Poesie di Eldy

auguri italia

piatti-150-anni-unita-italia

Questa poesia è stata scritta da rob, il 17 marzo 2011 at 10:06, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui



Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio

images

Nacque a Pescara il 12 marzo del 1863. Muore il 1 marzo 1938 a Gardone Riviera,
D’Annunzio  è stato uno scrittore, drammaturgo e poeta italiano, simbolo del decadentismo ed eroe di guerra.
Nella sua poesia egli affronta una enorme quantità di tematiche: la malinconia distaccata, il desiderio di purificazione,
i destini della nazione, la celebrazione dell’avventura, la sensualità. Tutto questo con tenace ricerca per
le forme della parola, raffinate e insolite.
……………
« Rimani!

Riposati accanto a me. Non te n’ andare.
Io ti veglierò. Io ti proteggerò.
Ti pentirai di tutto fuorché di essere venuta a me,
liberamente, fieramente. Ti amo.
Non ho nessun pensiero che non sia tuo;
non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai. Non vedo nella mia vita altra compagna,
non vedo altra gioia… Rimani. Riposati.
Non temere di nulla. Dormi stanotte sul mio cuore… »
 …………………..
Implorazione

Estate, Estate mia, non declinare!
Fa che prima nel petto il cor mi scoppi
come pomo granato a troppo ardore.
Estate, Estate, indugia a maturare
i grappoli dei tralci su per gli oppi.
Fa che il colchico dia più tardo il fiore
Forte comprimi sul tuo sen rubesto
il fin Settembre, che non sia sì lesto.
Sòffoca, Estate, fra le tue mammelle
il fabro di canestre e di tinelle.
…………………………
La Sabbia del Tempo

Come scorrea la calda sabbia lieve
per entro il cavo della mano in ozio
il cor sentì che il giorno era più breve.
E un’ansia repentina il cor m’assale
per l’appressar dell’umido equinozio
che offusca l’oro delle piagge salse.
Alla sabbia del Tempo urna la mano
era, clessidra il cor mio palpitante,
l’ombra crescente di ogni stelo vano
quasi ombra d’ago in tacito quadrante.
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,
L’Orma

Sol calando, lungh’essa la marina
giunsi alla pigra foce del Motrone
e mi scalzai per trapassare a guado.
Da stuol migrante un suono di chiarina
venía per l’aria, e il mar tenea bordone.
Nitrí di fra lo sparto un caval brado.
Ristetti. Strana era nel limo un’orma.
Però dall’alpe già scendeva l’ombra.
………………..
All’Alba

All’alba ritrovai l’orma sul posto,
selvatica qual pesta di cerbiatto;
ma v’era il segno delle cinque dita.
Era il pollice alquanto più discosto
dall’altre dita e il mignolo ritratto
come ugnello di gazzera marina.
La foce ingombra di tritume negro
odorava di sale e di ginepro.
Seguitai l’orma esigua, come bracco
che tracci e fiuti il baio capriuolo.
Giunsi al canneto e mi scontrai col riccio.
Livido si fuggì per folto il biacco.
Si levarono due tre quattro a volo
migliarini già tinti di gialliccio.
Vidi un che bianco; e un velo era dell’alba.
Per guatar l’alba disamarri la traccia.
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,
A Mezzodì

A mezzodì scopersi tra le canne
del Motrone argiglioso l’aspra ninfa
nericiglia, sorella di Siringa.
L’ebbi sù miei ginocchi di silvano;
e nella sua saliva amarulenta
assaporai l’origano e la menta.
Per entro al rombo della nostra ardenza
udimmo crepitar sopra le canne
pioggia d’agosto calda come sangue.
Fremere udimmo nelle arsicce crete
le mille bocche della nostra sete.
………………………….
In Sul Vespero

In sul vespero, scendo alla radura.
Prendo col laccio la puledra brada
che ancor tra i denti ha schiuma di pastura.
Tanaglio il dorso nudo, alle difese;
e per le ascelle afferro la naiada,
la sollevo, la pianto sul garrese.
Schizzan di sotto all’ugne nel galoppo
gli aghi i rami le pigne le cortecce.
Di là dai fossi, ecco il triforme groppo
su per le vampe delle fulve secche!
………………….
L’Incanto Circeo

Tra i due porti, tra l’uno e l’altro faro,
bonaccia senza vele e senza nubi
dolce venata come le tue tempie.
Assai lungi, di là dall’Argentaro,
assai lungi le rupi e le paludi
di Circe, dell’iddía dalle molterbe.
E c’incantò con una stilla d’erbe
tutto il Tirreno, come un suo lebete!
………………………
Il Vento Scrive

Su la docile sabbia il vento scrive
con le penne dell’ala; e in sua favella
parlano i segni per le bianche rive.
Ma, quando il sol declina, d’ogni nota
ombra lene si crea, d’ogni ondicella,
quasi di ciglia su soave gota.
E par che nell’immenso arido viso
della pioggia s’immilli il tuo sorriso.

