LA MIA META
Gioia dove sei?
Felicità perché mi abbandoni?
Non voglio tristezze nel mio cuore
Ma il sorriso si è perso nel labirinto della vita.
Giri, giri vagando cercando
Cercando una meta
Cercando un fantasma.
Non trovi il tuo sogno
Il tuo sogno si è perso.
Il tuo sogno è lì di fianco a te.
E’ quell’ombra che ti ha sempre seguito
E’ quell’ombra che non hai mai veduto
Quell’ombra è la tua meta.
Questa poesia è stata scritta da maurizia.vi. Lascia un tuo commento qui
Cos’è la rabbia, l’odio, la gelosia? Sentimenti che non lasciano nulla di buono dentro di noi .Come si può non essere padroni dei nostri sentimenti, portare rancore o addirittura odiare persone senza neanche conoscerle . Bisognerebbe essere in grado di porsi una domanda (io sono migliore di quella persona che ho giudicato ). Sinceramente sorgerebbero dei dubbi nella nostra mente .Nessuno è perfetto, nessuno dovrebbe mettersi nei panni di giudice .A volte giudicare senza dare la possibilità di difesa o calunniare persone senza alcun motivo è la peggior condanna che si possa infliggere , ma dare la possibilità a chi è accusato di potersi difendere è d’obbligo. Il dubbio si insinua nella mente come un tarlo ,e con quale risultato?l’odio…..odio…..e ancora odio…Quando sarebbe così bello volersi bene, rispettarsi l’un l’altro. Abbiamo una sola vita perché sprecarla con questi brutti sentimenti . Ricordiamo sempre queste parole ,( chi è senza peccato scagli la prima pietra )!!!
autore:Giovanna VC,,,,,
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Il tempo si ferma,
e non passa,
quando sei malato,
tutto nicchia,
tutto indulge;
voglia di correre fuori,
di
respirare,
di andare via,
di gironzolare,
in mezzo ai primi sintomi
dell’autunno che viene;
le giornate corte,
il vento,
le nuvolaglie ,
che corrono veloci nel cielo;
e tu con la tua voglia
di sparire,
di partire,
di guarire.
E con lei,
nella testa,
cercando,
il suo viso,
la sua immagine.
Autore: stefano medel
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Agosto che caldo fa,
per ammazzare il tempo,
vorrei mettere insieme
una roba scritta,
con tante parole e
pensieri pensati,
e riempire,
questo muro bianco
della gente,che non
ha imparato a dire,
un solo sì;
vorrei escogitare
uno scritto un po’ importante,
un po’ non tanto,
mezzo riuscito,
mezzo serio,
o forse no,
che faccia sorridere,
e pensare
un po’,
ma non so se riuscirò,
come un bambino
che chiude gli occhi,
e vede il futuro già,
che è già qua,
non ha pietà,
e ci porta via,
chissà dove,
chissà quando;
uno scritto,
che riempia
il vuoto,
e il grigiore,
della lontananza
e della solitudine.
Autore: Stefano Medel
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A te…figlio mio
Non so se leggerai nell’immediato questa lettera, forse accadrà più in la.. Cosa mi ha spinto a scriverla? Forse un’ulteriore conferma al delicato momento che hai superato..o, semplicemente, prendila come un biglietto di auguri nel giorno del tuo compleanno, nascosto sotto la torta, come facevi tu da piccolo con me…un modo ulteriore per dirsi: ti voglio bene!
