due versi
vorrei dedicarti due versi
mi sforzo
frasi contorte, false,
come rami di pruno,
non è quello che sento per te ,
per te vorrei la purezza,
un piccolo fiore solo per te
ecco………………. un mughetto
quello che sento per te
è racchiuso nel mughetto.
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ho gli occhi velati,
sono lacrime .
non scendono copiose,
riempiono gli occhi.
le trattengo per orgoglio,
sono un uomo,
e poi perchè si piange davanti ad un schermo?
solo perchè hai creduto di capire?
sei sicuro?
e se avessi frainteso?
forse!
ma le lacrime sono sempre un segno,
sono il segno inequivocabile che dentro
è amore, amicizia, rispetto,
e qualcosa ha turbato questi sentimenti,
allora alle lacrime devono seguire le parole.
chiare, comprensibili, semplici.
ed allora le lacrime scenderanno liberamente
per bagnare un sorriso.
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il micino
piove,
nuvole grige vanno,
gocce,
il vento le spinge sul viso,
freddo,
la mani gelate,
il capo scoperto,
cammino senza meta,
senza sapere.
la gente corre.
un gattino dentro una scatola di cartone,
piange, ha fame,
lo raccolgo,
trema,
mi scalda le mani,
è un battuffolo caldo,
cerca amore,
cerco amore.
abbiamo trovato il calore,
in una fredda giornata di pioggia.
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Sei stato tu, confessa!!!!!
No lo giuro!! non c’entro!!
Confessaaaaaaaa!!!
No! non sono io!!!!!!
Allora chiiiiiiiiiiiiiiiiiii???????????
Non lo so lo giuroooooooooo!!!!
Sei tu che hai diffuso la peste con le tue unzioni!!!!!
Noooooooooooooo lo giuroooooooooooooo!!!
Gli spergiuri sono destinati al rogo.
Giuro dico la verità! Ho visto un altro fare ciò che voi dite!!!
Arrestate l’untore !!!!!!!!!!
Non sono io l’untore ma altri!!!!
Tutti al rogooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!
E’ il barbiere!!!!
Arrestatelo!!!!!!!!!!!
Che sia rasa al suolo la sua casa !!!!!
Aiuto confesso!! ma cessate la torturaaaaaa!!!!
Ecco! ha confessato. E’ còlpevole !!!! al rogoooooooo!!!!
Nooooo non è veroooooo!! non sono iooooooo,
Mentiiiiiiiiiii !!!!! Al rogoooooooooooo!!!!!!.
Due ragazze hanno visto uno sconosciuto fare gesti strani in strada.
Tutti dissero che era un untore: diffusore del morbo infernale.
Il giudice deve intervenire !! E’ necessario!!!
Il giudice deve torturare se necessario.
Il giudice è giusto. Sempre.
La tortura è lo strumento ideale per gli untori. Confessano sempre. Sempre.
Signor giudice abbia pietà! Non sono io il delinquente!!!! Mi lasci andareeee!!!
Vi dirò tutto quel che volete Voi, confesserò tutto quello che volete voi!!!!
Se vi dirò dei nomi mi libererete?
Confessa i tuoi complici e sarai libero.
Un giudice non mente. Mai .
Il barbiere….. Arrestate il barbiere!!!!!!
Torture, supplizi, purghe, corda e quant’altro ancora, tutti colpevoli, tutti condannati.
Un giudice non sbaglia mai.
Che sia rasa al suolo la sua casa e al posto suo venga eretta una “COLONNA INFAME !”
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Non mi sono mai piaciuti, neppure quando ero giovane.
Per fortuna allora ne esistevamo molto meno degli attuali.
Al giorno d’oggi c’è davvero l’imbarazzo della scelta: e questo e quello e quell’altro; gli scaffali dei supermercati ne sono pieni.
Grandi, piccoli, quadrati, rotondi, ovali, di vetro e di plastica.
Li ho visti addirittura vendere sotto il nome di “Sali” ma sono convinto che sotto, sotto ci sia sempre la stessa identica porcheria.
Come è stato bello ieri mattina quando, in cantina, in fondo ad uno scatolone ho ritrovato un pezzo di sapone di quello di una volta.
Quello si che è profumo!
Non quello di tutte le confezioni strane sui ripiani dei negozi che, neppure sei dentro e già lo senti, ti entra nelle narici e fa solleticare il naso fino a fartelo prudere e ti fa lacrimare gli occhi.
Persino la carta igienica…………l’ hanno fatta profumata.
Vai a comperare, poi torni a casa e il pane è profumato di bagno schiuma, l’insalata sa di detersivo per lavatrice, il pezzo di formaggio sa di “erbe del bosco”. Che magari, con un po’ di fortuna, ci può dare buono.
Mangi un pezzo di focaccia e ha il gusto dell’antiforfora.
Per fortuna ho ritrovato un pezzo di gioventù ed ora desidero assaporarmi questo piacere: risentire gli odori di una volta, ritornare alla natura, superare in un balzo anni e anni nei quali ho evitato con caparbietà e costanza di usare veleni che uccidono l’ambiente e gli anticorpi del nostro organismo.
Apro il rubinetto dell’acqua calda, lascio che la vasca si riempia, mi procuro uno straccio, il più ruvido che trovo:
detesto anche le spugne finte e mi immergo in quel mare tropicale che per tanti e tanti anni, con coerente testardaggine, ho sempre voluto evitare.
Mi lascio scivolare giù, fino a sparire nell’acqua trattenendo il respiro.
Nella testa come bollicine di spumante riaffiorano i ricordi.
Mi rivedo bambino, quando in estate dopo un pomeriggio passato in strada a giocare quasi sempre seduto in terra, mia madre mi metteva sul lavandino con la spazzola di paglia e quel sapone che era sapone, mi fregava in tutte le parti fino a farmi diventare rosso nonostante i miei pianti, le mie urla e le mie inutili suppliche perché finisse quella tortura.
Dai!!!… Mi diceva urlando più forte di quanto urlassi io perchè stessi fermo.
Si perché a me sembrava che quella spazzola ,quel sapone, portassero via la pelle, mi scorticassero vivo.
Certamente, se ci fossi riuscito, sarei scappato davvero lontano da quel atroce supplizio quotidiano.
:< non vedi che fai i “frettueli ? > mi diceva.
E così dicendo mi indicava tutto lo sporco che avevo addosso e che faceva diventare nera l’acqua nella “conca” di lamiera zincata, piena di colpi e la ruggine che si stava mangiando le maniglie.
Eggià perché il nostro bagno, allora, era questo!.
Mi passo lo straccio insaponato sul collo, e frego forte , sulle spalle e frego, sulla pancia che diventa tutta rossa: è una libidine, rasento l’orgasmo, sono pazzo di gioia.
Guardo lo straccio. Gli stessi “frettueli”! Gli stessi di allora. Me lo passo sulle gambe, all’interno delle cosce dove la pelle è più sensibile.
Frego bene e frego ancora le ginocchia fino a farle bruciare, me lo passo fra le dita dei piedi e guardo con ammirazione e commozione l’acqua nera.
Nera, nera, nera come allora.
Forse di più! Come sono felice!
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