Poesie di Eldy

Un pavone ?

Un pavone ?

pavone

Ecco, arriva,
più tronfio che mai,
con il suo seguito,
di vuoti a perdere.

Sguardo fiero,
portamento austero,
il pavone apre la coda,
arruolar nuovi adepti,
è il suo intento.

Ingrossar le fila , con chi,
sempre pronto ad applaudirlo,
non ha remore nel prostrarsi.

Il pavone, sempre pieno
di sè , mette in mostra
il suo vuoto, la totale
assenza di morale,
camuffandola a guisa di virtù.

Beato vive nella
propria corte,
indifferente ad etica,
sentimenti o ideali,
attorniato da fedeli,
piccoli esseri umani.

Da essi , falsi,
ipocriti adulatori,
ama farsi osannare,
per poter, il proprio io,
far lievitare.
Autore: Antonino8.pa

pavone-wikipedia

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il 29 novembre 2010 at 02:19, nella categoria: antonino8.pa. Lascia un tuo commento qui



la cariola

images14

la cariola

Nel lontano 1965 partimmo per Milano, io con la mia famiglia,
dei parenti ci avevano trovato casa.
Dalla Puglia con fervore arrivammo a Milano centrale, scesi
dal treno guardavamo in giro, e soprattutto in alto nelle arcate
della stazione. Pensavamo di aver sbagliato fermata, infatti mio
padre esclamò..!! dove siamo in una galleria ?
No tranquilli non avevamo sbagliato eravamo a Milano.
Chiedemmo a un tipo con camice che sembrava un bidello,
scusi signor bidello sa dirci come possiamo raggiungere p.ta Vittoria?
Il tipo rispose ; intanto non sono un bidello ma un porta bagagli,
dovete prendere il tram 25 appena qui fuori la stazione.
Usciti salimmo sul tram indicatoci, all’epoca cerano i bigliettai.
Finalmente il tram parte eravamo tutti stanchi non vedevamo l’ora
di arrivare a casa, nel frattempo il bigliettaio ad ogni fermata
continuava a dire che la corsa del tram terminava a largo Cairoli.
Io e i miei famigliari, non conoscendo ancora Milano non capivamo
cosa diceva il bigliettaio, tra noi ci chiedevamo cosa volesse dire
di questa larga cariola. Intanto il tram continuò la sua corsa,
giungendo alla fine in largo Carioli.
Vediamo che tutti i passeggeri scendono, invece la mia famiglia
rimane sul tram. Naturalmente il bigliettaio c’invita a scendere
perché la corsa finiva.
Noi arrabbiatissimi chiedemmo come fare per raggiungere la zona
di p.ta Vittoria, dove troviamo adesso questa larga cariola che ci
accompagna a casa ?
La risposta dell’uomo…!! ma no cosa dite non c’è nessuna cariola,
siete in una p.zza chiamata largo Carioli, dovete riprendere il prossimo
tram con lo stesso biglietto raggiungerete la vostra destinazione.
Certo che a pensarci oggi, avevamo proprio fatto una bella figura.
In casa misi un quadro con un disegno di una cariola per non
dimenticare questa avventura, quando guardo il quadro mi scappa
sempre da ridere.
Spero, di avere fatto ridere anche voi .

Carissimi amici ho cercato di trasferire fedelmente ciò che avvenne in quel lontano 1965.Capisco che, a voi, potrebbe sembrare strano quella forma espressiva poco scorrevole e piena di errori Ci tengo, comunque,  a farvi presente che ho cercato di mettere in risalto il modo di esprimersi di mio padre, con l’intento, di colorare e rendere più piacevole questo mio racconto .
Grazie per l’attenzione, vi saluto tutti. Ciao

Autore: Miki

Questa poesia è stata scritta da admin, il 28 novembre 2010 at 18:57, nella categoria: miki. Lascia un tuo commento qui