E’ la prima volta che ti scrivo una lettera .. anche se fiumi di parole ci hanno inondato in ventisette anni..quanto ti ho parlato! Ti parlavo prima che vedessi la luce, raccomandandoti di venir fuori sano, ti anticipavo della qualità e della quantità del mio amore, ti raccontavo delle mie sensazioni, di ciò che provavo man mano il mio pancione cresceva o quando si muoveva perchè tu scalciavi. Ti raccontavo di questa donna che tuo malgrado diventava tua madre..era un modo innocente e tenero per non farti trovare all’improvviso davanti ad una sconosciuta. Ti leggevo ad alta voce i miei libri, mettevo la musica preferita perchè anche tu l’amassi, mangiavo di tutto, aglio, cipolle, peperoncini, cavoli, etc..perchè piacessero anche a te quando saresti stato in grado di mangiare, per evitare di diventare schizzinoso e fossi allenato a tutto in caso di necessità. Ti dicevo delle mie ansie e, ricordo che gli ultimi giorni ti sussurravo di non aver fretta. Mi chiedevo a chi avresti somigliato, che carattere avresti avuto e nell’attesa preparavo per te l’accoglienza degna di un re. E, soprattutto mi impegnavo solennemente di essere una madre perfetta. Non credo lo sia stata sempre, anch’io ho sbagliato, ho ceduto e qualche volta deluso. Ma non esistono scuole per genitori..si va a naso, a sperimentare empiricamente, si formulano ipotesi, balenano idee, pensieri, ci si interroga a volte facendosi divorare dai dubbi e, si sottopongono al vaglio dell’esperienza per testarne l’efficacia, la validità o meno. Non è un metodo sempre certo..o si azzecca o si sbaglia, ci si bea o ci si danna e…si ritenta all’infinito. Ma più di tutto ho seguito il cuore amandoti in maniera illimitata, non ricattabile, instancabile, secondo a nessuno. Io che ero stata fino ad allora il centro dei miei pensieri, io che assecondavo i miei ritmi e spesso obbligavo gli altri a seguirli, io che ascoltavo i miei bisogni e spesso li anteponevo a tutto..io che… da quando sei nato sono caduta in schiavitù. Un frugoletto al pari di un despota scandiva il mio tempo, i miei passi, le mie esigenze, assicurandosi il privilegio della priorità. Una schiavitù felice… che gioia tenerti nel mio abbraccio, che incanto compiaciuto vedere il tuo sguardo fissarmi come a voler imprimere il mio volto nella tua mente, che felicità allattarti, come se il mio essere si fondesse con il tuo in una colata di latte e amore, che piacere le tue piccole mani che circumnavigavano il mio viso come a volermi esplorare.. che pazzia felice, per me, le tue risate, le tue scoperte, i tuoi primi passi, le prime parole. Che dolore i tuoi pianti, non piangevi quasi mai, eri appagato, sereno, tranquillo, protetto, amato, ma ci sono stati episodi difficili e dolorosi di salute. Vederti soffrire mi era insopportabile, ma dovevo essere forte per te…Non sempre ci riuscivo, spesso crollavo come un sacco vuoto, come quella volta che durante un viaggio in Sicilia, ti beccasti un virus sconosciuto e terribile. Ricoverato in reparto infettivo, morivo ogni volta che dovevano metterti una flebo, non ti si trovavano le vene..e quella volta che esasperati da tentativi fallimentari ti infilarono l’ago nella giugulare? Dio se ci penso… Erano giorni di follia pura per me, il sole si rabbuiava anche in assenza di nuvole..erano i giorni in cui chiamavo a rapporto tutti i Santi…e se non fossero scesi loro avrei fatto io il viaggio a piedi fin lassù. Ringraziando il Cielo, tutto si è sempre risolto in fretta e felicemente. Eri esigente.. caspita se lo eri, (a dire il vero lo sei tutt’oggi in molte cose)… non ti piacevano le favole standard, volevi che te le inventassi lì per lì…e io, sempre agli ordini, inventavo racconti in cui di scena era ora il contadino, ora un passero, ora la luna..e fin qui…ma apriti cielo se a distanza di tempo ne volevi risentire una, se poco poco ti davo una versione diversa, mi facevi fare sforzi di memoria incredibili finchè, povera me, non mi avvicinavo