Poesie di Eldy

il gran caldo

Cerco refrigerio,
piccoli spazi d’ombra,
fuggo dal caldo,
dall’afa,
dal clima umido,
e asfissiante
dell’estate;
nel cielo,
volta sgombra,
non una nuvola amica,
attendo una perturbazione
amica,
un annuvolamento;
ma invano,
sete,
voglia di doccia,
di ristoro,
di dormire,
di sparire,
rimandare,
respirare;
caldo spietato,
boccheggio,
e sonnecchio,
voglia di dormire,
alla messicana.

Autore: Stefano Medel

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il 26 luglio 2011 at 09:52, nella categoria: stefano medel. Lascia un tuo commento qui



Io uccido, tu uccidi……….( Oggi Oslo, domani vediamo)

Cos’è che succede,
cos’è questa strana malattia,
che prende la mente,
che annienta l’anima,
frantumando il cuore,
svuotando l’essere umano,
da ogni positivo sentimento.

Cos’è che spinge,
a questa continua,
sanguinaria lotta,
tra Caino ed Abele,
figli contro genitori,
sposi contro spose,
uomini contro uomini.

Arrogarsi il diritto
di fare da giudice,
giuria e boia,
decidere, quale supremo dio,
chi merita la vita e chi no.

Così, ci si assolve da quei
comportamenti che portano,
a tutti quegli atti messi
in opera per annientare
vite umane, considerate,
semplici numeri,
giustificando tutto ciò
con folli motivazioni,
parto di una mente malata.

Può l’amore essere il
giusto antidoto a tutto ciò ?
Vorrei tanto che lo fosse,
ma il corso della vita,
sembra andare,
in altra direzione,
e poco spazio sembra
lasci all’ottimismo,
vorrei che così fosse,
per i nostri figli,
per quanti verranno dopo.

Autore:Antonino8.pa

Questa poesia è stata scritta da admin, il at 03:38, nella categoria: antonino8.pa. Lascia un tuo commento qui



C’era una volta……purtroppo c’è ancora !

.


Il gatto e la volpe,
compare e comare,
sempre pronti.
a turlupinare

l’ingenuo del caso,
che nel camminare,
la loro strada,
si trova a incrociare.

Il gatto e la volpe,
hanno fatto progressi,
adesso non cercan
poveri fessi,

da raggirare, turlupinare,
ma prendersi gioco del poveretto
ingenuo mortale,
creduto inferiore per intelletto.

Il gatto, più che mai tronfio,
si mette in posa per farsi ammirare,
davanti, di lato, e anche di dietro,
ma non ha molto, ahimè, da mostrare.

Il fisico, infatti, poco l’aiuta,
col lardominale assai tremolante,
un poco molliccio in effetti appare,
uno spettacolo poco esaltante.

Anche il cervello non l’aiua mica,
per dimensioni, sembra di una formica,
e anche a funzioni, c’è poco da dire,
nessuna speranza, di progredire.

Ma niente mai, lo potrà ostacolare,
anzi le oche lo vanno a cercare,
e come gallo, tra le pollastre,
il suo chicchirichì potrà cantare.

La volpe, invece, più minutina,
somiglia più ad una gallina,
genio del male, si fa per dire,
brilla per la sua parlantina,

Parla, parla, fino ad ubriacare,
parole, parole, senza sostanza,
ti riempie la testa, fino a stonare,
mostrando solo grande ignoranza,

tenuta nascosta sapientemente,
da un paravento di pseudocultura,
e sebbene il suo nome è volpe,
l’astuzia certo non è il suo forte.

Il gatto e la volte,
compare e comare,
due strani compari,
che vi auguro non incontrare.

Vivono allegri, d’amore e d’accordo,
e malgrado appartengano ad una fola,
son personaggi purtroppo attuali,
pronti a colpire per fare male.

