Giaccio da solo nella casa silenziosa, la lampada è spenta, e stendo pian piano le mie mani per afferrare le tue, e lentamente spingo la mia fervente bocca verso di te e bacio me fino a stancarmi e ferirmi – e all’improvviso son sveglio, ed intorno a me la fredda notte tace, luccica nella finestra una limpida stella – o tu, dove sono i tuoi capelli biondi, dovè la tua dolce bocca? Ora bevo in ogni piacere la sofferenza e veleno in ogni vino; mai avrei immaginato che fosse tanto amaro essere solo essere solo e senza di te.
Come son pesanti i giorni,
A nessun fuoco posso riscaldarmi, non mi ride ormai nessun sole, tutto è vuoto, tutto è freddo e senza pietà, ed anche le care limpide stelle mi guardano senza conforto, da quando ho appreso nel mio cuore, che anche l’amore può morire.
Federico Garcia Lorca
Questa poesia è stata scritta da francesca, il 23 agosto 2015 at 18:28, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui
Dedicata a tutti voi, ma soprattutto a Gianna che, come me, ama all’infinito questo poeta e ha postato tante sue poesie nelle chat dei blog. E’ un vero peccato vadano perse, così ho deciso di postarne alcune. Iniziamo con questa.
Sognai che lei sedeva vicino al mio capo, arruffando teneramente i capelli con le dita, suonando la melodia del suo tocco. Guardai il suo volto, e lottai con le lacrime, finché l’agonia di parole non dette lacerò il mio sonno come una bolla.
Mi sedetti sul letto e guardai lo splendore della Via Lattea sopra la finestra, come un mondo di silenzio in fiamme, e mi chiesi se in questo momento lei sognasse un sogno simile al mio.
Nella tua eterna veglia, tu ascolti i miei passi che s’avvicinano, mentre la tua letizia si raccoglie nei primi albori del mattino ed erompe nell’esplosione di luce. Più mi accosto a te, più profondo diventa il fervore nella danza del mare. Il tuo mondo è uno spruzzo di luce che si diffonde, colmandoti le mani, ma il tuo cielo è nel mio cuore segreto; esso schiude lentamente le sue gemme in timido amore. Io desidero te, soltanto te
il mio cuore lo ripete senza fine. Sono falsi e vuoti i desideri che continuamente mi distolgono da te. Come la notte nell’oscurità cela il desiderio della luce, così nella profondità della mia incoscienza risuona questo grido: “Io desidero te, soltanto te”. Come la tempesta cerca fine nella pace, anche se lotta contro la pace con tutta la sua furia, così la mia ribellione lotta contro il tuo Amore eppure grida: “Io desidero te, soltanto te”.
Ho sognato che lei, seduta vicino al mio letto, mi sollevava dolcemente con le mani i capelli, facendomi sentire la gentilezza delle sue dita. Guardavo il suo viso, lottando con le lacrime che mi offuscavano lo sguardo, finché il languore delle sue dolci parole mi fermò il sogno, come una luce iridescente.
Rabindranath Tagore
Questa poesia è stata scritta da francesca, il 1 agosto 2015 at 18:22, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui
Dedico questo saluto all’amica Maria. E’ uno stralcio, molto profondo, della malinconica nostaglia di Fernando Pessoa, un poeta che ho amato molto.
Saluto tutti coloro che mi leggeranno, togliendomi il cappello a larghe falde, quando mi vedono sulla mia porta appena la diligenza spunta in cima al colle. Li saluto e auguro loro sole, e pioggia, quando la pioggia è necessaria, e che nelle loro case, presso una finestra aperta, ci sia una sedia prediletta ove possano sedersi leggendo i miei versi. E che leggendo i miei versi pensino che io sono una cosa naturale: quell’albero antico, per esempio, sotto la cui ombra si sedevano da bambini, con un tonfo, stanchi di giocare, e si asciugavano il sudore della fronte accaldata con la manica del grembiule a righe.
Fernando Pessoa
Questa poesia è stata scritta da francesca, il 3 giugno 2015 at 14:12, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui
Gianna ci dà l’opportunità di onorare un grande, alto, sublime poeta: Rabindranath Tagore, insignito del Nobel per la letteratura nel 1913 con questa motivazione
« Per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest. »
Infatti cercò con i suoi scritti e la sua filosofia di accordare e completare due culture: l’orientale e l’occidentale. Est e Ovest
Grazie Gianna pubblico subito la poesia che hai scelto
“Cogli questo piccolo fiore” di Rabindranath Tagore
Cogli questo piccolo fiore e prendilo. Non indugiare! Temo che esso appassisca e cada nella polvere. Non so se potrà trovare posto nella tua ghirlanda, ma onoralo con la carezza pietosa della tua mano e coglilo. Temo che il giorno finisca prima del mio risveglio e passi l’ora dell’offerta. Anche se il colore è pallido e tenue è il suo profumo serviti di questo fiore finché c’è tempo e coglilo.
Immagini: quadri di Balla e Boccioni, due pittori futuristi e poesia di Tagore Musica: “Memorias de Africa” di Orquesta Alhambra (Google Play • iTunes • eMusic) (lavoro di Angela Ferilli)
Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il 10 aprile 2015 at 00:57, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui
La nostra amica Gianna, che come me ama il poeta-drammaturgo-scrittore Rabindranath Tagore, mi ha chiesto di pubblicare questa sua poesia.
Tagore con la sua profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei suoi versi, riesce a rendere nella sua poeticità, il proprio amore per la natura, per l’uomo e per Dio, le proprie aspirazioni di fratellanza umana, la propria passione.
Pubblico con molto piacere questa poesia di Tagore e ringrazio Gianna per avercela proposta.
“Non abbandonarti, tienti stretto, e vincerai. Vedo che la notte se ne va: coraggio, non aver paura. Guarda, sul fronte dell’oriente di tra l’intrico della foresta si è levata la stella del mattino. Coraggio, non aver paura.
Son figli della notte, che del buio battono le strade la disperazione, la pigrizia, il dubbio: sono fuori d’ogni certezza, non son figli dell’aurora. Corri, vieni fuori; guarda, leva lo sguardo in alto, il cielo s’è fatto chiaro. Coraggio, non aver più paura”.