tréi, tréi, quattro, séi, œtto, sette, sette, sette, tûtta*………………..
Metti bene le dita!
düi, çinque, trèi , pésso* , séi, séi, nœve……….
Quattro a tre per me……….
La gente attorno al tavolo guardava quelle mani callose che picchiavano sempre piu forte a ritmo sempre più serrato per poi fermarsi all’improvviso: punto.
Uno scambio di occhiate, l’intesa, un gesto impercettibile della mano e via, altri colpi sul tavolo lasciando di volta in volta un dito, due, la mano aperta, il due col pollice e l’indice , il pollice solo, il pollice nascosto per mettere quattro, lo zero col pugno chiuso.
La mente veloce deve calcolare, controllare che l’avversario non bari, tenere il conto dei punti raggiunti, anche i suoi.
Una pausa. Un sorso di vino. Chi perde paga la bottiglia.
È pronto un nuovo sfidante: il quarto? il quinto? Il pomeriggio all’osteria è lungo. Dopo tre, quattro mezze bottiglie di vino i riflessi si fanno più lenti, il nuovo sfidante non ha ancora bevuto: lui è veloce, non è stanco, non gli duole la mano per i colpi violenti sul tavolo. Non ancora .
….sette, sette, quattrö séi, tûtta………….. <arvila ben quella man!*> (apri bene la mano).
A me baro non lo dici!!!!
Era tre quello che hai messo!
La lite degenera. Gli spettatori parteggiano ora per l’uno ora per l’altro. Spunta un coltello da una tasca e colpisce.
Il gioco è finito in tragedia.
La “morra”, gioco popolarissimo fin dall’antichità, è caduto in declino per il divieto istituito da una legge promulgata nel ventenno fascista e ancora in vigore che lo considera “gioco d’azzardo”.
Molto popolare nel Veneto e in Sardegna da qualche anno la morra è uscita dall’oblio ritrovando estimatori, fino al punto di creare una federazione e un campionato Italiano.
Intenzione dei suoi sostenitori è la necessità si fare riscoprire ai giovani giochi antichi come il tiro alla fune, il lancio della forma di formaggio, la lippa*, e altri.
*
tûtta= tutta . entrambe la mani aperte per ottenere il dieci.
pésso= niente. entrambe la mani chiuse a pugno per dire zero.
lippa= un pezzetto di legno appuntito ai due lati messo a terra, fatto saltare con un bastone, colpito al volo e lanciato il più lontano possibile.
Chi desiderasse altre notizie vada:
http://www.giocodellamorra.it/
Contributo di
, 20 giugno 2010 00:47.
bravo alf i giochi fino a inizio era tecnologica ricordi di bambina co sti uomini urlanti nelle osterie ciao
Molto interessante questo tuo scritto Alfred e brillante il modo con cui descrivi gli stati d’animo dei giocatori che, in crescendo si accaniscono tra di loro, completamente “presi” nelle maglie del gioco, fino alla tragedia finale. Grazie anche delle indicazioni supplementari per ulteriori notizie.