Poesie di Eldy

Alda Merini

Alda Merini

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Alda Giuseppina Angela Merini 21 marzo 1931 – 1 novembre 2009.
Di Alda si conosce quel poco che lei stessa scrisse .
Si sa dunque che era una ragazza sensibile e dal carattere melanconico.
Esordisce come autrice giovanissima, a soli quindici anni, sotto la guida di Giacinto Spagnoletti che scoprì il suo talento artistico. Nel 1947 la Merini viene internata nella clinica Villa Turro dalla quale uscirà dopo qualche mese.
Giacinto Spagnoletti sarà il primo a pubblicarla nel 1950, nell’Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-1949, con la lirica “Il gobbo”, datata 22 dicembre 1948, e “Luce”, del 22 dicembre 1949. Nel 1951, su suggerimento di Eugenio Montale e di Maria Luisa Spaziani, l’editore Giovanni Scheiwiller stampa due poesie inedite dell’autrice in “Poetesse del Novecento”.
Nel periodo che va dal 1950 al 1953 la Merini frequenta per lavoro e per amicizia Salvatore Quasimodo.
Ad agosto del 1954 viene pubblicato il primo volume di versi intitolato “La presenza di Orfeo”. Nel 1955 esce la seconda raccolta di versi intitolata “Paura di Dio” con le poesie che vanno dal 1947 al 1953 alla quale fa seguito “Nozze romane” e nello stesso anno, edita da Bompiani, viene pubblicata l’opera in prosa “La pazza della porta accanto”.
Dopo “Tu sei Pietro” inizia un triste periodo di silenzio e di isolamento, dovuto all’internamento al “Paolo Pini”, che dura fino al 1972.
Si alterneranno in seuito periodi di salute e malattia, probabilmente dovuti alla sindrome bipolare, della quale hanno patito anche altri grandi poeti ed artisti.
Una poesia molto coinvolgente quella della “poetessa dei navigli” che non può non prendere chiunque si metta a leggere i suoi versi, una donna che sicuramente merita molto più spazio di quanto ha avuto, che ci contagia con la sua grande sensibilità non comune, figlia anche del dolore e della malattia.
Per questo ho pensato fosse giusto trascrivere alcune sue poesie, tra le mie preferite.
Per ultimo una sua frase: “……si può essere qualcuno semplicemente pensando……”

Spazio spazio, io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita:
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch’io lanci un urlo inumano,
quell’urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.

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Amore,
vola da me
con l’aeroplano di carta
della mia fantasia,
con l’ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d’albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa’ delle due braccia
due ali d’angelo
e porta anche a me un po’ di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa

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Ti aspetto e ogni giorno
mi spengo poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione
sia pari alla tua assenza
no, è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa
che non ti so regalare.

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Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell’acqua del sentimento.

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Accarezzami, amore,
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all’alba
se io sarò tra le tue braccia.

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Sono folle di te, amore
che vieni a rintracciare
nei miei trascorsi
questi giocattoli rotti delle mie parole.
Ti faccio dono di tutto
se vuoi,
tanto io sono solo una fanciulla
piena di poesia
e coperta di lacrime salate,
io voglio solo addormentarmi
sulla ripa del cielo stellato
e diventare un dolce vento
di canti d’amore per te.

Elaborazione fatta da :antonino8.pa
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Contributo di admin, 24 gennaio 2011 06:18.

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