Com’è strano il cielo in questo giorno di settembre…
Nuvole grigie e rosa, in quest’alba si rincorrono,
si allargano, si riuniscono.
Il mio pensiero vola, con loro.
Frammenti di ricordi, pezzetti di carta soffiati dal vento,
spezzoni di film, brani di vecchie canzoni
si affacciano alla mia mente…
(Sapore di sale… le mille bolle blu… guarda che luna…)
Com’era bella, la nostra estate!
Il nostro essere così uniti,
bastavano poche cose, per renderci felici.
I nostri bimbi… le corse sul bagnasciuga, i castelli di sabbia,
la ricerca delle vongole e poi la festa di una bella spaghettata!
Com’era bella, la nostra estate!
I picnic con un mondo di amici, il mio goffo rincorrere il pallone,
il tuo prendermi in giro.-(“mamma è negata!”). e sorridevi…
Poche le tue parole: bastava un tuo gesto a renderle inutili,
eri il mio “Orso”, eri parte di me.
Com’era bella, la nostra estate.
La nostra gioventù, com’era bella…allora…
Questa poesia è stata scritta da armida.ve. Lascia un tuo commento qui
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La nostra amica Armida, ricordandoci che il 25 Marzo è la Festa dell’Annunciazione, ci manda una bellissima pagina del Vangelo sul tema, ma in un testo alquanto singolare, in una traduzione fatta dallo scrittore e poeta veneziano, Attilio Carminati. Devo precisare che Armida, come tanti di voi sapranno, ha la passione per la recitazione, soprattutto nel dialetto della sua terra, il veneziano. Questa pagina delle Sacre Scritture lei l’ha recitata qualche tempo fa e, per nostra maggiore conoscenza, aggiunge che la tradizione, dai tempi della Serenissima, fa risalire al 25 marzo la data della nascita di Venezia. Questo perché i Dogi, nella loro lungimiranza, avvertivano l’incontro fra il divino e l’umano,tra il tempo e l’eternità.. non a caso.. 9 mesi prima della nascita di Gesù!
LAnzelo del signore bussa a la porta de ‘na vergine, a Nazareth,
Maria gera el so’ nome..
-” Te saludo, o piena de grassia.
El signor zè con ti.. fra tute le done siestu ‘ la benedeta!”.
Maria no capisse.. la zè confusa.. ma l’Anzelo ghe dise:
-“No sta’ aver temansa, Dio gà posà i oci so de ti..
te darè ala luze un fiolo che sarà ciamà el re del mondo!”
-Maria deventa tutta rossa, e la dize..
“Come posso aver un fiolo, se mai nessun omo m’ha tocà!
E l’anzelo..”Te tocarà el signore ,queo che sucede in ti,
zè opera de’o spirito santo.
El fiolo che nassarà sarà ciamà fijo de Dio,
e solo Lu, sarà so’ pare!”
Maria allora la se inzenocia, e la dize:
“Mi son la serva del signore, che el fassa Lu, come che te ghe dito ti!
L’anzelo alora el se rancura le ale,
la saluda e pò el sparisse, serando prima, pian pianin, la porta.
Traduzione:
L’Angelo del signore bussa alla porta di una vergine, a Nazareth,
Maria , era il suo nome.
-“Ti saluto , o piena di grazie,
il Signore è con te, fra tutte le donne tu sia la benedetta!
Maria non capisce.. è confusa.. ma l’Angelo le dice:
-“Non aver timore, Dio ha posato gli occhi su di te..
darai alla luce un figlio che sarà chiamato il re del mondo!
-Maria diventa tutta rossa e dice:
“Come posso avere un figlio se mai nessun uomo mi ha toccata!
E l’Angelo : “Ti toccherà il Signore, quello che accade in te
è opera dello spirito Santo.
Il figlio che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio,
e solo Lui sarà suo padre!”
Maria allora si inginocchia e dice:
“Io sono la serva del Signore, faccia Lui come tu hai detto!”
L’angelo allora si raccoglie le ali.
La saluta e sparisce.. chiudendo prima pian pianino la porta.
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Cosa avrai provato, nonno, quando quella timida fanciulla
ricambiò il tuo sorriso
cosa avrai pensato, nonno, quel giorno,così elegante, vestito da sposo..
Forse alle vostre voci, così,, sussurrate
alle vostre mani, appena sfiorate.
A tutta una vita che quel giorno si apriva
piena di promesse.. poi , improvvisa, la chiamata!
Appena il tempo di un abbraccio, alla donna tanto amata
ed andasti, con coraggio, incontro al tuo destino.
Non lo sapesti mai, di avere un bambino..
Un ciuffo ribelle, il largo sorriso, gli occhi.. profondi, neri
eri davvero così, nonno, come ti vedeva lei, nei suoi pensieri?
Ce la raccontava, a volte.. così dolce e triste, la vostra breve storia.
Ma ciò che rimase di te, allora , come ora.. fu soltanto il tuo nome
inciso su una lapide, dei caduti, alla memoria
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La nostra amica Armida, raccogliendo l’invito ad inviarci poesie dialettali, ha scritto questi bei versi in veneziano. Noi gliene siamo grati e li leggiamo ascoltandoci un bel pezzo di musica classica del grande Gioachino Rossini.
LA RIVA OGNI MATTINA
E LA SE FERMA SUL RAMO PIU’ ALTO DEL PIN
NEL PICOLO PARCO
CHE GO.. QUA VISSIN..
LA SO’ FIGURETA MINUA
LA SE STAGIA’CONTRO EL SOL QUANDO CHE EL NASSE
DE LE VOLTE INGRUMADA
LA CIAPA LA FORMA DE UN CUOR..
DE LE VOLTE LA SLONGA EL COLO
ELEGANTE, IMPASSIBILE, ALTERA..
XE’ BELO VEDERLA OGNI ZORNO!
‘I ALTRI DIZE CHE LA ZE’ ‘NA “GARZETTA”
MI PERO’ GHE GO DA’ UN NOME:
LA CIAMO “DILETTA”
RESTO A VARDARLA.. LA ME REGALA GRASSIA, BELLESSA.
PO’, DE COLPO, LA SVOLA!
EL RAMETO DEL PIN,.COME A VOLER SALUDARLA, EL SE SGORLA..
LA VEDO SPARIRE IN FRETTA
I ME’ PENSIERI SE FA PIU’ COCOLI…
” CIAO, A DOMAN.. DILETTA!!”
Arriva ogni mattina
e si ferma sul ramo più alto del pino
nel piccolo parco che ho.. qui vicino.
La sua figuretta minuta
si staglia contro il sole
quando sorge…
A volte rannicchiata
prende la forma di un cuore..
A volte allunga il collo
elegante, impassibile, altera ..
E’ bello vederla ogni giorno!.
Gli altri dicono che è “una garzetta”.
Io però le ho dato un nome:
La chiamo “Diletta”
Resto a guardarla..mi regala grazia, bellezza.
Poi ,di colpo s’invola!
Il rametto del pino, come a voler salutarla si scuote.
La vedo sparire in fretta..
i miei pensieri si fanno più dolci
” Ciao, a domani.. Diletta!”
armida.ve
http://www.youtube.com/watch?v=ngDA9eSo84s
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