Per ogni sorriso che troverete sotto l’albero, per ogni abbraccio che vi scalderà il cuore, auguro a tutti un Sereno Natale!
Francesca
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Per ogni sorriso che troverete sotto l’albero, per ogni abbraccio che vi scalderà il cuore, auguro a tutti un Sereno Natale!
Francesca
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Sono inorridita, disgustata per tutto ciò che sta succedendo. Provo un forte senso di ripugnanza e biasimo misti ad un immenso dispiacere perchè non si possono concepire simili atrocità.
In Iran si continua a giustiziare, (giustizia è un eufemismo in questo caso), impiccando sulla pubblica via ragazzi che hanno il solo “torto” di aver manifestato contro un regime che ha mandato a morte Mahsa Amini, la 22enne deceduta mentre si trovava in custodia della polizia religiosa per aver indossato male il velo. Il 23enne ucciso oggi era accusato di “muharebeh”, ovvero di fare la “guerra contro Dio”. E’ stato giudicato da un Tribunale farsa, senza un avvocato ed estorcendogli, con efferata violenza e torture, ammissioni di colpevolezza inesistenti.
Un Dio che accetta, ammette e permette tutto questo, è un dio sbagliato, anzi non è un dio ma un essere spietato, feroce e sanguinario come chi persegue la sua dottrina.
Alle 10 di sera la temperatura è di -2 gradi e durante la giornata non si discosta mai dallo zero. La neve copre gran parte delle strade, la rete pubblica non funziona, non si possono ricaricare i cellulari.
NEANCHE IL CIBO è facile da trovare: «Il supermercato sotto casa mia ha chiuso la settimana scorsa e quello più vicino ora è a un chilometro e mezzo. Se devo prendere l’acqua non ce la faccio a portare tante cose». Sotto la felpa pesante il corpo sembra evanescente. Questa è Carolina, una ragazza ucraina, ma potrebbe essere Natalia, Oleksandra, Helena ecc..ecc..
Li cercano sotto metri di terra, scavando e annusando. Spesso li trovano minati dai russi e devono fare molta attenzione perchè potrebbero scoppiare uccidendo anche loro.
Torture, stupri, atroci crimini commessi dai soldati russi contro i civili ucraini, donne e bambini innocenti che pagano con la vita una guerra insensata e maledetta.
Che ne sarà di questo popolo, che ne sarà di questa Nazione, che ne sarà di questo Mondo?
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Quando sarai lontana.
Il vento sibilera’ più forte
per trasportare i miei pensieri
oltre l’orizzonte del tempo
La mia immagine
ti sembrerà sbiadita per obbedire
alle abitudini della tua mente
ed ai rimpianti sconnessi
nell ‘immaginario
di un autunno appena trascorso.
Quando tu sarai lontana il mio
mondo diventerà l’immagine
di un cielo che perderà tutti i suoi
colori nonostante il sole possa
ancora brillare nell’azzurro infinito
Se la compagna della malinconia
può diventare una rosa appassita
quando sarai lontana diventerai rosa rossa ma non sarai più mia.
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Sono qui, nella mia città Asti. E Lui sta arrivando dentro la sua Papamobile. Si, sto parlando di Francesco, il mio omonimo, solo che Lui è il PAPA.
Per tutti, qui, lui è semplicemente Giorgio, il Papa venuto “dalla fine del mondo” che non ha mai dimenticato le proprie radici. Piantate ben salde nell’Astigiano, terra con cui ha sempre mantenuto un rapporto speciale e che ha visto suo padre Mario partire nel 1929 per cercare fortuna in Argentina. Del resto è proprio lui ad averlo ribadito, poche ore prima di salire sull’elicottero e arrivare a Portacomaro per far visita a tutti i parenti che gli sono rimasti. «Senza radici, la pianta muore». E a dargli nuova linfa, fin dal sagrato della parrocchia di Stazione, dove è atterrato, c’è l’affetto incontenibile di chiunque ne abbia anche solo incrociato lo sguardo per un istante, prima che raggiungesse la casa della cugina che ha da poco festeggiato novant’anni e ne attendeva impaziente il ritorno. Un’emozione che entrambi non hanno il tempo di razionalizzare, mentre attorno al tavolo della cucina cominciavano a prendere posto anche gli altri cugini. Nessun discorso sulla politica o sulla religione, mentre si mangia. «Tucuma nen» chiede Francesco lasciando spazio solo ai ricordi e alla passione per le bocce che condivide col cugino, degustando un menù tanto semplice, quanto speciale. Insalata russa e flan di prosciutto, agnolotti del plin, arrosto con carote e fagiolini e per dolce pasticcini e bonet. Tutto annaffiato dal quel Grignolino che da queste parti è stato ribattezzato “il vino del Papa”.
Alla fine del pranzo, concluso sulle note del tango che gli ha dedicato la banda comunale, l’entusiasmo è un fiume in piena: «Abbiamo parlato sempre in piemontese e si è raccomandato di stare bene almeno fino a lunedì» si limita a raccontare ai cronisti la cugina. Poi la partenza per Tigliole e Stazione di San Carlo dove vivono altri cugini. E oggi, qui, c’era il suo mondo. Incastrato tra le colline della barbera e delle nocciole, dove il Santo Padre è semplicemente Giorgio. Chiunque riesca a strappargli un cenno di saluto ne approfitta subito e prova a domandargli una benedizione, lui non la nega a nessuno e a tutti chiede di pregare per lui. Ai sindaci di Tigliole, San Damiano e Baldichieri donerà anche una medaglia pontificia. Oggi è domenica e Giorgio tornerà ad essere Francesco dietro l’Altare.
Grazie Francesco, quanta emozione ci hai regalato!!!
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