Domani è l’ultimo giorno, poi si torna a casa, cosa ne sarà di te che rimani qui, piccolo amico.. Italo mi guardava, inclinando la testa un po a destra un po a sinistra, accucciato accanto a me.. gli avevo messo al collo fin dal primo giorno che lo incontrai il foulard tricolore, gli avevo dato da mangiare, e gli avevo dato un nome Italo,da quel giorno..lui era stato sempre con me, mi seguiva ovunque come un’ombra. Tutti gli volevano bene, ed erano abbracci e coccole. Cosa ne sarà di te, soffrirai a non vedermi più, io sono abituato agli addii..ma tu nel tuo piccolo cuore di cane soffrirai,e forse morirai di melanconia. Gli parlavo e senza rendermene conto lo accarezzavo dolcemente,mentre seduto..dividevo con lui l’ultimo sprazzo di tempo rimasto. Italo era un cane, un bastardino, lo avevo trovato per caso sulle macerie di una vecchio casolare.. sporco, denutrito, spaventato..pesavano più le pulci che aveva addosso che lui tutto intero. Fu un amore a prima vista , i suoi occhietti tristi mi si impressero nel cuore..qualcuno gli tirò un sasso per allontanarlo, ma lui rimase li..fermo anzi si accucciò in segno di resa. Fu così..che lo raccolsi e lo portai alla base, lo feci visitare dall’ufficiale medico..era solo un po sordo mi disse,ed ha un sacco di pulci.. ma qui starà bene.. se te ne prendi cura. E di cure ne ebbe , dopo una settimana, era diventato la mascotte della base.. col suo tricolore al collo. Erano passati i giorni, i mesi..lui era sempre con me..adesso dovevo lasciarlo..tornavo a casa alla fine di un lavoro. Forse lo aveva capito, non giocherellava più con le fibbie del mio elmetto..e per seguirmi aspettava che lo chiamassi.. Chi si sarebbe preso cura di lui..cercavo una soluzione..ma qualunque cosa pensavo.. non era di mio gradimento.. . La voce del colonnello tuonò nella stanza, cosa… un cane , e dove lo vuole portare.. Lo porto con me signore, in Italia, a casa mia, se lei mi da il permesso scritto. Ma lo lasci dov’è.. si rende conto di quello che dice, ha messo in conto tutti gli inconvenienti del viaggio in aereo.. . Signore mi dia il permesso , italo viaggerà con me non darà fastidio a nessuno.. . No non posso..nessun permesso.. . La mia delusione fu enorme..non potevo insistere.. sentivo la rabbia montare dentro.. ero sulla porta dell’ufficio..stavo uscendo..la voce del colonnello..mi giunse alle spalle. Trovi il modo più consono, per portarsi via quel coso a quattro zampe, e sia ben chiaro durante il viaggio la responsabilità sarà totalmente sua..ufficialmente..lei non ha fatto nessuna richiesta al sottoscritto.. ufficiosamente domani sparisca col suo cane.. .Italo era fuori che mi aspettava..con qualche collega,lo abbracciai forte.. domani vedrai l’Italia che bella.. avrai una vera casa tutta per te.. , italo abbaiò .. il mio collega sorrise..e con una pacca sulla spalla mi disse adesso si che sei alla fine di un lavoro.
autore:angel1.vr:
di admin, il 14 gennaio 2010 15:29. - Commenti
Lo si vede da lontano il bagliore rosso,
sembra un tramonto.
sembra,
ma il panorama è diverso, molto diverso,
ciminiere altissime che sbuffano fumi neri, bianchi, azurrini.
polvere che vola e ti entra negli occhi nel naso, sulle auto,
sui panni stesi,
ti entra nei polmoni.
Operai con i volti bruciati vivono il loro quotidiano inferno,
La bocca del grande forno si spalanca per ricevere quello che rimane
della ricchezza di colui che l’accudisce.
In quell’ inferno finiscono sogni, gioie, dolori, orgogli e sconfitte
totem della civiltà che hanno finito il loro compito di apparire.
Poche ore e tutto sarà un’amalgama incandescente pronta per altri totem.
iI minestrone dantesco ribolle impaziente di rigenerarsi come araba fenice:
fatica, lavoro, stanchezza, sogni, speranze tutto nel ventre rosso del forno affamato.
Una sirena avvisa del prossimo vomito del mostro.
L’omino della gru aggancia la grande siviera e lentamente la posiziona sotto la bocca
fiammeggiante pronta a sputare tutto il suo contenuto incandescente.
E’ un’esplosione di lapilli, uno spettacolo di fuoco e bagliori che si vedono da lontano.
Lentamente la siviera si riempe ed è il momento di avvinarsi al fuoco, quello vero,
quello che brucia gli abiti da lontano col suo calore, è il momento della verità.
