Storie
“Non posso leggere, storie di vita militare, non posso… scusami.”
Così ho letto ieri… eppure è vita, una vita come tante, un lavoro come tanti…
Cara amica non aver timore a leggerle… non uccidono forse fanno solo riflettere, sul cammino..da dove siamo partiti e dove stiamo andando.. sono le storie… Storie di uomini, che s’intrecciano con un destino… in apparenza uguale per tutti , in realtà fatto di sacrifici , rinunce..silenzi immensi dove non è consentito pensare, giudicare… ne piangere. Storie di uomini,di madri, di figli..appesi ad un filo del telefono, appesi a notti insonni..a paure che attanagliano il cuore, che non fanno respirare..vivere, storie che chi non vive sulla propria pelle, difficilmente può capire.. . Storie di abbracci e lacrime… quando un treno, una nave un aereo ti porta via, storie di sorrisi, di abbracci e lacrime di gioia quando si ritorna e senti le carezze le braccia di chi ami intorno al collo. Storie di uomini, di amici come fratelli… che hai visto cadere e non rialzarsi, storie che tornano chiuse in casse di legno avvolte in una bandiera… Storie che non lasciano fiato, che vivono il presente senza domandarsi del domani… storie di uomini che lottano, per il proprio paese, affinché non ci sia più nessuno che faccia saltare in aria con l’esplosivo gli innocenti… storie che spesso si pagano con la vita affinché gli altri possono godere della propria. Storie d’incredibili amori, vissuti in un momento… amore in tutte le sue forme e sfumature… amore di due occhi che ti guardano su un corpo denutrito… che tendono la mano… e chiedono senza parlare… e tu sei lì, che offri una caramella un cioccolato… consapevole in ogni istante, che se occorre donerai la vita..per quel bambino, per quella madre per quella donna che può essere tuo figlio, tua madre.. tua sorella.. o la persona che ami..Storie di uomini guerrieri..che lottano.. in silenzio..per un sogno… che si chiama libertà. Storie di uomini che tornano cambiati, per quel che hanno vissuto, per le crudeltà che hanno visto… sono uomini come tutti,forse solo con un cuore pieno di lacrime..difficili da mandare giù.
Autore: angel1.vr
Questa poesia è stata scritta da francesco7.pv (angel.vr). Lascia un tuo commento qui
Ieri sera ho visto il film “il bambino con il pigiama a righe”,che considero uno dei migliori mai visti e ne obbligherei la visione a tutti gli adolescenti e ovviamente a tutti gli altri.
Mi sono nate alcune considerazioni che riporto:
Il bimbo con il pigiama a righe
Ti vedo triste al di la del filo spinato,
vuoi giocare con me? Ho la tua età,
perché non puoi? Hai fame dici?
Ecco il mio pane: Non basta quello?
Hai tutte le fami del mondo?
Ma esci ti prego, non rimaner li chiuso.
Chi ti trattiene in codesto modo?
I soldati? Gli altri uomini? Mio padre?
Che senso ha per un bambino restare lì
sporco, affamato e con un pigiama a righe?
Ora vengo da te, mi vesto con le tue vesti
ti porgo la mano e cammino con te
nelle miserie e nelle tribolazioni
solo così potrò un domani chiamarmi uomo.
Autore: francomuzzioli
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Parafrasando una famosa canzone di Luco Dalla “noi che siamo di Genova “il mare lo abbiamo nel DNA.
E chi come me arrivava a Genova dalla perifriferia verso i monti, si trovava all’improvviso uno spettacolo meraviglioso: una distesa di navi alla fonda che pazientemente aspettavano giorni e giorni per poter attraccare al molo , essere scaricate e poi ripartire per altri mesi di mare attorno al mondo.
Il porto brulicava di persone: era un formicaio. Marinai, operai, affaristi, falegnami, tubisti, brasatori,
Gente scalza e persone col turbante, facce bruciate dal sole ; neri coi capelli ricci e gli occhi rossi che per un ragazzo di quattordici anni come me era impossibile non guardare meravigliato.