AMICA

AMICA

friendship

NELLA STANZA DEI MIEI RICORDI
NON AVEVO MAI INCONTRATO UNA AMICA.
ORA HO INCONTRATO UN ANGELO
ANZI UN TESORO,
MI HA TRASFORMATO,
MI HA RESO CONSAPEVOLE
DELLA VERA AMICIZIA.
LA DISPONIBILITA ,IL RISPETTO,
L’AFFETTO E IL SACRIFICIO,
SONO LE REGOLE CHE SOSTENGONO
L’AMICIZIA.
TUTTO SI E’TRASFORMATO IN ME
MI SENTO PIU’ SERENO.
RESPIRO IL TUO PENSIERO E
ASPETTO CON ANSIA UNA TUA PAROLA.
GRAZIE AMICA MIA ANGELO MIO.
SEI IL COMPLETAMENTO DELLA MIA VITA.
Autore Fernando

Questa poesia è stata scritta da paolacon.eldy, il 27 novembre 2010 at 09:39, nella categoria: fernando. Lascia un tuo commento qui



UNA GIORNATA INDIMENTICABILE-

 

 

angelo-nero

Dopo una giornata da turista, in giro, per la città di Roma,,.. sentì una leggera stanchezza,
Sapevo, dentro me, che avevo abusato delle mie forze, avevo preteso un po’ troppo dalla mie possibilità, ma ero così felice di essermi trovato insieme a tanta brava gente che non volli mollare, neanche, per un solo istante. Quelle sensazioni di piacere che mi accompagnarono per tutto il tempo di quel meraviglioso soggiorno erano ancora intense dentro me,
E, mentre, lentamente, insieme al mio carissimo amico, mi avviavo alla volta della stazione, esse continuarono ad avvolgermi nel loro meraviglioso mantello, facendomi rivivere, attimo per attimo, momento per momento, tutto ciò che questo raduno mi ha saputo regalare. Tanto, da non ascoltare quella vocina che, da di dentro, mi gridava forte:
-Fernando, riposati, mettiti un po’ a sedere, recupera le energie, concediti qualche attimo di pausa.
Ma ero troppo preso da ciò che mi circondava che non volli dare ascolto a quei segnali, così chiari, così eloquenti che il mio corpo continuava a mandarmi.
Mi sentivo felice come un ragazzino. Ero riuscito ad appagare i miei desideri, quelle aspettative che, all’inizio, non credevo di poter raggiungere . Ero riuscito, finalmente, a conoscere tante meravigliose persone.
In verità, alcune li conoscevo già, altre li avevo viste solamente in foto, altre ancora, invece, non li avevo mai conosciute e, fare la loro conoscenza, per me, fu un momento di grande soddisfazione.
Credo che sia stato il coronamento di un sogno, il completamento di qualcosa che iniziò attraverso le poche, frettolose e timidi scambi, tra le pagine di quel programma di chat che ci ha unito e che continua a regalarci momenti indimenticabili..
È stato una gran fortuna venire a conoscenza di questo programma. Mai e poi mai avrei potevo immaginare che ci fosse una chat così bella, così interessante, dove poter trascorrere dei momenti di tranquilla comunicazione, Sono veramente felice di essere approdato in questa meravigliosa isola, dove, credo, mi sono perfettamente integrato e nella quale mi sono oramai identificato. Tanto di voler continuamente, amplificare e migliorare i miei rapporti.
– Miky , devo confessarti una cosa, vorrei fare salti di gioia per quanto sono contento, ma mi devo, assolutamente, mettere seduto, mi sento troppo stanco! .
-Oggi, abbiamo girato così tanto e, credo, d’aver preteso troppo dal mio esile fisico. Non sono più quello di qualche anno fa, quando raduni come questi li affrontavo con ben altro impegno. Pur riconoscendo che, ancora oggi, l’entusiasmo è sempre tale e quale.
-Sai, caro amico mio, vado a cercare una panchina,.
-Fino a quando il treno non sarà al binario stabilito, ne approfitterò per riposare un pochettino -Sono sfinito! Aggiunsi, e quel tono di voce palesava un evidente stanchezza, che, sicuramente, non sfuggì al mio caro amico..
