A che servon le parole.
Occhi che sanno esprimere
profondi sentimenti,
passioni travolgenti.
Musica del battito di un cuore,
delicato assolo strumentale,
che fa volare in sconfinati cieli,
perduti paradisi, ritrovati.
Labbra che si cercano,
per sugellare infiniti
attimi d’estasi,
nell’oblio che fa perdere
ogni cognizione.
Morire per rinascere,
fuori dal mondo,
fuori dal tempo,
amore che non
conosce età,
unione di anime,
nell’eternità dell’universo.
A che servon le parole.
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Un motivo per vivere
Mi sveglio al mattino
e la brezza fresca mi accarezza il viso,
il cinguettio degli uccelli mi dà il buon giorno.
Una meraviglia il cielo azzurro ed il sole splendente.
Una passeggiata sull’erba
Il profumo del bosco
Il rumore del mare, mare immenso .
Cielo e mare orizzonte infinito.
Il firmamento,
la luna e le stelle che brillano lassù.
Una panchina,
due innamorati si guardano negli occhi
E si perdono nell’immensità dell’amore.
Uno sguardo di bimbi,un sorriso innocente
Una carezza di mamma…
Per tutto questo vale la pena di vivere.
Autore: Maurizia
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Porzia ci delizia con la sua prima poesia in dialetto, in cui esprime tutto l’amore per la sua città d’origine : le è venuta di getto, scaturita dal cuore.
NAPOLI MIA
Stanotte, ‘aggio fatto ‘nu suonno
‘ca me pareva vero.
Stevo dint’ ‘a nu ciardino gruosso assaie
Assettata ‘ncoppa a ‘na panchina.
L’aria era doce e io guardavo ‘o cielo azzurro.
L’aucelluzze ,felice,vulavano e cantavano.
Attuorno a ‘mme tanti sciure culurate,
russe,gialle,rosa ,viola ….
Comme erano belli, me parevano ‘n’arcobaleno.
All’intrasatte veco da luntano comme ‘n’ombra che s’avvicinava.
Me pareva na signora elegante e bella assaie.
Me guardaie e me facette segno ,comme pe’ dicere :Viene,Viene…
Incuriosita mi avvicinai e con gentilezza le dissi:
-Buon giorno Signora,mi ha chiamato? Ha bisogno? –
Nun l’avesse mai fatto!! ,addeventaie ‘na belva , e tutta indignata
Brava brava ,me rispunnette, mo si diventata furastiera ?
Te si scurdata pure e me? che curaggio e tenuto ,traditrice…….
Cu nu felillo ‘e voce ,Le chiedo scusa signora,le dicette ,ma ci conosciamo?
Io song Napule nun l’è capito an cora?”
Murtificata,acalaie a capa e ‘ncuminciaie a chiagnere.
“Perdoname Napule mia, io nun t’aggio tradita,pe nu duvere io me trove ‘cca
Io stongo ‘cca pe figlie,hanno perzo ‘o pate
E io aggia mantenè o carro pa scesa
‘CCa sto bona ,tengo na bella casa,tengo tutto,nun me manca niente
Ma io penzo sempe ‘a casa mia c’aggio lasciata a Napule
Chiena d’allegria ,chiena e sentimente ,chiena e ricordi,
chella casa addò pe l’urdema vota aggio vasato ammore mio.
Mo so rimasta sola, prigioniera da’ malincunia e da tristezza,
e nun esiste niente ca ‘mo fa turnà….
