Mi sono ritrovato improvvisamente avvolto nella notte,
il tuo spirito è caduto su di me e sono diventato polvere nel vento.
Al centro del vento sento sempre il tuo respiro che mi fa perdere la testa,
ma tu continua a respirare, io mi nutro di quello, saziami finché puoi,
poi cadrò fra le tue braccia in un sonno profondo, e i tuoi sogni saranno i miei.
il tuo turbinio mi saprà sollevare fino alle alte vette, dove nessun uomo mette piede.
La mia felicita’ sarà la tua, la mia vita sarà la tua, io sarò tuo per sempre.
Autore:sorgigio
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Certo la vita è come una trottola, da piccolo
ti regalano una trottola anche luminosa e vedi
la vita ancora rosa. Poi diventi grande
e la tua trottola gira sempre meno
fin che un giorno si ferma.
Ma chi siamo nessuno lo sa
cerchiamo di capire
cosa ci aspetta quando
si fermerà.
Si dice che esiste un DIO,
io non so se è vero.
Provate ad immaginare anche voi
ciò che immagino io,
apostrofate la parola
D’IO
Sembrerebbe che siamo tutti
D’
IO .
Qualcuno a voluto capire prima,
tipo testimoni di Geova e altri
aspettando la fine del mondo
o l’ermaghedon come lo chiamano loro,
intanto sono ancora o se ne vanno
come tutti gli altri .
Autore: Miki
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Nella solitudine l’animo si rivela a noi in tutto
la sua sincerità, liberamente. Spoglia d’ogni
convenzionalità, senz’ombra che la appanni ,essa
ci appare semplice e senza menzogne ,e potremo
interrogarla e scrutare i suoi segreti .
Nella solitudine infatti l’anima mostra si esplica
Intera e si astrae ,e dal mistero delle cose trae
La dolcezza della poesia e della suggestione. Che
cosa è più ideale per l’uomo che la solitudine? Non
che l’uomo debba astrarsi perennemente ,e vivere
solitario per ricercare la beatitudine ,a somiglianze
degli anacoreti che hanno una vocazione speciale
utile per loro stessi e per gli altri .L’uomo ha bisogno
anzi di vivere nel fervore delle cose ,perch’egli
è stato creatore per creare,per produrre ,è stato
creato per la gioia della vitalità ,per lavorare e per
procreare ,per dare al mondo un saggio della sua energia
produttiva.
L’uomo deve esplicare le sue forze e le sue genialità
Nell’azione, se vuole essere utile a sé ed alla società
Ma talvolta l’anima sente il bisogno di rinchiudersi
Nella solitudine ;non in una solitudine di ozio e di
Oblio, ma in una solitudine mediatica ,in un riposo
Che ridà le energie al corpo ,e la volontà di proseguire,
all’anima ;una solitudine che sia come tappa prima di
di affrontare laboriose fatiche .
Nella solitudine tutte le cose parlano all’anima.
Chi può dire il linguaggio misterioso delle cose?
Chi può dire quali parole ardenti e dolci sussurrano
Alla nostra anima il verde solitario delle grandi foreste
sonnolente al sole d’agosto ,e la sconfinata distesa dei
campi di frumento biondeggianti al cielo? Chi può dire
l’armonia profonda del silenzio e della solitudine?
L’anima nostra ascolta un linguaggio che non è nelle cose
E che non è fuori dalle cose ;tutti i ricordi lontani si
affacciano al nostro spirito ,e ci parlano una parola mite
di bontà,e di malinconia;tutti i nostri sogni si risvegliano
e ritornano al cuore,come da lontananze infinite:i nostri
desideri celati ,si acuiscono ,le nostre passioni diventano
più intense ,tutta l’anima si vivifica al soffio di poesia
che emana dalla natura immensa e solitaria .
L’anima nostra ,al cospetto della solitudine ,si purifica
Di tutte le tristezze ,oblia le angosce ,aspira all’ideale
Trepida alla bellezza che la circonda ,e ritorna alla
concezione semplice e buona della natura .
L’anima nostra ,al cospetto della solitudine ,scende
al contatto delle creature umili, comprende il
segreto di tante cose profonde e ignote, e fonde il suo
palpito col palpito della natura e del silenzio
Buona lettura ciao da CICCO53
Questa poesia è stata scritta da cicco.53. Lascia un tuo commento qui
La luna brillava in ciel,
un manto di stelle
avvolgevano i cuori
degli innamorati.
il mio pensiero
intenso
lascia cadere
una stella
la più bella
la più luminosa
la più grande.
Il mio cuore non
trova pace,
fin che la mia stella
si posa sul petto
di quella ragazza
triste.
Sorridi alla vita
la mia stella
ti seguirà
ovunque tu vada.
Autore: Miki
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tréi, tréi, quattro, séi, œtto, sette, sette, sette, tûtta*………………..
Metti bene le dita!
düi, çinque, trèi , pésso* , séi, séi, nœve……….
Quattro a tre per me……….
La gente attorno al tavolo guardava quelle mani callose che picchiavano sempre piu forte a ritmo sempre più serrato per poi fermarsi all’improvviso: punto.
Uno scambio di occhiate, l’intesa, un gesto impercettibile della mano e via, altri colpi sul tavolo lasciando di volta in volta un dito, due, la mano aperta, il due col pollice e l’indice , il pollice solo, il pollice nascosto per mettere quattro, lo zero col pugno chiuso.
La mente veloce deve calcolare, controllare che l’avversario non bari, tenere il conto dei punti raggiunti, anche i suoi.
Una pausa. Un sorso di vino. Chi perde paga la bottiglia.
È pronto un nuovo sfidante: il quarto? il quinto? Il pomeriggio all’osteria è lungo. Dopo tre, quattro mezze bottiglie di vino i riflessi si fanno più lenti, il nuovo sfidante non ha ancora bevuto: lui è veloce, non è stanco, non gli duole la mano per i colpi violenti sul tavolo. Non ancora .
….sette, sette, quattrö séi, tûtta………….. <arvila ben quella man!*> (apri bene la mano).
A me baro non lo dici!!!!
Era tre quello che hai messo!
La lite degenera. Gli spettatori parteggiano ora per l’uno ora per l’altro. Spunta un coltello da una tasca e colpisce.
Il gioco è finito in tragedia.
La “morra”, gioco popolarissimo fin dall’antichità, è caduto in declino per il divieto istituito da una legge promulgata nel ventenno fascista e ancora in vigore che lo considera “gioco d’azzardo”.
Molto popolare nel Veneto e in Sardegna da qualche anno la morra è uscita dall’oblio ritrovando estimatori, fino al punto di creare una federazione e un campionato Italiano.
Intenzione dei suoi sostenitori è la necessità si fare riscoprire ai giovani giochi antichi come il tiro alla fune, il lancio della forma di formaggio, la lippa*, e altri.
*
tûtta= tutta . entrambe la mani aperte per ottenere il dieci.
pésso= niente. entrambe la mani chiuse a pugno per dire zero.
lippa= un pezzetto di legno appuntito ai due lati messo a terra, fatto saltare con un bastone, colpito al volo e lanciato il più lontano possibile.
Chi desiderasse altre notizie vada:
http://www.giocodellamorra.it/
Questa poesia è stata scritta da alfred. Lascia un tuo commento qui