Oggi le parole non vogliono uscire.
È strano! Eppure, fino a ieri,
solo tu eri nei miei pensieri.
Ti ho raffigurata in tanti modi,
con tante parole ci siamo tenuti
compagnia, scacciando la noia e la malinconia.
Ho intravisto in te, il bello, il dolce,
avvolta da un alone di semplicità infinita,
d’ aver continuato a pensarti intensamente,
preso sempre più, da quel calore che, in certi momenti,
riuscivi a trasmettere.
Oggi, niente, ne parole,
ne sensazioni riesco ad avvertire.
Eri come un vulcano che attraverso quelle parole,
riusciva a sprigionare petali di rosa profumate
che, ovunque s’andavano a posare,
lasciano un’immagine di te, chiara, forte e nitida.
Da questa scia profumata, per tanto tempo
mi sono lasciato trasportare, da non poterne fare a meno.
Adesso che succede ?
Perché neanche questo riesco ad avvertire?
Sarà stato il vento della tempesta che
soffiando forte su di te, ha spazzato via
il profumo di quei petali di rosa
che uscivano dal vulcano del tuo cuore,
allontanando sempre più,
questo sentimento stupendo,
che mi avvolse e mi condusse per tanto tempo.
Sembra che tutto sia svanito,
sembra che tutto sia finito,
non sento più il suono di quelle parole,
di quella dolce melodia che mi tenne compagnia,
in questo meraviglioso percorso che,
un lontano dì, abbiamo intrapreso .
Adesso, non so che fare, se continuare,
come un naufrago alla deriva,
o intraprendere un nuovo percorso di vita.
Autore: domè
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I rintocchi di una campana lontano, si perdevano nell’aria..un’aria fredda che sferzava la faccia, pungeva le mani e i piedi ghiacciati, la trasmittente gracidava parole spesso incomprensibili, qualcuno seduto in disparte provava con foglio e penna a scrivere qualcosa, qualche altro cercava nei labirinti della memoria qualche barzelletta da raccontare, intanto la luna faceva capolino tra una nuvola e l’altra, rischiarando intorno un paesaggio innevato. Le previsioni erano di pioggia battente, sarebbe arrivata da li a poco.. non ci avrebbe aiutato, intanto si era alzato il vento, un vento che portava profumi lontani, ricordi ingialliti fra le pieghe del tempo. Con gli occhi socchiusi guardavo un punto lontano nel buio,e mi pareva di essere tornato. Mi vedevo seduto accanto al braciere, l’unico fonte di calore in tutta la casa, mi vedevo chino sui libri a studiare, sapevo che non sarei riuscito a terminare l’anno, mancava poco alla mia partenza, quel telegramma sarebbe arrivato da un giorno all’altro, chissà qual’era la mia destinazione, avrei lasciato tutte le mie cose, il mio piccolo mondo che conoscevo a menadito. Antonio il mio vicino di casa, un uomo sulla sessantina ogni giorno mi diceva: hai fatto un’ottima scelta, va, e costruisci il tuo avvenire,.non voltarti indietro, conoscerai luoghi e città lontane, sentirai la nostalgia e quella voglia di tornare, piangerai di notte.. ma non tornare segui la tua strada, e fatti onore Claudio il mio amico studiava per diventare dottore, eravamo nati insieme a distanza di due giorni uno dall’altro, suo padre poliziotto a causa di un incidente era rimasto cieco e lui aveva scelto di diventare oculista, in quei giorni veniva spesso a trovarmi, mi mancherai mi diceva, ma so che andrai a star bene, ti scriverò e tu mi scriverai,ci racconteremo tutto, ma non ci siamo mai sentiti. Quel telegramma arrivò tre giorni dopo, tra sorrisi e lacrime e abbracci, tutto il rione mi salutò. Vai tranquillo e fatti onore, la solita voce di Antonio mentre mi abbracciava, aspetta Elvira ti vuole salutare,Elvira una piccola bambina di tre anni mi saltò in braccio, asciugai i suoi lacrimoni con un dito, la baciai sulla fronte, poi commosso scappai via. Da quel giorno son passati anni. Signore, siamo pronti, la voce del caporale maggiore mi giunse alle spalle, annuii con il capo, la luna ancora faceva capolino fra le nuvole, lasciando intravedere alla sua destra una piccola stella
autore :bluemarine.no:
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Come è bello andare lassù, in quella grande nuvola
per essere baciati dal sole e dai suoi raggi essere scaldati,
e con quel lieve venticello essere trasportati
in giro per il cielo a scrutare il mondo intero,
cercando di vedere, tra quella cappa di veleni,
che le città continuano a sviluppare,
da non poter più sopportare.