-Mi raccomando, Miky ti lascio la valigia in custodia e vado a sedermi in quella panchina prima che qualche altro mi preceda facendomi svanire anche quest’unica possibilità
-Vai tranquillo, Fernando!!! ci penso io . ,
– Riposati un po’, mi occupo io del resto, non stare a preoccuparti.
-Stanco e affaticato raggiungo quella panchina poco distante da noi,
il posto, per fortuna, era ancora libero, e mi siedo,
C’era altra gente seduta, ma stanco com’ero, in un primo momento, non badai a loro..
Man mano che il tempo passava, di tanto in tanto lanciavo qualche sguardo verso loro, alla ricerca di un contatto con il quale poter scambiare, nell’attesa di imbarcarci sul treno, qualche parola.
È risaputo che in posti come questi le possibilità di socializzare è molto facile,  serve a rompere quella monotonia delle attese che, a volte, sono così stressanti e assai noiose.
Alla mia destra ci stava una signora dalla corporatura un po’ robusta, un po’ avanzata negli anni, ma dai lineamenti non troppo marcati, anzi, per quel che, con circospezione, riuscì a vedere, sembrava piuttosto piacevole come donna e molto fine.
Aveva una carnagione di un colore chiaro, tipico di chi è seduta già da tanto tempo in quel posto all’aria aperta, e il freddo pungente di quel giorno, la stava sottoponendo ad una sfida impari.
Infatti, era appallottolata in quel cappotto in cerca di un lieve e piccolo calore .
Lungo la schiena scendeva una folta capigliatura, di un biondo fresco di tinta, che le devano un aspetta interessante.
Alla mia sinistra, invece, c’era una ragazza, molto più giovane della signora.
Stava sdraiata nella classica posizione di chi stesse dormendo o volesse dormire .
Non ebbi occasione di carpire, attraverso uno sguardo sommario e furtivo, qualche segno particolare, . Lei, come se avesse avvertito la mia presenza, si girò di scatto, e il suo viso, improvvisamente, mi comparve davanti a gli occhi, era di espressione di chi non stesse dormendo o di chi si fosse svegliato in quel preciso momento, ma era di un’immagine di sofferenza, di chi stesse maledettamente male, da far paura. Per brevi istanti non riusci a proferire parola, rimasi come pietrificato, il sangue mi affluì alla testa con una frequenza tale da temere per la mia persona. Poi, fortunatamente , ebbi un bagliore di lucidità che mi diete il coraggio e  la forza di gridare :-Aiuto , a i u t o , non dorme ! Rantola!!!!!!-
In preda ad una sensazione di angoscia, volsi lo sguardo verso il mio amico, sapevo che era lì nei paraggi, cercandolo tra quella gente che di fretta passava da quella zona .
Gridai a squarcia gola, Miky!  Miky!! Gridai ancora , ma, dalla mia bocca, uscì, solamente un lieve alito di voce tremante dalla paura, dall’angoscia, dallo sgomento e da quell’impotenza che mi stava attanagliando, lasciatomi pietrificato e incapace di portare soccorso..
-Sta morendo, aiuto, questa ragazza sta morendo, chiedete aiuto , .
-Miky, non dorme ! Rantola……sta morendo, continuai a gridare al mio amico che, nel frattempo, si era avvicinato a me. La signora che stava alla mia destra si alza di scatto, in un baleno balza accanto alla ragazza urlando all’impazzata, la chiama per nome,.Io, naturalmente, non sono riuscito a capire, in quei frangenti carichi di tensione, non riuscvo minimamente a sentire .
La prende tra le braccia, l’ attira a se continuando a gridare : non non mi lasciare, non mollare, le lacrime scendevano a fiumi, mentre quella signora gli praticava il massaggio cardiaco.