Bisogna prendere un campione di quell’inferno. E’ necessario sapere se quell’inferno è buono.
Come un vulcano attivo ribolle e lancia i suoi lapilli in lontanza con esplosioni e mille scintille
e quando i lapilli toccano il suolo scoppiettano ancora in altri mille e mille altri piccoli soli al tramonto.
Ecco, la colata è finita, il mostro ha nuovamente fame.

di admin, il 12:12. - Commenti
Pensare di essere soli ecco che ci sentiamo tristi : quante cose si rimpiangono ,quanti ricordi ci fanno soffrire, anche quelli più teneri,poi se guardiamo bene quanto l’abbiamo agognata nei momenti di discussione,(se fossi sola ) quante volte abbiamo detto questa parola, poi quando si avvera ecco che non ci fa più piacere esserlo, “soli”………. pensiamo non l’abbiamo scelto noi…….ci sentiamo costretti in una situazione non nostra, invece analizzando la situazione, ci accorgiamo che il lamento tante volte ci fa compagnia, compagno di tante serate.. Dai ascoltiamo il nostro cuore scopriamo così che siamo in compagnia, il nostro io e qui parliamoci, sentiremo le risposte, sono sempre cose giuste, solo che alle volte non riusciamo a dare attenzione a questo, perdendoci in cose malinconiche
autore:robbi
di admin, il 05:26. - Commenti
Leggo tra le righe della mente
vite lontane
desideri ignoti ai miei occhi,
ai miei sensi,
ma anche pagine bianche
che si confondono con l’anima
nella ricerca di una essenza quotidiana
di un perchè eterno,
ma poi resta il dubbio
che ti accompagna prendendoti per mano
autore:francomuzzioli
di admin, il 13 gennaio 2010 17:58. - Commenti
Ed eccomi qui, fuori dal ristorante, tu sei andata via..meno di un minuto fa, ho ancora l’eco delle tue parole che risuonano nella testa. Adesso qui fermo sul marciapiede chiuso nel mio paltò, respiro aria fredda, vedo il mio respiro diventare fumo. Ho voglia di camminare, perdermi per le strade che da tanti anni non percorro più, è cambiata questa città, strade nuove, volti nuovi..eppure un tempo conoscevo quasi tutti..e tutti conoscevano me. Cammino e penso alle tue parole, a cosa ti sei inventata con tuo marito per venire da me, lo raccontavi quasi compiaciuta.. ti ho ascoltato in silenzio mentre osservavo ogni tuo muscolo del viso, le pieghe delle labbra..i tuoi occhi ingannatori..e mi chiedevo..che ci faccio qui, con te, una persona totalmente diversa da quella che ho conosciuto un tempo. Il tempo, quel maledetto tempo che sfreccia accanto, senza possibilità di fermarlo, il tempo quello che travolge e ci cambia dentro, il tempo con i suoi eventi, e le sue miserie umane.. . Continuo a camminare e senza rendermi conto, sono nel vicolo, sempre quasi buio come allora, quando abbracciati io e te, addossati al muro ci scambiavamo promesse, credevamo nei nostri giovani anni, a quelle promesse d’amore eterno.. . Poi la mia partenza, i tuoi silenzi, la tua laurea in legge. Io non ero riuscito a cambiare la mia vita, una vita tante volte afferrata per i capelli, mi dicesti che ero stato un pazzo a rifiutare..quel posto in ufficio, presso il tribunale..mi lasciasti così con quella tua ira assurda.. e la convinzione che fossi un perdente. Ti ho ritrovato dopo anni, per caso in un giorno di mercato..il tuo viso un po sfiorito..ma un corpo perfetto come allora, le tue labbra sensuali. quel tuo seno che sa accendere la passione.. eri davanti a me.. ,mi hai voluto incontrare..in quel ristorante , soli io e te ..lontano da occhi indiscreti.. mi hai raccontato di te, della tua vita, di tuo marito, di un amore sbiadito che forse non c’è mai stato. Hai chiesto di me, della mia vita..dei miei anni di silenzio.. se ero ritornato nella nostra città per non ripartire più.. se.. Sono solo di passaggio..domani un aereo mi porterà lontano, con te c’è solo un ricordo di un’amore, e di un dolce affetto..che riscalda il cuore..potevo scegliere un tempo..potevamo scegliere..ricordi.. Hai guardato l’orologio, si è fatto tardi..devo andare..mi hai detto mentre mi baciavi sulla guancia e mi hai passavi la mano nei capelli, è stato bello rivederti..mi ero illusa.. che.. . Abbi cura di te..e ti infilavi nella tua pelliccia da dieci milioni.. . Guardo nel cielo nero, ci sono le stelle.. nessuno ci crede più..ma io so che hanno un’anima.
autore:angel1.vr:
di admin, il 13:09. - Commenti
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