Ti chiamo,
ti cerco;
distante,
scostante,
non parli,
non mi rispondi,
hai solo sonno,
non dici molto;
lontana,
sei lontana,
remota;
oggi so
che non è giornata,
forse è finita,
non mi pensi,
non mi vuoi,
non ti importa.
Lontana,
remota,
non arrivo a te,
non mi ascolti,
oggi.
Autore: Stefano Medel
Questa poesia è stata scritta da stefano medel. Lascia un tuo commento qui
Stanzetta,
guscio personale,
oasi domestica,
isola sperduta,
momento
di relax,
stacco da tutto;
il mondo turbina
e corre,là fuori,
da qualche parte.
Autore:stefano medel
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Ieri sera all’ospedale di La Spezia si è spento Giovanni Giudici, uno dei maggiori poeti italiani della seconda metà del novecento. Ho avuto il privilegio di essergli amico, abitavamo in due appartamenti attigui alla Serra di Lerici e nelle torride giornate estive si chiacchierava nelle piazzette assolate. Lesse le mie prime poesie e con fraterna sollecitudine mi spronò a continuare.
Era un ligure dalla battuta arguta di una cultura e di una intelligenza rara, combattuto sempre tra una cultura cattolica ed una pulsione marxista.
Troverete nei giornali tutto sulla sua vita di poeta, di scrittore e di giornalista, con affettuosa commozione credo più opportuno poporvi qualche sua poesia.
Quelle che faccio seguire sono prese dal libro “Quanto pensa di campare Giovanni”, non tutte di facile lettura:
Brevi lucignoli
Quale importanza dare
Alla piccola storia individuale?
Brevi lucignoli – una breve area
Scavare a fondo ,dipanare i fili
Brevi istanti tacendo brevi sospiri
E non che non si possa quel poco
Ma riportando a un prima o dopo,a un più in là
Il circoscritto e quel che circoscrive
A immani anime morte
Le modeste tue care anime vive
Ecco che indecifrabile si fa
Il disegno del mondo in matto mutare
E siamo abitatori del tenue polinomio
Preceduto da segno negativo
Dove quando aboliamo
Un muro una parentesi
Il più diventa il meno e questo il più
il no è l’affermtivo
Così mentiscono in questa
Inevitabile algebra i negozi quotidiani
Il far l’amore uccidere e rubare
E adorare gli idioli e sperare
Speranze non nostre e pensieri di schiavi
Pensando che ci dicono liberi
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Casa estrema
Decrepita
Al primo scorgerla – eccola
Un lindore di muri adesso un lusso
Di legni e il sole
Quasi non oso guastarla in parole :
Lei che ho voluta e avuta al maggior costo
Per lei spogliato di tutto
Non decrepito io ma certo all’ultima rampa
Del discendere altro non ne aspetto
Che un lieve ricominciare :
Ti ho fatta bella – gli dico
E tu fammi più vero
Ogni cuore da sè tende al suo petto
Ritornante Thule del pensiero
Nuovi nel nuovo dove ricambiamo
Bisbigli di saluti
Poi che l’esser stranieri
Rende più riconosciuti
Aspettiamo una sobria confidenza
Dei vecchi essendo il privilegio il non durare
Che al passato dà indulgenza
Mai ebbi un abitare
Così librato senza un prima e un poi
Tra il verde in su del vento e il chiaro mare
Abbandonati tutti i vivi morti –
O già futuro mite trafficare
Forme di questa casa
Vuoto di questi corpi
——- Addio caro dottor Giudici !
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Proposto da Franco Muzzioli
Questa poesia è stata scritta da francomuzzioli. Lascia un tuo commento qui
Distesa sul letto
fra le lenzuola che profumano di pulito
Chiudo gli occhi,spengo la luce
Ma il sonno stenta ad arrivare.
Pensieri percorrono la mente già stanca di vagare.
Un viso, un volto mi tiene desta.
Mi accuccio la testa fra il cuscino
Rimbocco le coperte con le mani quasi a coccolarmi ma
Morfeo non mi prende fra le sua braccia.
Un pensiero percorre chilometri di ricordi.
Un viso noto si materializza nei miei occhi.
Allungo la mano per accarezzarlo
Ma come una bolla di sapone svanisce.
Ah notte buia
Notte lunga
Notte dalle ora interminabili
Fa che l’aurora arrivi presto
ad illuminare i miei occhi
occhi stanchi.
Mente ancora confusa per una notte insonne.
Per troppe notti insonni
A rincorrere un pensiero
Che ormai non c’è più.
Autore: Maurizia
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Stufo,
delle parole,
chi dice qua,
chi dice là;
tutte storie,
non c’è la verità,
in mezzo alla gente,
non c’è nulla,
che mi riguarda;
vivo la vita mia,
mia,
alla giornata,
e non ascolto;
chi vuole solo
vedermi male,
correre,
vuole solo,
vedermi in guai;
non mi muovo,
non mi frega;
volto le spalle,
e vado via;
non ci sono,
non mi fermo,
sono solo ombre e voci;
sono solo, passato.
Autore:Stefano Medel
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