alla versione primaria. Era bello vederti crescere, io crescevo insieme a te..un giorno, avevi tre anni, all’improvviso mi chiedesti: ” mamma dove vanno le persone che muoiono? Tu non muori vero?” E quel giorno t’inventai la più bella e menzonghiera delle favole..Educarti è stato piacevolissimo e gratificante, spero per entrambi, mai la mia mano si è alzata per uno schiaffo o una sculacciata..mi sedevo accanto a te e ti spiegavo perchè una cosa non andava fatta, ciò che era sbagliato, ingiusto, pericoloso, ma non erano mai sermoni. Io odio le prediche da sempre, sia riceverle sia farle, piuttosto partivo da un particolare, una situazione, un’immagine, una persona vista per strada per “infarcirti” i messaggi di pace, uguaglianza, onestà, giustizia, rispetto,legalità, essenzialità, leggerezza, semplicità, impegno, fatica, bontà di cuore. Non ho mai adottato metodi sbrigativi, mai detto:non si fa e basta! Penalizzata da tutto ciò, spesso, era la casa , ricordi che casino intorno e io me ne stavo placida a parlare o giocare con te? Comunque più di ogni altra cosa, mi avvaloravo della sacralità dell’esempio, volevo che valori importanti e comportarsi bene fossero vissuti da te come un fatto naturale, di consuetudine, un comportamento interiorizzato con genuinità. Per sopperire allo stato di figlio unico, ho riempito sempre casa di amici..dagli scriccioli dell’asilo agli uomini e donne di oggi. “Tutti a casa mia, mamma ci prepara il pranzo!” Certo… c’era e c’è sempre una torta o pane e pomodoro per chiunque..è stato un bel modo per sapere in maniera spontanea chi erano i tuoi amici.. capiscimi, anch’io ho un ruolo, una parte da recitare nella commedia della vita! E così non mi sono persa mai nulla di te, perchè mai e poi mai avrei sopportato l’idea che mio figlio fosse un mondo sconosciuto per me. Anche tu hai avuto un bel da fare con me…mi rendo conto che fronteggiare e neutralizzare una mamma apprensiva non è cosa facile… mannaggia fino all’età tua ero spericolata..e sssssssss te lo dico in confidenza, fai finta di non sentire, lo ero molto più di te! Ma forse mi capirai quando nel cerchio della vita, tu sarai al mio posto…avere tra le mani una gemma preziosa fa diventare cauti e un pò……………..rompi!
Il tempo è volato tra giochi, favole, monellerie, conversazioni, attenzioni, impegno, fatiche, scuola….. università, traguardi, amori e.. oggi compi ventisette anni!. Il nostro è stato ed è un rapporto bellissimo, empatico, pieno, profondo. Sono stata per te la compagna di giochi, di studio, la complice, la confidente, l’amica, ( anche se i no più assoluti e irremovibili li hai avuti da me, anche se dentro mi addoloravano, ma erano necessari alla strutturazione della tua personalità), rimanendo sempre la mamma, cioè quella figura a cui si deve rispetto e considerazione. . Amore e rispetto che io ho sempre dato a te, condividendo i tuoi sogni, non ostacolando nessun volo, esorcizzando le paure con antidoti adeguati, esaltandoti quando lo meritavi, gratificandoti sempre, non demoralizzandoti mai…non permettendoti di arrenderti mai. Adesso sei grande…sei un uomo e i temi che tocchiamo trattano di precarietà, di progetti, di futuro, di preoccupazioni, di universalità e spesso mi accorgo di pendere dai tuoi discorsi come una scolaretta intimidita, l’allievo ha superato il maestro e tutto questo mi riempie di gioia. Sono una mamma felice e soddisfatta, non ti vorrei diverso da come sei in nulla. Sei la tesi e l’antitesi contemporaneamente di molti caratteri …e questo fa di te una persona completa. E anche se il tuo domani ti porterà lontano, anche se io non sarò più così necessaria, anche se amerai altre donne più di me, io ci sarò sempre, anche l’oltre, anche solo per farti una carezza, anche se non mi vedrai, perchè nulla è più confortante e benefico della carezza di una madre.
Con tutto l’amore di cui sono capace, grazie!
La mamma
Autore:Semplice
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