Autore:Antonino8.pa

(Come disse il poeta : “Un pò per celia e un pò per non morire)

Questa poesia è stata scritta da admin, il 23 luglio 2011 at 04:41, nella categoria: antonino8.pa. Lascia un tuo commento qui



LE NOTE

Saltellano,
si rincorrono,
si posano,
si sfiorano le note
sui tasti
in un vorticoso gioco
di armonie.
La mia anima,
rapita,
vola con esse
in una dimensione…
sconosciuta.
Autore:Mariarosaria3.na

Questa poesia è stata scritta da admin, il 22 luglio 2011 at 17:45, nella categoria: mariarosaria3.na. Lascia un tuo commento qui



21/07/2011Conflitti. colpe e paure da una semplice relazione

Perché sei andata via?Avevo fatto  l’abitudine alla tua compagnia .
Era così bello svegliarsi la mattina e vederti  andare su e giù per quella  casa. Ti ammiravo incantato, seguendoti con gli occhi, perdendomi in quei momenti magici e piacevoli, da desiderare  ardentemente che non durassero lo spazio di un momento ,ma restassero nel tempo . 
Si, era bello vedere con quanta dolcezza, con quanta disinvoltura e sicurezza  ti muovevi.
Tanto da apparire, agli occhi miei, come una piccola farfalla quando vola di fiore in fiore, con tanto garbo, con altrettanto amore, in quell’ambiente da poco conosciuto, come se gli fosse sempre appartenuto.
Ad ogni passo, ad ogni movimento trasmettevi un calore così forte che, irradiando tutt’intorno,  trasformava quelle pareti grigi, tristi e deprimenti, in colori vivi, brillanti e naturali.
Ad ogni tuo apparire, provavo una netta e rara sensazione di piacere.Tanto, da sentirmi avvolto, in un abbraccio, dal tocco morbido, soffice e rilassante, come solo quello di mille carezze  sa donare .Che, tra l’altro, avevano il potere di allontanare dalla mente, se mai ci fosse ancora, quel triste e angosciante  pensiero che, un giorno, potessi spiccare il volo, andando incontro ad un altro destino senza me vicino..
Ed è proprio quando ero nel più bello, quando oramai avevo fatto l’abitudine alla tua compagnia  che sei veramente andata via, sei scappata, senza una parola, sei andata via.
Ho ancora  davanti agli occhi le scene di quanto fosse bello svegliarsi la mattina con l’odor di quel caffè che, con tanto amore, mi portavi a letto.
Era come un rito che si ripeteva, puntuale, tutte le mattine.
Ed io, puntualmente, mi lasciavo prendere da quel semplice e infantile gioco, di nascondendomi sotto le lenzuola, facendo finta di dormire. Mentre, tra mille risate soffocate e con gli occhi  semichiusi, sbirciavo  felice nel vederti arrivare. Era bello osservarti mentre ti avvicinavi a me con quel passo felpato e con quel visino avvolto nel fumo di quel caffè ancora caldo.
Tenevi in mano quel vassoio con tanta delicatezza e, nello stesso tempo, con forza per  paura che potesse sfuggirti dalle mani. Oh! che scene indimenticabili mi hai regalato! Tanto da non poterli dimenticarle mai . infatti , esse sono impresse nella mia mente, in modo così chiaro, nitido, da sembrare di riviverli attimo per attimo , momento per momento, come se non fossero scene di un passato ormai lontano , ma di un tempo assai vicino .
Ricordo quanto eri affezionata a quel vassoio di finto argento, da non lasciarti sfuggire nessuna  occasione per usarlo, e se qualcuno si fosse fermato a guardarlo più del solito, allora, ti lasciavi andare, con immenso piacere, nelle spiegazioni più esaudiente di ciò che rappresentavano quei disegni.Essi  ti avevano particolarmente colpita, sin dalla prima volta che l’avevi visto, in quella bancarella del mercato rionale, dove andavamo quasi tutti i giorni . Quei bellissimi disegni incisi, con abile maestria, in quel metallo, ti avevano particolarmente colpita. Essi raffiguravano, dicesti; l’amore , il desiderio e la passione. Ricordo come pronunciasti quelle parole, infatti ,fu, il tono che hai usato che mi ha colpito più di tutto. In quel momento non prestavo tanta attenzione, e al suono di quelle parole ho creduto che fossero rivolte a me , tanto da rigirarmi di scatto verso di te , aspettando con la bocca  aperta a risentire ancora ciò che ,un attimo prima, avevi esternato. Appena, però, mi resi conto dell’errore, mi sono