GIROVAGARE…….di Franco Muzzioli
Un cammino lento che parte da un tappeto di fiori arabescati verso la luce , oltre la soglia del giorno .
Lambisco il fruscio e il biancore di tende e ammiro fermandomi , un paesaggio calmo, mucche al pascolo in un cielo roseo di primavera.
Oltre la pietra è l’odore di salvia e di menta , mi siedo alle spalle dell’erica fiorita , circondata dal pitosforo e dal bosso . Non sono stanco , voglio solo assaporare la brezza che leggera muove le foglie dell’acero e dell’ippocastano coi fiori bianchi nella loro turgida e consapevole bellezza.
Chiudo gli occhi e ascolto il coro dei cantori alati . Una tortora vola su di un ramo con una paglia nel becco , sparisce poi nel tasso ,forse sarà lì il prossimo nido , sta qualche minuto poi rivola per continuare il lavoro. Non un rumore se non della natura , un momento di mesta concentrazione , il pensiero si espande nella certezza della propria fragilità . Il sole filtra discreto tra il verde che tutto copre , è necessario riprendere il cammino.
Questo girovagare lento tra le cose , soffermandomi con lo sguardo su colori conosciuti , su forme modellate dalla penombra , superfici sempre uguali che variano con la luce e che ti seguono nel lento andare.
Com’è strano questo sentiero obbligato , questo circuito lento solo per non rimaner fermo tutto il giorno, solo per muovere le vecchie ossa in questa assurda e irreale pandemia.
Franco
Contributo di
, 30 aprile 2020 21:24.
Bello il girovagare di Franco. Speriamo che gli odori ed i colori della natura siano d’auspicio per farci uscire dal mostro della pandemìa. Grazie Franco . E grazie Francesca.
Parole di eccelsa lirica poetica Franco, ma dovevi aspettare la prigionia imposta dal coronavirus per tirarle fuori? Coraggio, lanciati ancora, il Covid-19 passa, la poesia resta, ciaoooo.
Caro Franco, ti puoi immaginare se io non sento simile armonia, Io, che sono nato in una capanna immersa fra i castagni e “ciucciato del latte spaventato”. Così diceva mi raccontava mia madre. Ti puoi immaginare se non capisco il dialogo muto del vento che passa fra le foglie.O, i vari odori delle erbe “treppicate”. Hai un occhio attento e un cuore sensibile. Non siamo qui a farci degli sciocchi elogi, ma non si può non apprezzare le sensazioni che sai trasmettere.
Vi ringrazio delle buone parole,ma mi pare di aver espresso solo qualche pensiero e nulla più. Questa obbligata introspezione mi ha fatto capire anche l’importanza della routine, delle azioni quotidiane quasi al limite della noia , ma che facevano parte della mia giornata. La spesa assieme a mia moglie al supermercato, quel scegliere assieme le cose con lentezza ,senza file , senza la paura del contagio. Poi alle 11 il caffè “dalle ragazze”. Il bar Chocolat gestito da ragazze simpatiche ed attive , ecco perchè quel nome. Il giretto in centro per far quei due chilometri propedeutici e guardare un po di vetrine e di vita. Al pomeriggio altri due passi nei parchi, poi al sabato al ristorante con gli amici, quasi un rito. Ecco queste banalità routinarie ora ti accorgi che avevano importanza , in fondo anche queste componevano la vita.
La tua maniera di raccontare, Franco è quella di osservare la realtà e trascriverla nel miglior modo possibile. Sei uno scrittore realista ed esponi con taglio distintivo tutto ciò che ti circonda facendo acquisire al racconto un ritmo che persegue un ideale di prosa in cui la parola si traduce in pittura. Ecco, leggendoti io vedo come in un dipinto ciò che tu descrivi. Mi ricordi un pò lo stile Flaubert (Madame Bovary a parte).