Van Gogh(1853-1890)-Autoritratto Con Cappello di Feltro
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Ditemi che non sono pazzo
che non ho mille facce,
mille ruoli da recitare
o mille bocche da sfamare.
Ditemi se la mia voce
suona come un tamburo
di mille vibrazioni, o che si sgonfia
al vento di mille città di mare.
Ditemi se le mie gambe
sorreggano un palazzo con mille lanterne
o sono soltanto due stampelle
che al villoso passo di millepiedi
avanza sospettoso sul soffitto
e infine tra briciole di molliche siede.
Autore:Calcio2.ce
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“Alice” olio su tela 1915: Amedeo Clemente Modigliani (Livorno, 12 luglio1884-Parigi,24 gennaio1920)
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Tra le righe di una fotografia
ho rivisto il tuo colore in bianco e nero,
la tua faccia abbronzata
e un abito di piombo che ti stringeva,
e quegli occhi di finta disponibilità
che vogliono vendere illusioni
hanno solo drogato il mo sogno di appartenerti.
Ora vorrei solo tuffarmi
nella vita di tutti i giorni
per dimenticare come fu inutile per te
Il mio amore buttato come ossi
a maculate iene.
Autore:Calcio2.ce
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La lattaia di Bordeaux, Francisco Goya, 1827, olio su tela
Francisco Goya è nato(1746-1828) in una piccola borgata di Saragozza in Aragona, sarà uno dei più grandi maestri pittori spagnoli
Ridi amore mio
ridi se la natura ti ammonisce
con la coda del vento.
Ridi amore mio
ridi se tutta l’erba ti bagna
del suo bagnato.
Ridi amore mio
ridi se l’alba rapisce
Il tuo breve sonno.
Dobbiamo sempre ridere
anche quando non spunta il vento
o l’acqua non zampilla dalle foglie
o l’alba si fa opaca nella nebbia.
Vedi come corrono i fanciulli?
Corrono a guardare questa Terra:
essa gli è madre e tu sei come l’orma
che lascia una traccia novella.
E contenti verso il sole vanno
nel pieno entusiasmo dell’amore.
L’amore gentile che non ci affanna
ma che ci inebria nel giorno
e ai suoi dolci colori
son candite le spine dei fiori.
Autore:Calcio2.ce
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Un caro saluto a un amico
In certi momenti è davvero difficile trovare le parole giuste. Quando un amico con cui si è condiviso tanto, e sicuramente mai abbastanza, se ne va, le domande che ci si pongono sono tante.
E quasi tutte senza risposta.
Resta il desiderio di un ultimo affettuoso saluto. Fatto di sensazioni essenzialmente.
Forse sarebbe stato preferibile qualcosa di più immediato, ma in certi momenti conta soprattutto ciò che si sente.
C’era una volta, perché avere avuto il piacere, e forse il privilegio, di incrociarlo lungo la vita, è stato un po’ come vivere una fiaba. Che mi ha fatto crescere e stare bene. Una favola da raccontare.
Un abbraccio più forte che si può, caro avvocato.
Per Nicola Tiscione
C’ERA UNA VOLTA …
Cominciano così le più belle favole, quelle che ascoltavamo da bambini
e che da adulti val sempre la pena raccontare.
C’era una volta …
Copertina ideale di un tempo che è finito,
volato via con biglietto di sola andata.
E al termine di ogni favola, chissà perché, c’è sempre
un vago senso di stupore ad accompagnarne il prevedibile finale.
Come del resto accade nella vita, che, favola di tutte le favole,
ci riserva momenti esaltanti, colpi bassi,
e finale sempre, rigorosamente, scontato.
Il fatto è che forse a volte o si vola con la fantasia,
e si saltella in qualche sogno, o semplicemente si piange.
E allora meglio saltellare in un sogno, specialmente se si ha
la sensazione forte di averlo per davvero vissuto.
Un sogno condiviso con un amico che a volte la sensazione
di essere uscito da una favola te la dava per davvero:
…Le porte del castello aperte a tutti,
e, il prossimo nel profondo del cuore.
Chissà adesso dove sei, che cosa stai facendo?
Se finalmente sei riuscito di abbracciare quel Dio che non
si vede, ma che tu dicevi, certamente c’è.
…Chissà se lassù le favole sono infinite,
senza necessità di piangere sul finale.
Dalle nostre parti, per quanto bella ed accattivante,
ogni favola ha un inizio, e, inevitabilmente, una conclusione.
Ci tocca piangere sul finale.
Che non è però la fine.
Autore: Calcio2.ce
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