Napule mia si te putesse dicere chello che tengo dint’ ‘o core mio
Te farria felice,perciò crideme tu si tutta a vita mia…
E’ overo so nata a Napule ma a Milano aggia murì
TRADUZIONE:
Stanotte ho fatto un sogno che mi sembrava realtà. Mi trovavo in un parco grandissimo,seduta su una panchina. L’aria era sottile ,ed io guardavo il cielo azzurro,gli uccellini che felici volavano e cantavano. Intorno a me tanti fiori colorati,gialli,rossi,rosa,viola,come erano belli,sembravano un arcobaleno .All’improvviso vedo da lontano un’ombra avvicinarsi ,sembrava una signora elegante e molto bella che appena mi vide mi fece un cenno come per dire:Vieni , vieni … Incuriosita mi avvicinai e con grande cortesia le dissi:-Buon giorno signora ,mi ha chiamato? Ha bisogno?Non l’avessi mai fatto diventò una belva , e indignata mi rispose”Brava ,brava sei diventata straniera? Ti sei dimenticata di me,che coraggio hai avuto ,traditrice….Con un filo di voce le dissi:”Le chiedo scusa signora ,ma…..ci conosciamo “Io sono Napoli ,non l’hai ancora capito? Mortificata ,abbassai la testa e cominciai a piangere”Perdonami Napoli mia ,io non ti ho tradita,mi trovo qua per un senso del dovere ,io sto qui per i miei figli. Hanno perso il padre ed io devo tenere le redini del carro .Qui sto bene ,ho una bella casa ,ho tutto e non mi manca nulla ,ma io penso sempre alla mia casa che ho lasciato a Napoli ,piena di allegria ,di sentimenti e di ricordi ,quella casa dove per l’ultima volta ho baciato il mio amore. Ora sono rimasta sola ,prigioniera della malinconia e della tristezza e non esiste nulla che lo fa ritornare da me. Napoli mia se potessi dirti ciò che ho nel mio cuore ti renderei felice ,perciò credimi sei tutta la mia vita .E’ vero sono nata a Napoli ma a Milano devo morire
Autore: Porzia
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LA POESIA SUFI
Breve viaggio attraverso questa meravigliosa e poco conosciuta poesia. Alla scoperta dei suoi apparenti segreti , ai sui continui messaggi d’amore, alle visione ultraterrene e divine di questo sentimento –
La poesia dei Sufi intende esprimere l’Amore divino, la vicinanza con l’Amato o il Diletto, l’estinzione, la permanenza in Lui, il mistero che é oltre il dire oppure il senso di distacco, di separazione dall’Amato
Con versi rimati, ritmati, melodici, l’intimità più profonda ne viene toccata.
Il poeta sufi non è tanto interessato ad una letteratura fine a se stessa, egli cerca il Vero ed esprime così la sua piena realizzazione. Il mezzo per comunicare l’incomunicabile é la sua poesia. Poesia composta di parole spesso pronunciate in stato di ebrezza , di frasi estatiche inebriate da un vino dolce che portano chi le pronuncia e chi le ascolta a quel limite estremo che c’è fra l’umano e il Divino, e ancora oltre, dove il sale, lo zucchero o il miele disciolti nell’acqua diventano l’acqua
I Sufi sono maestri del velamento e dello svelamento, del simbolismo e della metafora, velano l’essenza ed al tempo stesso la svelano..Essa ha origini antichissimi. Si crede che i primi ad usare questa forma di espressione poetiche furono i beduini del deserto, i quali avevano una predisposizione naturale , dovuta , anche e , sopratutto, al loro stile di vita .
Ecco alcune meravigliose poesie, tra le più note e le più amate , che rappresentano meglio la vera, la grande, la sublime poes
L’ALLEGORIA DELLE FARFALLE
Meravigliosa poesia, di Attar, grande poeta Sufi…, è tra quelle più note ed amate.
E’ importante leggere gli ultimi versi… con attenzione. Essi, a prima vista, potrebbero sembrare un po’ misteriosi, ma poi, invece, rivelano ai nostri cuori il messaggio che il poeta ha voluto inviarci…
Il messaggio, infatti, stavolta non appare tanto sibillino ma, volendo, è suscettibile tuttavia
di diverse altre interpretazioni.
