Parole!
Scorrono le parole
per reclamare vita
lungo stereotipi
che tracciano il sentiero
di frustrazioni inappagate.
E’ sempre l’amore
che muove l’empireo
di piccoli e stentati vuoti
con la cadenza stanca
di frasi ascoltate
o di frullii di uccelli
nella penombra di solitudini
difficili da comprimere
nei cassetti ammuffiti
di segreti forzieri
per sfuggire un attimo
ad opache esistenze.
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Speranza di sempre
Piogge devastanti
dilavano umori e passioni
sulle ubertose terre ,
sommando bisogni disattesi
a sconforti di giovani piante.
Tutto sembra crollare
nella palude melmosa ,
da gridate rabbie
non più compresse
nei cuori frustrati.
Poi s’ode una voce
e a quella fanno eco ,
si dipana una visione
di possibili strade.
Si rafforzano idee
tra le nubi scomposte
di concitati dissensi.
Ma riaffiora con forza
tra mefitiche nebbie
la speranza di sempre.
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Riposa silente e serena
la testa sul lino leggero
tra sogni che danno ristoro
da un giorno di mesti pensieri.
L’età t’avvilisce o leggiadra
gli acciacchi s’arricciano addosso
nel grigio di piogge leggere.
E schiuman profumi ed odori
di cibi pensati e voluti ,
è questa una vita vegliarda
che conta i fitti granelli
di quotidiane clessidre.
Ma colgo un sorriso velato
nel sonno , un dolce pensiero
e appoggio qual zefiro
il mio al tuo capo.
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Pensieri
Vagano stanchi
lungo sentieri sognati
tra libri vissuti
ed immagini sbiadite.
Racimolano storie
per non cader nel dubbio
di superflue magie.
Sono i pensieri di sempre
elucubrazioni scontate
fughe immaginifiche
per non viver nell’ovvio
ed uscire dai muri
di castelli di carte.
I pensieri volano
tra contorte emozioni
ed effimere lievi.
Nei colori del giorno
tra le pieghe degli anni
per sciogliersi invano
tra impietose realtà.
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Aprivo l’uscio e portavo
nell’odore di muffe antiche
ciuffi d’erba tra le suole.
Alto come il mento
il grande desco fumante
e il nonno fatto di tabacco e sorrisi
mi chiamava con il volto del saggio
per insegnarmi il cammino delle fole .
Cantilena , cantilena , sempre la stessa
sui gradini di sasso , sulle panche di ferro ,
sul ciliegio sbuccia ginocchia
e sul tasso e sull’olmo e sul pioppo ,
lanciavo il grido di cucciolo felice ,
eco di profumi ed odori
della campagna aperta .
E si vedeva la stella della sera
come bottone da panciotto
e la rana e la mucca e il pipistrello ubriaco .
Io , piccolo piccolo , stretto
all’anca calda di mia madre
attendevo come sempre la notte ,
lieve come il mio respiro.
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