Un attimo
solo un attimo
per pensare e riflettere,
per ricordare
farsi avvolgere da un altro tempo,
da un’epoca lontana
ed accorgersi che non è rimasto nulla.
Nulla di concreto, nulla di palpabile,
solo un ricordo quasi evanescente,
un’atmosfera irreale
ma che è stata magica.
Rimpianti?
no,
rimorsi.
E l’acqua scivola,
il tempo precipita via e …
il tram transita
sferragliando
inesorabile.
Sai che sarà davvero:
mai più.
Ormai.
Autore: Erato
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Non so più chi sei
che fai;
non so se guardi il gabbiano
che vola rapido
e si tuffa di repente,
se lo guardi distrattamente o con nostalgia,
non so se ti fermi all’improvviso a riflettere…
o se ti lasci trascinare dalle giornate tutte simili.
Che fai?
lavori?
pensi?
scrivi?
con chi parli?
che preoccupazioni
ti trafiggono all’improvviso?
Mi perdo in una stella…
vorrei…
vorrei che la guardassi anche tu nello stesso momento.
Autore: Erato
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La sindrome del meraviglioso
Cipriano Pagano. Autoritratto
Da ragazzo mi sentivo inutile. Gironzolavo a vuoto. Avevo la sensazione di essere trattato dai grandi come un intralcio, come un peso inutilizzabile, sgraziato, sempre tra i piedi. E sì che avevo una gran voglia d’essere messo alla prova. Appena ho potuto, poi, alla prova mi ci sono messo da solo. In questo senso credo che mi metterò in croce sino all’ultimo dei giorni. Peccato che chi ha la sfortuna di vivere a lungo con me, lamenta che sono uno che non si da tregua, che non dà tregua! Moglie e figli , poverini si considerano vittime del mio “rigore”, della voglia di fare, strafare e ricreare, che a detta loro rompe, non fa respirare, non è riposante. E devono pur averla qualche ragione se godo fama di “difficile”. Per la verità da sempre mi spazientisce l’infingardaggine, l’enorme quantità di tempo che prendono gli altri per fare delle cose da compiersi con buona lena in quattro e quattr’otto. I pigri dicono che io non sono normale, che ho la classica marcia in più. Ammetto che l’ignavo mi dà sui nervi perché di solito lo è pure negli affetti, pure verso se stesso. Parlo dell’abitudinario, è ovvio, di chi rifiuta il suo apporto alla società, non di chi soffre e non parla e se ne sta da solo e non prende parte alla vita di gruppo.
Sono fuggito e tornato da Gomorra dove la terra da un momento all’altro può prendere fuoco come un fiammifero, per mia scelta, quasi per un richiamo atavico nell’acquitrinosa valle dei Mazzoni.
La grande città indifferente mi annoia, E’qui che la lotta per la sopravvivenza è cruenta, è qui che ci si sente vivi col pericolo incombente. Fremiamo all’acume che svela le miserie di cui siamo intrisi. Invece le parole dei fannulloni sono baciate da labbra svogliate, da voce appena dette, impigrite, imbavagliate dal torpore, dal calduccio dell’alcova.
La vita finora è trascorsa nella tensione fra un traguardo e l’altro che mi davo da solo. Non ho avuto tempo di annoiarmi e già questo mi sembra un buon risultato. E, anche se non lo ammetteranno mai, credo che con questo rompiballe i miei non avranno avuto tempo di annoiarsi neanche loro.
Mae culpa! Ma a voi forse ne recito solo una parte l’altra la confesserò al Padreterno: Amarezze? Tante. Soddisfazioni? Qualcuna. Tutto sta a recepirle nel loro significato profondo e sapersene accontentare. Altrettanto complicato fu ricondurre all’ovile coniugale la pecorella ( si fa per dire) cui occorse fuorviarsi per riadeguarsi a siffatta eccezionalità (me). Momenti così ti ripagano di una vita. Risvegliano in te la sindrome del meraviglioso. La dimensione da perseguire, nonostante le premesse raggelanti, la felicità di cui si assaporano sprazzi illuminati a lampi. L’armonia, distaccarsi da sé, non prendersi sul serio anzi giocare sul serio con il serio. Rifuggire l’ingiustizia e l’aggressività e tutto quanto vi è di basso, piccolo e meschino. E se proprio vi punge vaghezza di felicità a tutti i costi, lasciate ad altri le complicazioni del meraviglioso …Datevi ai bagordi
Autore: Calcio2.ce
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PER LA MAMMA
Mamma, alba chiara
senza mai tramonto,
sole dell’amore filiale
che splendi col tuo dolce sorriso,
come il tenero riverbero lunare…
vivere per procreare…
la tua vita infinita
per il tuo materno paradiso.
Sarai come rosso fuoco del tramonto
In carezza di mare
In bagliori dorati,
come nel tuo mondo
frammento di luce – tenerezza
che nutri verso
i tuoi cari gioielli,
figli sacri, più buoni, più belli;
per una vita di speranza,
di lavoro e salute.
MAMMA.
Eterna gratitudine
ti è dovuta
per i tuoi presenti, lungimiranti sacrifici.
Per me sei amica, sorella,
consigliera di sani
principi etici e morali.
A volte triste, pensierosa
per molteplici vicissitudini
della quotidianità.
Primavera eterna della mia vita
come un bocciolo di rosa
che mai sfiorirà
la tua materna dedizione famigliare.
Autore:Simona
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