Che cosa di bello è rimasto da guardare?
Vai scrutando ma non vedi niente, è
troppo fitta per poter vedere.
Come è bello quassù!
lasciamoci cullare mio dolce amore,
in questa nuvoletta senza l’imbarazzo della scelta
per più forte poter volare,
in questo cielo azzurro, tutto da amare .
Qui, si sta così bene, in questo spazio infinito,
e non laggiù, che n’è rimasto poco,
da doverci sopportare, per quanti stiamo per diventare.
Approfittiamo adesso, senti che bel profumo di aria pura,
questa si che è bella cura,
tanto da voler fare veramente il pieno,
anche se, prima o poi, anche qui non si potrà stare,
anche qui si verrà a costruire, per distruggere e imbruttire.
Allora, che aspettiamo, oggi che possiamo,
dobbiamo approfittare
se vogliamo continuare ad amare,
mentre il mondo continua a girare,
dietro quel progresso industriale che,
all’autodistruzione andrà a finire
autore:dome’
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sedici anni
Oggi compi sedici anni: mi pare impossibile
Ti guardo e mi sembri più bella della prima volta che ti ho vista.
Avevi più o meno quattordici anni ma non li dimostravi e poi non
me ne importava.
L’averti mia, uscire con te, l’invidia degli amici, averti sempre vicina,
accarezzarti ogni volta che ero con te, ecco questo era il mio sogno
ed il sogno si è avverato.
SEI MIA!!!. Non ti lascerò mai ,mai lo giuro.
Saremo sempre insieme in giro per il mondo. Fin che potrò ti terrò
con entrambe la mani per guidarti , ti proteggerò dalle insidie
del mondo, non lascerò che qualcuno possa rubarti a me.
TI AMO TROPPO.
Ormai noi due siamo una cosa sola.
Non potrei più rinunciare a te.
come te non c’è nessuno ………………..cara vecchia 500
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Si prende atto, si rispettano le decisioni e si va avanti,
per sempre più allontanarci,
da questa gara che non potrà più tornare.
Sei stata ferma e decisa, brava,
hai fatto centro!
Come l’arciere che,
dopo aver fatto bersaglio vince il premio.
Tu, ti ritrovi senza niente per le mani.
Far finta di sbagliare, delle volte,
crea l’illusione di aver vinto veramente,
far finta di non capire,
lascia le cose come prima.
Non è il vincere che ti appaga,
ma l’illusione di ciò che ti appartiene,
in quello che ti lega e ti tiene in vita,
la speranza che questa disputa non sia finita.
Credi di aver capito, pensi di essere nel giusto,
allora quello che hai fatto non è stato fatto invano.
Perché, adesso, allunghi la tua mano?
Forse qualche dubbio ti assale?
Pensi che non c’è più niente da fare?
Quando il dato è tratto,
nella tua responsabilità ti devi accucciare,
in quella che ti ha fatto agire,
e capire che non sai amare,
perché quando si vuol bene le frecce in due bisogna scagliare,
aspettare che,
anche l’altro abbia la faretra piena,
e che, piano, piano la possa svuotare.
Questo è sapere amare, confrontarsi ad armi pari,
poter usare il proprio arco per mirare il bersaglio,
cercare di colpire senza far del male,
perché, poi, le proprie ferite bisogna leccare per alleviare il dolore .
Se è questo che cerchi, aspettati la ricompensa,
che non è mai quella sperata.
Inutile continuare in questa metafora dell’arciere,
quando la gara è già finita, di questa disputa di vita .
Vai, verso la nuova meta, essa è già stata decisa,
e se ci sarà data l’opportunità, in questa vita vissuta a metà,
tra sacrifico e privazione, speriamo che trovi l’amore,
sperando che in quella, sia, sicuramente più bella
autore:dome’
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