Richiesta da : mary.49

Questa poesia è stata scritta da admin, il 10 marzo 2011 at 01:06, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui



GLI ALTRI SIAMO NOI”

Questo non è un lavoro di un grande poeta o di un grand e narratore,
ma il testo di una nota canzone di U. Tozzi , scritto da G. bigazzi ,
che serve da monito per tutti coloro che credono fermamente
che non tutti gli esseri umani sono uguali

“GLI ALTRI SIAMO NOI” 

 Non sono stato mai più solo di così
è notte ma vorrei che fosse presto lunedì
con gli altri insieme a me per fare la città
con gli altri chiusi in sè che si aprono al sole
come fiori quando si risvegliano, si rivestono,
quando escono, partono, arrivano,
ci somigliano angeli avvoltoi,
come specchi gli occhi nei volti
perché gli altri siamo noi.

I muri vanno giù
al soffio di un’idea
Allah come Gesù in chiesa o dentro una moschea
e gli altri siamo noi ma qui sulla stessa via
vigliaccamente eroi lasciamo indietro pezzi di altri noi
che ci aspettano e si chiedono perché nascono e subito
muoiono
forse rondini foglie d’Africa
ci sorridono in malinconia
e tutti vittime e carnefici
tanto prima o poi gli altri siamo noi.

Quando cantano,
quando piangono
gli altri siamo noi.
siamo noi siamo noi

In questo mondo gli altri siamo noi

Noi che stiamo in comodi deserti
di appartamenti e di tranquillità
lontani dagli altri,
ma tanto prima o poi gli altri siamo noi.

In questo mondo piccolo oramai
Gli altri siamo noi

Si gli altri siamo noi
fra gli Indios e gli Indù
ragazzi in farmacie che ormai non ce la fanno più,
famiglie di operai, i licenziati dai robot
e zingari dell’est in riserve di periferia
siamo tutti vittime e carnefici
tanto prima o poi gli altri siamo noi.

L’amazzonia
il Sud Africa,
Gli altri siamo noi.
siamo noi siamo noi
quando sparano
quando sperano
Gli altri siamo noI
Gli altri siamo noi

In questo mondo gli altri siamo noi
In questo mondo piccolo oramai
Gli altri siamo noi
In questo mondo gli altri siamo noi

per tutti noi di eldy

Questa poesia è stata scritta da admin, il 2 marzo 2011 at 12:49, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui



lettera aperta per Domenico

                              lettera aperta per Domenico
Caro Domenico,
non posso dimenticare il nostro incontro a Roma.
ti sei presentato con discrezione e cortesia, ho ammirato la tua semplicità
di persona seria e spontanea.
Ti ammiro per la passione è l’interesse che dedichi alle persone come me alle
prime esperienze di scrittura.
Ti riconosco la capacità di stimolare a tutti e sei sempre disponibile a darle un aiuto.
Grazie amico fraterno per la disponibilità che mi hai dimostrato.
Un abbraccio- Fernando. 

Questa poesia è stata scritta da rob, il 26 febbraio 2011 at 04:08, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui



