Il tramontar degli anni,
la nera signora m’invita
con falce e sguardo cupo.
Vattene signora dal manto nero,
non è giunto ancora il mio momento.
Anima viva di ricordi ,
percorro i miei anni belli.
Vita , vita mia
povera ma ricca nei sentimenti,
amor mi desti .
Amor di donna figli nipoti amici.
Ricordi che non si dimenticano.
Ritornare ai miei vent’anni,
che ne volevo aver quaranta,
perché guardavo gli altri amarsi.
Non capire nell’infanzia ciò
che dicevano i grandi !!
Autore: Miki
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Ho federkicco gioia del nonno,
fai la ninna che poi ti porto nel porto
dove ci sono tante lucine grandi e piccine.
Se poi le tocchi diventan stelline
illuminando il tuo visino bellino.
Gioia del nonno mi guardi negli occhi
con quel faccino rotondo rotondo,
faccio una smorfia e sorridi al tuo nonno,
e già tardi ma questa ninna del nonno
fa dormire solo il tuo nonno.
Ed ecco che arriva mammotta
con una calda pappotta,
e Federkicco la mangia in un botto,
ti gira ti volta fai il ruttino
t’addormenti di colpo.
Al mattino ti svegli
Con due occhietti vispi
il nasino un campanellino
le orecchiette anche lor son belle
la boccuccia a fior con ciuccio .
poi col nonno giochi con la sabbia nel porto,
e con le lucine di sera al tramonto .
autore: Miki
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Capitolo 1*
Pomeriggio assolato, cammino per il viale fiancheggiato da alberi, l’erbetta è verde, l’aria è fresca.
Mi siedo su una panchina, il sole filtra fra i rami facendo ombre e luci.
I miei capelli biondo oro luccicano sotto i raggi del sole.
Mi siedo, guardo in giro, bambini che giocano correndo e ridono gioiosi.
Io aspetto, aspetto il mio lui che, come al solito non arriva.
Passano cinque, dieci minuti, guardo in fondo al viale ma non c’è, non arriva ancora.
Comincio a spazientirmi,”uffa! è sempre il solito che si fa attendere”, questa volta penso, altri due minuti e poi me ne vado.
“Manuela!,Manuela!!”Sento una voce dietro di me.
Una voce che conosco bene, una voce calda sensuale.
È lui che mi chiama, è lui che corre verso di me senza fiato per recuperare il tempo perduto.
“Nicola ciao!” gli dico, un po’ irritata per il suo ritardo. Ma lui sa come farsi perdonare, un sorriso, una strizzatina d’occhio ed il sorriso spunta sul mio volto.
Mi alzo, poi prendendoci per mano come ragazzini un po’ adulti, ci incamminiamo lungo il viale per una romantica passeggiata nel parco.
Lo guardo negli occhi, marroni e profondi, lui mi guarda nei miei, verde smeraldo e ci perdiamo in uno sguardo.
Passeggiamo a lungo, silenziosi e tranquilli, mano nella mano e ci sembra ti toccare il paradiso tanto è grande il nostro amore.
Un chiosco, “lo vuoi un gelato Manuela?”
“Si! Grazie, nocciola e fiordilatte”, prende due gelati, lui cioccolato e panna, i suoi gusti preferiti e assaporandoli lentamente giunge la sera.
Ci dobbiamo lasciare, devo tornare a casa, a malincuore ma devo tornare.
“Nicola, quando ci vediamo di nuovo??”
“Non so amore mio, lo sai che ho problemi, ci sentiamo dai, ti chiamo”
Un po’ rattristata come al solito abbasso gli occhi, lui mi solleva il mento e lo sguardo si incrocia, le bocche si cercano e si uniscono in un bacio lungo e appassionato, un bacio che sappiamo solo noi.
(continua…)
autore:Maurizia
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In tanti momenti di cupa solitudine ci siamo ritrovati come due naufraghi alla deriva, come due esseri privi di forza e con un maledetto bisogno di essere capiti, di essere compresi per non soccombere nel vuoto che ci avvolgeva, tra quel nulla che ci circondava.
Due naufraghi partoriti in spiagge così lontane, tra scenari di paesaggi così diversi, dove si sono nutriti di sole parole per tanto tempo. Per troppo tempo questo unico ed esile filo ci ha uniti, ci ha stretti in una morsa dalla quale non abbiamo saputo trovare la forza di svincolarci. Era così bello essere in balia di queste parole, ora forti, ora lente , che sapevano entrare con grazia e con dolcezza in noi, trasportandoci in universi immaginari, dove il tutto era niente, il troppo diventava poco, ma carichi di essenza vitale che allontanava la sensazione di solitudine che ci assaliva. Furono solo semplici parole, ma di una risonanza tale da essere capace di fare germogliare vigoroso quel fiore di speranza e d’entusiasmo che, tante volte, ci ha visto perdenti di fronte ai grandi spettri della solitudine.
La lontananza, però, incominciava a mietere le sue vittime.
Le sole parole incominciarono ad essere strette in quell’orizzonte della mente che, piano piano, compariva davanti ai nostri occhi.
La necessità, il bisogno di qualche contatto fisico, qualche lieve e soffice sensazione, tramite un piccolo sfioramento di una semplice e morbida carezza, che, oltre a riempire il cuore, sapesse trasmettere calore, protezione, amore, incominciava a prendere forma.
Il bisogno morboso di sentirsi vicini, di guardarsi negli occhi, d’avvertire il respiro addosso per sentirsi vivi, reali, di sapere di esserci, di esistere nel cuore, nell’anima, come esseri che si vogliono appartenere, che si vogliono amare, si faceva prepotentemente avanti…
trasferendo il nostro pensiero, con una nota d’invidia e di gelosia, tra quella gente che tutti i giorni si accarezza, tutti i giorni si guarda negli occhi, a cui si dice senza timore: “Ti Amo”.
Più questo pensiero viaggiava tra queste persone e più aumentava il desiderio di essere come loro, di percepire, di sentire e di poter dire “Ti Amo”, di sentire sfiorare con quella mano delicata la nostra pelle, sentire dentro di noi quei brividi, quelle bellissime sensazioni, che portavano lontano dalle delusioni del momento.
Sono quelle le goccioline d’acqua che, in quei precisi momenti, dissetano e appagano dei tanti stenti, del tanto dolore di quel fuoco della solitudine che ci ha divorato per tanto tempo.
Allora incominciamo a sentirci in estasi, tra quei suoni melodioso che si propagavano nell’aria che ci circondava. Sentendo, il respiro, il battito del cuore, il tumulto dell’anima dentro di noi .
Era troppo intenso il desiderio di voler chiudere gli occhi, per un solo istante, e pensare, attimo per attimo, momento per momento, a quei movimenti di mani ,quando sfiorono delicatamente la pelle, quando affondano le sue calde dita nel morbido corpo, percependo i battiti di un cuore innamorato, che felice continuava a volare, come vola quel piccolo uccello in quell’immenso cielo, facendo capire quanto è contento per ciò che sta vivendo.
Sai, finalmente, di essere il vero oggetto dei suoi desideri. Sali al centro dell’universo, dove tutto ruota intorno alle tue mani come un bimbo quando gioca con suoi balocchi, in quel mondo tutto suo, tra quell’aria carica di semplicità e di purezza come i suoi occhi sanno sprigionare.
In quel gioco senza fine ci si ritrova sempre più vicini a quell’abbraccio, a quell’unico destino,
incominciando a scrivere, giorno dopo giorno, la nuova pagina di storia vita, la verità di un sogno virtuale divenuto realtà ……………………………………………………
autore:Domè
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