Pasquale quella mattina mi disse:< Nan, oggi vieni con me, andiamo a bordo>.
Era una specie di parlare in codice. Non era necessario specificare. Sentirsi dire NAN da un anziano era un complimento, dire andiamo a bordo significava che quella mattina saremmo usciti dall’officina e passando per i carrugi di Genova, saremmo entrati in porto. Solo pochi eletti lo potevano fare: c’era la Guardia di Finanza e la Polizia che controllavano gli ingressi. Ero con Pasquale….. ero con lui, lo accompagnavo su di una nave.
Nessuno mi guardava, nessuno mi diceva NAN. Questo significava una cosa: mentre ci avviavamo fra le calate tra casse, sacchi di caffè, enormi mucchi di carbone, cataste di tronchi enormi, se nessuno notava che ero un ragazzino significava che ero uno come loro: Ero un uomo. Ero grande.
<Vieni, siamo arrivati, è questa> mi disse. Erano le uniche parole che pronunciava da quando mezz’ora prima avevamo lasciata l’officina.
Salendo su per lo scalandrone mi disse:< Stanni attento a no scuggiâ, chi ghè tûttû untu> .
Infatti era una piccola petroliera con un odore terribile che prendeva alla gola e tubi di tutte le dimensioni che attraversanano la nave in tutte le direzioni costringendomi a guardare dove mettevo i piedi invece di curiosare come avrei voluto.
<Aspetime chi> mi disse infilandosi dentro una porticina di ferro.
Sentivo la nave tremare con un rumore sordo, continuo, monotono. I motori erano sempre accesi.
Mi guardavo attorno, curioso, orgoglio, meravigliato- Sono rimasto per un po’ a guardare le enormi gomene arrotolate con cura e immaginavo di arrivare io in porto a prua della Mia nave e lanciare la sagola a terra al marinaio che avrebbe ancorato la Mia nave alla bitta.
Non mi aveva detto cosa saremmo andati a fare sulla nave: ero convinto che avesse bisogno di riparazioni e che Lui e io l’avremmo riparata.
Non so quanto aspettai Pasquale ma ricordo che il tempo fu suffiente per osservare tutto. Tutto quello che si poteva vedere da dove mi aveva detto< aspetta qui>
Quando tornò aveva una scatola di legno lucido e scritte che parevano d’oro in mano:<E’ una bussola questa> mi disse, quella del Capitano. <Sei capace di portarla senza farla cadere?>
Ecco che in un attimo tutto il mio sogno è svanito: ero solo un ragazzino a cui si facevano raccomandazioni.
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cittadini di Auschwitz
Bianche nuvole dai camini di Auschwitz
nessuno sapeva ad Auschwitz
cosa fossero quei lunghi fumi.
Nello sferragliare dei merci
un odore invadeva Auschwitz
nessuno sapeva ad Auschwitz
cosa fosse quel tanfo osceno.
Grida, spari e luci ad Auschwitz
nessuno sapeva ad Auschwitz
chi spargesse nell’aria tanto odio.
Ma cittadini di Auschwitz
chinate ,chinate il capo in eterno
fratelli della morte siete stati.
Autore: francomuzzioli
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la memoria ogni giorno,
perche si ricordi cio’ che è stato,
perche queste persone non siano dimenticate,
perche certe cose non accadano piu’,
crudeltà,superiorità,ingnoranza,cattiveria,
sofferenze,paura,angoscia,dolore,morte,morte,morte,
esseri umani privati della dignità,
sottomessi,torturati,violentati nel corpo e nell’anima,
e nessuno sapeva,nessuno voleva vedere,
crudeltà,superiorità,ingnoranza,cattiveria,
sofferenze,paura,angoscia,dolore,morte,morte,morte,
la memoria ogni giorno
Autore: annalisa
Questa poesia è stata scritta da annalisa3.bg. Lascia un tuo commento qui