ALLEGORIA DELLE FARFALLE
di Attar –
Una notte le farfalle si riunirono
in assemblea, volevano conoscere
che cosa fosse una candela. E dissero:
“Chi andrà a cercar notizie su di essa?”
La prima andò a volare intorno a un castello
e da lontano, dall’esterno vide
una luce che brillava. Tornò
e con parole dotte la descrisse.
Ma una saggia farfalla – presiedeva
lei l’assemblea – le disse:
“Tu nulla sai”.
Ed un’altra partì, si avvicinò
arrivò sino a urtare nella cera.
Nei raggi della fiamma fece svoli.
Tornò, raccontò quello che sapeva.
Ma la farfalla saggia disse: “Tu,
tu nulla più della prima hai conosciuto”.
Un terza si mosse infine, ed ebbra entrò
battendo le ali forte nella fiamma
tese il corpo alla fiamma, l’abbracciò
in essa si perdette piena di gioia
avvolta tutta nel fuoco, di porpora
divennero le sue membra, tutte fuoco.
E quando di lontano la farfalla
saggia la vide divenuta una
cosa sola con la candela, e tutta luce
disse: “Lei sola ha toccato la meta, lei sola sa”.
Chi più di sé è dimentico
quello tra tutti sa.
Finché non oblierai
il tuo corpo, la tua anima,
che cosa mai saprai
dell’Amata?
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UN MIRABILE ESEMPIO DI POESIA SUFI…
dove la sua poetica scavalca ogni barriera culturale e religiosa
Se il Cielo non fosse innamorato
Jalaluddin Rumi *
Se il cielo non fosse innamorato
il suo seno non sarebbe dolce.
Se il Sole non fosse innamorato
il suo volto non brillerebbe.
Se la Terra e le Montagne
non fossero innamorate
nessuna pianta germoglierebbe
dal loro cuore.
Se il Mare non conoscesse l’amore
se ne starebbe immobile
da qualche parte.
Se il Cielo, le Montagne, i Fiumi e
ogni altra cosa nell’universo
fossero egoisti e avidi
come l’uomo e come lui cercassero
di conquistare e accumulare cose per sé,
l’universo non funzionerebbe.”
Jalal Al-Din Rumi,
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MORIRE D’AMORE
di FARID
Nel nostro linguaggio usuale sentiamo spesso l’espressione “morire d’amore“. Molto nobile ed universale è però la sua origine e qui… in pochi versi ci viene poeticamente e genialmente descritta
L’Amore… il vero Amore… non è spensieratezza…ma assoluta dedizione… di sé… ed oltre sé…
E’ la totale intima unione di anima e corpo degli Amanti al punto di diventar una cosa sola…
L’inizio dell’Amore, infatti, non è forse ansia… paura… perdimento di sé?
E la fine dell’Amore…non ci appare davvero come la perdita di una parte di noi…
come un morire?
Se non sei pronto a morire per il tuo amore…allora… il tuo è… proprio Amore?
Una verità assoluta e profonda, un insegnamento universale ed eterno ci giunge dai versi rivelatori e folgoranti di questo poeta mistico di quasi mille anni fa.
Ibn al-Fàrid (1181-1235)
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MORIRE D’AMORE
E’ Lui l’amore! Vive solitario perché
il suo riposo è fatica, un male il suo
inizio e la sua fine una morte.
Se vuoi vivere felice, sii martire d’amore
se no lascia l’amore a quelli che sanno
amare. Chi non muore davvero del suo amore
di vivere d’amore non avrà la ventura.
Elaborato da :boba. 52
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La speranza va a fondo.
Un barcone affollato
di migranti bambini, uomini e donne
nel nostro Mediterraneo
rotta di speranza e morte.
E’ affondata
storie, volti, nomi.
E’ affondato
dolore
Un paio di mutandine azzurre galleggiano….
E’ comunque una sconfitta dell’umanità
Pensare anche con il cuore è fondamentale.
Autore:Nicoletta 6.mi
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