Nazim Hikmet

Nazim Hikmet

163219_10150122548853804_118928713803_7644202_1655897_a1
Nazim Hikmet Salonicco, 20 novembre 1902 – Mosca, 3 giugno 1963  poeta turco, naturalizzato polacco. Condannato per le sue idee, fu uno dei più grandi poeti a denunciare i massacri ai danni degli armeni che si verificarono tra il 1915 e il 1922.
 La sua prima pubblicazione avvenne a diciassette anni su una rivista.
 Studiò sociologia presso l’università di Mosca dove scoprì i testi di Marx e della rivoluzione sovietica. Conobbe Lenin, Esenin e Majakovskij, che ebbe su di lui un’importante influenza.
Passò diversi anni in carcere, prima  per il suo ritorno irregolare ma amnistiato nel 1935. Nel 1938, fu condannato a 28 anni e 4 mesi di prigione per le sue attività anti-naziste e anti-franchiste, scontandone 13 in Anatolia,  per essersi opposto alla dittatura di Kemal Ataturk. Fu l’intervento di una commissione internazionale composta tra gli altri da Tristan Tzara, Pablo Picasso, Paul Robeson e Jean-Paul Sartre a favorirne la scarcerazione nel 1950.
Nel 1951, a causa delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare a Mosca,  e trascorse il suo esilio viaggiando in tutta Europa. Perse così la cittadinanza turca e divenne polacco.
Morì il 3 giugno 1963 in seguito ad una crisi cardiaca.
È ricordato principalmente per il suo capolavoro, la raccolta Poesie d’amore, che testimonia il suo grande impegno sociale.
———————————————————
Rubai
È l’alba. S’illumina il mondo
come l’acqua che lascia cadere sul fondo
le sue impurità. E sei tu, all’improvviso
tu, mio amore, nel chiarore infinito
di fronte a me.
Giorno d’inverno, senza macchia, trasparente
come vetro. Addentare la polpa candida e sana
d’un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
all’aspirare l’aria in un bosco di pini.
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
se le nostre anime non si vedessero da lontano
non saremmo così vicini, chi sa,
se la sorte non ci avesse divisi.
È così, mio usignolo, tra te e me
c’è solo una differenza di grado:
tu hai le ali e non puoi volare
io ho le mani e non posso pensare.
Finito, dirà un giorno madre Natura
finito di ridere e di piangere
e sarà ancora la vita immensa
che non vede non parla non pensa.
——————————————————–
Nelle mie braccia tutta nuda
Nelle mie braccia tutta nuda
la città la sera e tu
il tuo chiarore l’odore dei tuoi capelli
si riflettono sul mio viso.
Di chi è questo cuore che batte
più forte delle voci e dell’ansito?
È tuo è della città è della notte
o forse è il mio cuore che batte forte?
Dove finisce la notte
dove comincia la città?
Dove finisce la città dove cominci tu?
Dove comincio e finisco io stesso?
—————————————————-
Guardo in ginocchio la terra 
Guardo in ginocchio la terra
guardo l’erba
guardo l’insetto
guardo l’istante fiorito e azzurro
sei come la terra di primavera, amore,
io ti guardo.
Sdraiato sul dorso vedo il cielo
vedo i rami degli alberi
vedo le cicogne che volano
sei come il cielo di primavera, amore,
io ti vedo.
Ho acceso un fuoco di notte in campagna
tocco il fuoco
tocco l’acqua
tocco la stoffa e l’argento
sei come un fuoco di bivacco all’addiaccio
io ti tocco.
Sono tra gli uomini amo gli uomini
Amo l’azione
Amo il pensiero
Amo la mia lotta
Sei un essere umano nella mia lotta
Ti amo.
——————————-
Il vento cala e se ne va
Il vento cala e se ne va
lo stesso vento non agita
due volte lo stesso ramo
di ciliegio
gli uccelli cantano nell’albero
ali che voglion volare
la porta è chiusa
bisogna forzarla
bisogna vederti, amor mio,
sia bella come te, la vita
sia amica e amata come te
so che ancora non è finito
il banchetto della miseria ma
finirà…
—————————————
Il raggio è riempito di miele
Il raggio è riempito di miele
i tuoi occhi son pieni di sole.
I tuoi occhi, mia rosa, saranno cenere
domani, e il miele continuerà
a riempire altri raggi.
Non mi fermo a rimpiangere i giorni passati
– salvo una certa notte d’estate –
e anche l’ultima luce dei miei occhi azzurri
ti annuncerà lieti giorni futuri.
Un giorno, madre natura dirà: “Mia creatura
hai già riso, hai già pianto abbastanza”.
E di nuovo, immensa
sconfinata, ricomincerà
la vita, senza occhi, senza parola, senza
pensiero…
———————————————
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.
———————————————-
Arrivederci fratello mare
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po’ più di speranza
eccoci con un po’ più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
—————————————
Ciò che ho scritto di noi   
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole
ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull’erba
è la tua assenza
quando divento l’ultima luce all’ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.
—————————————————

 
Il più bello dei mari
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.

Elaborazione fatta da: Antonino8pa

Questa poesia è stata scritta da admin, il 23 febbraio 2011 at 01:06, nella categoria: altri autori. Lascia un tuo commento qui



« Poesie Precedenti
» Poesie Successive