Notai, con gran rammarico, le tante persone che  passavano veloce da quelle parti e non si fermavano a dare soccorso, tanti si limitavano a lanciare uno sguardo furtivo continuando la loro corsa verso i treni , Un senso di rabbia mi percuote davanti a tanta indifferenza, mi sentì svuotato, inerme , in balia di qualcosa più grande di me .
Non ricordo bene cosa successe , ma credo di aver alzato lo sguardo verso il cielo, i miei occhi andavano in cerca di qualcosa, forse di una luce, di un bagliore qualunque, un qualsiasi segno che potesse mettere fine a quella situazione tragica e drammatica.
Nel frattempo, Miky, con prontezza e con una calma fuori del normale, tira fuori il cellulare e chiama la polizia, poi, vedo che rifà ancora un numero e chiama l’autoambulanza,” ossia il 118” ..
Si sentono delle grida in lontananza, finalmente, s’incomincia a vedere gente che, correndo, si precipita verso di noi .
In poco tempo la zona viene invasa da tantissime persone, alcuni, semplici curiosi, altri desiderosi di portare il loro aiuto, c’è un caos infernale, un via vai di gente .Si sente che qualcuno grida un dottore…, un medico…., c’è un pronto soccorso, andate a chiamare un medico, sta morendo…, correte…., non perdete tempo…., vi prego.
Altri che esortano a non toccarla, gridando.
-È una drogata!, è un tossico! non toccatela!
La ragazza scivola a terra, mentre quella signora, in preda ad una disperazione, non sa più cosa fare e, tenendola ancora tra le braccia, continua con la respirazione bocca a bocca .
Tra un fiume di lacrime che gli avvolgono il viso per intero, urla, si dispera, aiutatemi!
-Vi prego, aiutatemi!!!!
Io rimasi pietrificato, non riuscivo neanche a fare un passo.
Ero li, immobile,  quella massa di gente che stava sopraggiungendo mi spintonava senza riguardo, alcuno .
Qualcuno, addirittura, passandomi accanto mi fulmina con lo sguardo, in segno di rimprovero. In un primo momento non riesco a capire il perché di quegli sguardi feroci . .
Avrei voluto gridare, far capire a quelle persone che sono stato il primo ad accorgermi di quello che stava maturando lì, del dramma che si stava sviluppando davanti ai miei occhi, ma, specialmente, dentro di me. Infatti, stavo vivendo un drammatico episodio, forse , uno dei più brutti della mia vita , tanto da essere rimasto come in trance, come un manichino senza corpo e senza anima. Si! Volevo dire dire a quel signore tutto questo, volevo rubare un’espressione dolce, avere un po’ di considerazione , magari, qualche parola di conforto, Anch’io, in quel momento, sapevo d’avere bisogno una parola che potesse sollevarmi, non pretendevo molto, solo un un po’ calore umano, stavo male e nessuno si rendeva conto. Si, Signore sono io che ho incominciato a gridare! Io che ho messo in moto la macchina dei soccorsi, ma dalla mia bocca, anche in quel frangente, non usci proprio niente.
Quei pensieri morirono sul nascere, rimasero racchiusi, ancora una volta, in quella mia mente, sempre più in preda ad una confusione incontrollabile.
Poi, finalmente, capì del perché di quegli sguardi; mi resi conto che erano da attribuire alla mia posizione.
Senza rendermi conto ero scivolato verso quella ragazza , diventando d’intralcio alla gente che stava portando soccorso, così, con un passo ancora incerto mi allontanai di qualche metro,
Cercai di intravedere Miky, volevo sapere che fine avesse fatto, avevo bisogno di rifugiarmi tra le sue parole amiche, non stavo bene, ero angosciato, Ma Miky, era lì, in mezzo alla signora a dare il suo aiuto, a far sentire il suo conforto. Il sapere che, almeno lui, stesse facendo il possibile, lui, l’amico mio, il mio cuore si riempi di gioia, fui veramente invaso da una sensazione di contentezza e nello stesso tempo da un desiderio di speranza che un miracolato potesse succedere da un momento all’altro.
