Nella tenue foschia
accarezzo il confine del monte
che quinta diventa
nell’arco del mio sguardo,
oltre è il nulla , forse ,
o un altro monte
che identico ripete questo spazio;
per me finisce
su quella linea verde blu
che si confonde con l’aria,
mi siedo e contemplo
queste quattro mura
di terra e di cielo.
autore:francomuzzioli
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Chiuso nella certezza di mura note
penso al di là dell’uscio
cose che accadono
non mie
ma che vorrei ,forse !
Come chi spia di nascosto.
Io sono l’occhio della casa
regalo pensieri
agli oggetti di sempre,
simbiosi crudele
di chi teme l’incerta nebbia
che confonde cose e sogni
al di là di ristretti orizzonti.
autore:francomuzzioli:
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Passarono velocemente le ore quel pomeriggio assieme.
lei era dolcissima.
Era esattamente come l’avevo conosciuta in chat.
Siamo stati per tanto tempo in silenzio e ci guardavano sorridenti,
sapevamo tutto di noi, ci eravamo confidati, ci eravamo raccontati,
sera dopo sera, ora dopo ora, eravamo vecchi amici, sapevamo tutto.
Mentre seduti al tavolino della veranda sul mare gustavamo un gelato
enorme, le nostre mani si toccarono per caso, si sfiorarono.
Quello fu l’inizio. Da quel momento le nostre mani non si lasciarono piu.
Si stringevano, si accarezzavano, le dita si incrociavano in giochi voluttuosi
per tornare ad accarezzarsi, unirsi con i palmi , unirsi con i dorsi,
strette che per descriverle non basterebbero libri.
E gli occhi si fissavano gli uni negli altri. Per ore.
Il cielo che prima era azzurro, divenne rosa, poi rosso e infine il sole
scomparve laggiù dove il mondo finisce, era l’imbrunire.
Il sogno stava per finire e chissà se si sarebbe ripetuto.
Ti accompagno?
No, ti ringrazio, preferisco lasciarti cosi, col ricordo di questo tramonto.
Ti accompagno all’autobus? Staremo ancora due minuti insieme.
Mano nella mano come due scolaretti ci avviamo alla fermata .
Ancora una volta i nostri occhi si fissano intensamente.
L’autobus si ferma con la porta posteriore aperta davanti a noi.
Mi porge la borsetta e si tira su la gonna sopra le ginocchia,
si aggrappa al corrimano e alza la gamba ma l’autobus è distante e il gradino è alto.
Ti aiuto?
No, ce la faccio da sola, grazie.
Scende dal marciapiedi per avvicinarsi al gradino che è diventato più alto.
Prova con l’altra gamba , la mano con la quale si teneva al corrimano
ora cerca di sollevare la gamba.
Aspetta che ti aiuto!
Poso la borsetta sullo scalino e le abbraccio la gamba. Finalmente lo scalino è raggiunto.
Lei prova ad issarsi. Inutilmente.
Ti aiuto aspetta. Grazie si, risponde.
Da dietro mi rendo di quanto grande fosse quel sedere.
Le mie mani affondano in tutta quella abbondanza senza reticenze e pudori
spingo con tutte le mie forze, spingo, spingo. Due mani pietose dall’interno accorrono in nostro aiuto.
Un sibilo, la porta si chiude, una nuvola nera mi investe: quando riapro gli occhi è gia lontana.
Mi pare di vedere una mano salutare dal finestrino, faccio ciao anche io.
Forse è l’addio ad un sogno.
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I folletti dello schermo
aiiuuaaahhhhhh
s’intrometton nelle teste
eauiiaaahhhhhh
tutto folle ed incoerente
aeoiuaaahhhhh
non ammetton cose serie
oauiieaaahhhhh
un motivo armai comune
uiiaoeaaahhhhh
con un po’ d’infantilismo
aooiieaaahhhhh
nella chat è il solo eco
oeeiiuaaahhhhh
è il pensiero dominante
uuaiieaaahhhhh
un linguaggio inconsistente
ooiaueaaahhhhh.
autore: francomuzzioli
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