chiede ma che roba e’?,ma poi si gira sul fianco e si addormenta.
La pandemia tutte le feste ci sta portando via, ma ci porta via anche affetti, persone, amici più cari in una strage che abbiamo ancora difficoltà a riconoscere e a comprendere.Chissà se una volta finita questa situazione emergenziale la nostra vita tornerà ancora ad essere la stessa che abbiamo vissuto fino a pochi mesi fa? Il fatto di essere andato a ririrare 3 urne di amici morti per il virus,e guardando questa distesa di urne appena arrivate dai vari crematoi,mi ha fatto capire che parte della generazione che aveva rimesso in sesto l’Italia del dopoguerra,era in quelle urne,ho capito che sicuramente tante cose non saranno piu come prima.
L’ultimo commento di Gianluigi mi ha colpito profondamente. E’ una tristezza infinita immaginare ciò che lui, e come lui tanti altri suoi concittadini, stanno attraversando, vivendo e toccando con mano: la Morte che avanza impietosa e se ne porta via a decine, a migliaia. Amici, parenti, genitori, nonni, non ha pietà per nessuno. E in quella fila di urne ci sono persone, non numeri. Dietro la statistica stilata delle istituzioni ci sono madri, fratelli, amici e anche alcuni eroi del quotidiano.Troppe vittime, troppo dolore, troppa tristezza, troppo valore perso. Il giorno in cui ho visto i soldati che trasportavano le bare ho pianto per ore. Ecco, Gianluigi si domanda se alla fine di questo orribile periodo, tutto potrà ritornare come prima. Io non lo credo, niente sarà come prima sia a livello economico che sociale. I poveri saranno sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi. In mezzo solo la paura, TANTA paura per superare la quale non basteranno anni.
La mia bisnonna , una Cavazza, e nella bassa modenese sanno chi sono i Cavazza, avevano molta terra era una famiglia numerosa tre fratelli , uno dei quali era lei , marito , cognate e una figlia (la mia nonna Albertina) . In una settimana nel 1920 la “spagnola” se ne portò via cinque, rimase solo la bisnonna e sua figlia piccola, tragicamente dovette vendere tutto per sopravvivere. Quando mi raccontava queste cose pensavo ad ere lontane , manzoniane non più repetibili. Sono passati solo cent’anni e tragicamente tutto si ripete e ti fa capire la fragilità dell’uomo nonostante tutta la sua civilizzazione.
Franco,con le tue poesie riesci sempre a trasmettere delle particolari emozioni, anche se , in questo contesto, legate ad un evento drammatico che spero si risolva al più presto.