Da li a breve i poliziotti sopraggiunsero, allontanando quella bolgia di gente che si era raccolta.
Poi, con la sua classica sirena, fu la volta dell’autoambulanza, con i barellieri che correvano con la lettiga in mano.
-Largo, largo , spostatevi per favore, gridano i barellieri insieme ai poliziotti, facendosi largo tra quella folla che era diventata numerosa .
Mi sollevo sui piedi per poter vedere al di la di quella gente ancora angosciato, e la vedo adagiata sulla lettiga, con la maschera d’ossigeno in bocca, mentre un medico, ”doveva essere sicuramente un dottore” stava misurando la pressione. Poi, fece un cenno con il capo agli infermieri, i quali, con prontezza, aprendosi un varco tra la folla si precipitarono verso l’autoambulanza.
Mi passarono davanti come una saetta e quello fu l’ultimo istante che la vidi,.
Non so come, non so da quanto avevo iniziato a farlo, ma stavo pregando, pregavo a voce alta, pregavo per lei e per tutti i ragazzi che avevano fatto scelte sbagliate.
Chiedevo a “qualcuno lassù” che aprisse una porta, la porta della speranza, della salvezza per quanti non sapevano cosa stessero facendo, per quanti, inconsciamente, avevano intrapreso questo cammino senza ritorno .
Mi rendo conto che, forse, con questa mia vi ho angosciato non poco. Non avrei voluto, credetemi , ma perdonatimi, se potete , volevo, solamente, rendervi partecipi di ciò che ho vissuto e dal quale ancora oggi non sono riuscito a distaccarmi. Infatti, ho davanti ai miei occhi quelle scene agghiaccianti che hanno lasciato un segno indimenticabile.  Come un marchio indelebile, appiccicato sulla mia pelle che porterò sempre con me:
Eppure, tantissime volte avevo letto di episodi di questo genere , capitati a tanta gente in maniera casuale e, credetemi, tutte le volte mi sono immedesimato in loro, cercando, addirittura, di creare un linea da adottare , di essere , eventualmente, preparato ad un evenienza del del genere .
Ma vi assicuro che nella realtà è completamente diverso.
Quando hai per la mani una vita che se ne sta andando, quando ti trovi l’immagine di quell’angelo nero che scende per rubare quell’anima, non so quanti di noi saprebbero essere se stessi,  saprebbero mantenere il loro controllo.
Vi auguro, con tutto me stesso, di non trovarvi mai in situazioni del genere,  perché sono scene atroci che resterebbero impresse, per sempre,  nella vostra mente .

Autore :Fernando & Domè

Questa poesia è stata scritta da admin, il at 04:28, nella categoria: fernando. Lascia un tuo commento qui



UNA SERA A TEATRO Poesia scritta da robertadegliangeli

 

     images4

  Dolore che prende coscienza.
       Buio squarciato!
       Da uno spettacolo,
       si credeva ” spettacolo ”
       lo è stato, ma principalmente,
       storia di vita,
       quella che diventa NON vita,
       finisce un giorno, quando,
       un adulto allunga le mani,
       sul corpo bambino,
       rubando il futuro,
       rubando la vita,
       perché nulla sarà come prima.
       Gli occhi disincantati,
       chiedono aiuto ma
       difficilmente lo fa con la voce.
       Così nessuno sente, nessuno sa.
         Autore:robbi

Questa poesia è stata scritta da admin, il at 00:58, nella categoria: robertadegliangeli. Lascia un tuo commento qui



« Poesie Precedenti
» Poesie Successive