Poesie di Eldy

un matto

Ho un nipote che è affetto da una forma di autismo, e per tutti è”ALBERTO LO SCEMO” . Ogni volta che ascolto questo brano, la tristezza mi pervade tutta..e non è solo perchè penso a mio nipote ! Penso a tutti quelli? che come lui, vivono emarginati e derisi….e come dice il grande Faber “GLI ALTRI SOGNAN SE STESSI E TU SOGNI DI LORO”
alabama914 2 sett. fa 3
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questo commento l’ho letto una sera tardi, poco prima di andare a dormire.
In letto pensavo  a quel ragazzo: quanta disperazione ci può essere nella sua mente.
Ho chiesto ad una insegnante: se nella tua classe avessi in bimbo  che rimane indietro che fai?
Lo lascio indietro  è stata la sua risposta.
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Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro

E sì, anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz’ora basta un libro di storia,
io cercai di imparare la Treccani a memoria,
e dopo maiale, Majakowsky, malfatto,
continuarono gli altri fino a leggermi matto.

E senza sapere a chi dovessi la vita
in un manicomio io l’ho restituita:
qui sulla collina dormo malvolentieri
eppure c’è luce ormai nei miei pensieri,
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole.

Le mie ossa regalano ancora alla vita:
le regalano ancora erba fiorita.
Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina
di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina;
di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia
“Una morte pietosa lo strappò alla pazzia”.

Un matto. di fabrizio de andrè


immagine

Questa poesia è stata scritta da admin, il 9 giugno 2010 at 17:53, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



‘a pittima

Cosa ci posso fare se non ho le braccia del marinaio.
Che ci posso fare se in fondo  alle braccia non ho  le mani  del muratore.
E ho un pugno duro che sembra un nido,
e il torace che è largo  un dito, giusto per  nascondermi vestito dietro un filo.
E vado in giro a cercare i soldi a chi se li tiene, ai debitori, e glieli domando timidamente, ma in mezzo alla gente.
E a quelli  che non sentono ragioni, quelli con i quali sembra di starnutire contro il tuono, mando a dire che il vivere è caro, ma con i soldi degli altri è facile.
Io sono una “pittima rispettata” e non andate  in giro a raccontare……
Che quando la vittima è un poveraccio……..gli do’ del mio!
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a-pittimaLa pittima era di solito un povero derelitto a cui il comune dava l’incarico di chiedere  insistentemente i soldi  ai debitori  e lo poteva fare in pubblico.
 Liberamente tradotto dalla canzone in dialetto genovese di Fabrizio de Andrè “a’ pittima”

http://www.youtube.com/watch?v=3DgzBewgVf8

Questa poesia è stata scritta da admin, il 8 giugno 2010 at 20:13, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



sassi

un vetrino verde consumato dalle onde
lucente come smeraldo
spande luccicchii nella spuma bianca della sera .
ritornano improvvise risa di bimbi,
piedini arricciati sui sassi appiattiti
dal tempo del mare.
un bagliore azzurro raro come i suoi occhi.
mi chino a raccoglierlo:
ancora l’onda ti porta via da me. vetri1

Questa poesia è stata scritta da admin, il 7 giugno 2010 at 23:31, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



una goccia

ombrellogiorni di pioggia,
la gente  è triste,
gli ombrelli sono come bolle di sapone iridescenti,
nelle citta i marciapiedi  non sono fatti per la pioggia,
stretti,
incrociandosi gli uomini li alzano  sopra gli altri ,
una bimba si pavoneggia sotto un funghetto  colorato,
i suoi piedini sono attratti dalle pozzanghere.
ti rincorrevo con i ricci bagnati,
le prime gocce dei temporali d’estate
al riparo nel portone asciugavo le tue braccia,
i tuoi capelli ,
impazienti ma felici di stare vicini
da soli.
una goccia si ferma sul  tuo labbro,
il dito di un bimbo la raccoglie.
guardo il cielo grigio:
una goccia mi si ferma sul labbro.
non è pioggia .


Questa poesia è stata scritta da admin, il 4 maggio 2010 at 16:02, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



una rondine

Guardo il cielo,
è grigio,
cerco una rondine,
Non ce ne sono,
è presto.
Chissa dove saranno adesso le rondini.
Chissà come è felice la mia rondine.
Certo ora vola nel sole,
lei è felice,
Sa che deve tornare da me,
sa che l’aspetto.
Torna sempre al mio balcone a primavera.
Sa che mi farà sognar di  volare,
mi farà sognare di  volare nelle braccia
di colei che come le rondini  è volata via al primo soffio di freddo.
Ma tornerà.
Tornerà al suo nido,
Le chiederà di tornare da me.
La rondine sa che Le voglio bene.
rondine1

Questa poesia è stata scritta da admin, il 12 marzo 2010 at 12:15, nella categoria: alfred. Lascia un tuo commento qui



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