ricomposto, non dando  a vedere, della piccola delusione del momento. Eppure, avrei dovuto capire subito che ti riferirvi a quei disegni. Dopo tanto tempo assieme continuavo a non capire o, forse mi illudevo che quell’aspetto negativo del tuo carattere, “quello di non saper  manifestare palesemente i tuoi sentimenti”, dopo tanto tempo fosse scomparso. ma , evidentemente, ancora una volta mi ero sbagliato. Forse, non ci ho capito abbastanza in questa relazione, forse ero troppo preso da qualcosa di troppo grande che mi accecava gli occhi e mi annebbiava la mente. Forse, e non solamente forse, ma sicuramente, certamente, assolutamente, senza ombra di dubbio , ero troppo innamorato di te , tanto quanto un cieco , un demente, un sordo, un essere in balia di una relazione più forte della propria ragione ….da non capire assolutamente niente. 
. Infatti, non ci hai pensato neanche un minuto ad andare via, sei ugualmente scappata, sei andata via proprio quando oramai m’ero abituato alla tua compagnia.
     “Caffè, signore , caffè caldo, signore, dai su, si svegli, si alzi a gustare questo elisir caldo e cremoso.
    “Mi raccomando faccia attenzione a non buttarlo sul letto” , aggiungevi, accompagnando quelle  parole con la solita risata che echeggiava forte in quella stanza poco illuminata. 
Non sapevo come ringraziarti per quelle piacevoli e tanto gradite attenzioni. Pregavo così tanto affinché quei momenti magici durassero nel tempo. Cercavo in mille modi di creare i presupposti  affinché non avessi niente di cui poterti lamentare.Smussavo gli angoli, risolvevo e  pianificavo le soluzioni a te più convenienti per mantenerti sempre vicina a me, e poter continuare ad essere avvolto in quell’alone di magia che riuscivi, come un abile prestigiatore, a creare intorno a me.
Si, era troppo bello ciò che stavo vivendo, speravo, fortemente, dentro me, che non finisse così presto, perché era bello sentirsi al centro delle tue attenzioni. Essere  il piacevole perno, su cui girava intorno, il desiderio, il mistero, l’amore , la passione, la gioia e il dolore.
Eppure, ancora stento a crederci, mi hai ugualmente abbandonato, si,  proprio nel più bello sei andata via.
Forse, anch’io, dentro me, sapevo che sarebbe, prima o poi, finita, ma scacciavo con forza questi pensieri , relegandoli negli angoli più lontani e più remoti. Era troppa la paura che quei pensieri potessero trovare fondamento nella cruda realtà. Mille volte cercai di farmi una ragione. Arrivai perfino a credere che tutto ciò fosse solo un sogno, un semplice sogno, benché piacevole e gradito,  ma solamente un sogno. E che, un giorno, sicuramente, mi sarei svegliato con l’amaro in bocca per essermi sbagliato, per non aver saputo valutare e gestire , il tutto.. In effetti, così fu, non ci hai pensato due volte ad andare via , ad abbandonarmi senza una ragione. Si, sei andata via.
Andando via, scappando dalla mia vita, mi hai ridestato, troppo presto, da quel bellissimo sogno, presentandomi, senza riguardo alcuno, una realtà fredda, crudele e dolorosa.
Adesso tanta paura traspare nei miei pensieri. Tanta gioia soffocata è rimasta nel profondo dell’anima.E, per non sprofondare in questo vortice di pensieri, vago con la mente, tra quelle lontane nuvole, dove le  maglie dei ricordi s’intensificavano di immagini, di posti, di luoghi e di personaggi che, nel corso degli anni, hanno creato il libro del passato, la base del presente e le fondamenta per un futuro migliore, “speravo insieme a te”……
Vago meditabondo in quella unica e sola relazione che, per  affinità, analogia, e per come era stata partorita, s’avvicinava, in modo maledettamente uguale, a questa che avevo vissuto con te. Ho fatto paragoni, ho cercavo lumi, sono andato incontro a fatti, a situazioni di allora,  per avere un quadro più chiaro, migliore, ma , principalmente, per trovare quell’eventuale errore che, credo di aver  commesso. ma di cui, ancora oggi, non sono in possesso.
Autore:Domè

Questa poesia è stata scritta da admin, il at 02:31, nella categoria: domenico.rc. Lascia un tuo commento qui



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