Le mie stagioni, a farmi compagnia, l’anima cerca, qualcosa che forse non c’è.
Giorni trascorsi tra splendidi mattini, o persi dietro un tramonto. la fame d’amore, l’ amicizia.
I desideri riposti nel cassetto, i tanti volti cari andati via, le sere trascorse, ad ascoltare i dolori, un prato profumato, dove perdere l’ingenuità.
Salire su di un treno, mai partito, un sogno custodito in fondo al cuore.
Con un velo di malinconia, mi perdo tra la gente, a respirare tra le vie della città, tra colori e profumi, le tante sfumature, della vita.
Questa poesia è stata scritta da francesca, il 10 aprile 2015 at 19:21, nella categoria: antonino8.pa. Lascia un tuo commento qui
Gianna ci dà l’opportunità di onorare un grande, alto, sublime poeta: Rabindranath Tagore, insignito del Nobel per la letteratura nel 1913 con questa motivazione
« Per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest. »
Infatti cercò con i suoi scritti e la sua filosofia di accordare e completare due culture: l’orientale e l’occidentale. Est e Ovest
Grazie Gianna pubblico subito la poesia che hai scelto
“Cogli questo piccolo fiore” di Rabindranath Tagore
Cogli questo piccolo fiore e prendilo. Non indugiare! Temo che esso appassisca e cada nella polvere. Non so se potrà trovare posto nella tua ghirlanda, ma onoralo con la carezza pietosa della tua mano e coglilo. Temo che il giorno finisca prima del mio risveglio e passi l’ora dell’offerta. Anche se il colore è pallido e tenue è il suo profumo serviti di questo fiore finché c’è tempo e coglilo.
Immagini: quadri di Balla e Boccioni, due pittori futuristi e poesia di Tagore Musica: “Memorias de Africa” di Orquesta Alhambra (Google Play • iTunes • eMusic) (lavoro di Angela Ferilli)
Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il at 00:57, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui
La nostra amica Gianna, che come me ama il poeta-drammaturgo-scrittore Rabindranath Tagore, mi ha chiesto di pubblicare questa sua poesia.
Tagore con la sua profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei suoi versi, riesce a rendere nella sua poeticità, il proprio amore per la natura, per l’uomo e per Dio, le proprie aspirazioni di fratellanza umana, la propria passione.
Pubblico con molto piacere questa poesia di Tagore e ringrazio Gianna per avercela proposta.
“Non abbandonarti, tienti stretto, e vincerai. Vedo che la notte se ne va: coraggio, non aver paura. Guarda, sul fronte dell’oriente di tra l’intrico della foresta si è levata la stella del mattino. Coraggio, non aver paura.
Son figli della notte, che del buio battono le strade la disperazione, la pigrizia, il dubbio: sono fuori d’ogni certezza, non son figli dell’aurora. Corri, vieni fuori; guarda, leva lo sguardo in alto, il cielo s’è fatto chiaro. Coraggio, non aver più paura”.
Sei un domani scomposto da troppi ieri. Sei una nave che non potrò più navigare. Sei un gigante in quiete, disegnato dal caso, destinato ad essere il protagonista della mia vita. Sei la persona che ha confessato le bugie al buio. E quel buio è diventato l’unica verità. Ed io, ignara e muta, con la testa coperta di nuvole parlanti, lascio pronunciare al vento le parole che non so dirti. Attraverso i vetri, guardo la notte camminare verso l’alba. Con l’unico privilegio di poter piangere lacrime senza ostacoli.
Questa poesia è stata scritta da francesca, il 7 aprile 2015 at 11:52, nella categoria: franci. Lascia un tuo commento qui