All’alba del 12 agosto 1944 tre reparti delle SS tedesche uccisero 560 civili, tra cui 130 bambini. Parliamo dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, uno dei più tragici atti di follia della seconda guerra mondiale.
Voglio raccontarvi due “STORIE DI BAMBINI E DI MIRACOLI” trovate in Internet.
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San Lorenzo, notte senza stelle
C’è una grande vallata che scende fino al mare, ricamata da castagni e ulivi. Poche case, qualche roccia bianca appuntita. Una mamma stende il bucato al sole. Il profumo di pulito si mischia a quello delle erbe selvatiche. Ha bisogno di un filo molto lungo per mettere ad asciugare tutti quei panni: le camice di Anna Maria e Luciana, adolescenti, che ci tengono ad essere sempre a posto; i pantaloncini degli unici due maschietti, Eros e Feliciano; gli abitini di Maria Grazia, Franca e Carla; i lenzuolini della piccolissima di casa, Maria, di appena tre mesi.
Quella bella signora di 39 anni è Bianca Prezioso, origini napoletane, la moglie di Antonio Tucci, tenente di Marina di stanza a Livorno. Pluridecorato, in cuor suo, dopo aver conosciuto la Grande Guerra, aveva sperato di non dover rivivere qualcosa di simile. Si sbagliava.
Lasciata Livorno, bersagliata dai bombardamenti, sfollano in un posto tra le montagne della Versilia apparentemente al riparo dalle rotte di eserciti e aviazione: Sant’Anna di Stazzema. Proprio Sant’Anna, protettrice delle mamme e delle partorienti. Bianca ogni giorno le rivolge, in silenzio, una preghiera. Sant’Anna, poco più di 600 metri di altezza nelle Alpi Apuane. C’è un’unica strada per arrivarci: tante curve e nuvole di polvere. La chiesa, pochi casali sparsi, il bosco. Gli abitanti sono 340, ma nell’estate del 1944 il numero arriva a duemila con i tanti sfollati di guerra che cercano riparo. Alcuni dei Tucci si sistemano nella canonica, i più grandi nelle aule della scuola. Feliciano, Eros e Franca, trovano a Sant’Anna altri bambini, in particolare Enrico Pieri, “Poldina” Bartolucci e Enio Mancini, più o meno della loro stessa età. Anna Maria, Luciana e Maria Grazia conoscono Cesira Pardini, coetanea. La prima domenica dei Tucci inizia con la messa. A Sant’Anna non c’è un parroco, ma Don Giuseppe Vangelisti, della vicina frazione La Culla, conosce ad uno ad uno i “santannini”: per lui sono come persone di famiglia.
La sera dell’11 agosto le mamme di Sant’Anna cantano la ninna nanna ai figli più piccoli. Quella precedente è stata la Notte di San Lorenzo, ma c’è poca voglia di cercare stelle cadenti. E’ come un presentimento: nessun desiderio potrà mai essere esaudito. Al mattino si spalanca un baratro senza fine. Si diffonde la notizia che i nazifascisti stanno salendo verso il paese. La moglie di Antonio lo convince a fuggire nei boschi. Bianca e gli otto bambini invece restano nella canonica pensando che donne e bambini non possano mai essere vittime deliberate della guerra. Invece si scatena l’inferno. I tedeschi urlano l’ordine di ammassarsi nella chiesa. Accatastati arredi e paglia danno fuoco a tutti e a tutto. Mostri ripugnanti a mille teste, che non risparmiano neanche i neonati.
Quando Antonio torna in paese scopre quello che rimane dell’immenso rogo e di centinaia di vite spezzate. Riconosce Bianca che stringe ancora la piccolissima di casa tra le braccia. Stordito, fuori di senno, riesce appena a immaginare la fine degli altri suoi bambini. Inizia a camminare verso il nulla. Tornerà a Foligno dai genitori sconfitto nella battaglia immane contro i ricordi.
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Cesira e la piccola Anna
Cesira Pardini, 18 anni, abita in località Coletti con il papà Federico, mamma Bruna e otto tra fratelli e sorelle. E’ la maggiore. Energica, combattiva e allo stesso tempo timida e dolce. Ha le mani segnate dalla fatica dei campi, cammina agile tra i sentieri ripidi e sconnessi della sua terra. Raccoglie ogni cosa commestibile: dalle foglie di cavolo alle erbe dei campi e alle castagne. Sua sorella Anna è appena nata, la mamma Bruna non si è concessa che poche ore per riprendersi dal parto. In casa non ci si ferma mai. Il 12 agosto, la mattina presto, Cesira si accorge dell’arrivo di soldati. Suo papà è già al lavoro nei campi con quattro figli. I militari sono furie: alcuni a viso scoperto, altri, forse gli italiani arruolati nelle SS, con una retina calata sul viso: “Ci hanno spinto contro il muro, con botte tremende – ricorda Cesira -. Con me c’era mamma con la mia sorellina Anna di 20 giorni, Adele di 4, Maria di 16 e Lilia di 10. Spararono alla mamma che mi cadde addosso e morì. Avevano colpito anche me e il dolore era tremendo. Nel cadere sono andata a sbattere contro una porta che non era stata chiusa a chiave. Era la cantina e riuscii ad afferrare Adele, Lilia e Maria. Restammo là come paralizzate, non so per quanto tempo, ma sentivo che il fuoco divorava la casa e rischiavamo di morire bruciate. Scappammo. I tedeschi ci videro e spararono ancora. Poi silenzio. La mia sorellina Anna di nemmeno un mese, era in fin di vita. Morì dopo una settimana di agonia. La vittima più piccola della strage. Morì anche Maria”. A Cesira Pardini nel 2012 sarà conferita la Medaglia d’Oro al Valor Civile.
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A Sant’Anna cala il silenzio. Resta la disperazione dei sopravvissuti per i quali la guerra non finirà mai più.
Contributo di
, 12 agosto 2019 14:13.
Mi sono sempre domandato come hanno fatto quei soldati a mitragliare 130 bambini , nel momento che sparavano dentro una chiesa sentento le urla di morte come hanno potuto continuare a premere il grilletto e non sono caduti in ginocchio dall’orrore. Mi dicono: se non lo facevano sarebbero morti loro per diserzione , ma morti lo erano già nella loro umanità, nella loro pietà , nella loro essenza di uomini …erano bestie , solo bestie feroci che uccidono non per fame ma per follia, rabbia , paura , crudele senso del dominio . Meglio sarebbe stato non fossero mai nati.
Molte volte mi chiedo,come fanno a impugnare fucile e mitraliatrici verso il popolo specialmente su i bambini innocenti,ma nessuno cade in ginocchio dall’orrore,erano già morti nella loro umanità, famiglie intere distrutte, solo 130 bambini mentre sparavano all’interno della chiesa, urla strazzianti sono stati peggio delle bestie feroci.uccidevano solo per follia,rabbia, per un crudele senso del dominio. Vorrei che non fossero mai nati.Un post importante francesca ma pieno di dolore per ricordare questa immensa tragedia di odio,verso questi fiorellini che stavano germogliando e non solo!Un saluto pieno di dolore mentre leggevo, grazie cerchiamo di non dimenticare questa infama crudeltà!
Prima di tutto Grazie Francesca, per aver ricordato una Triste Pagina della nostra storia. In tutti questi anni, non ricordo se io ho mai parlato di questo Paese Martire. Io, abito vicino e, molte volte sono salito fin lassù, dove spontaneamente esce una preghiera anche a chi non sa pregare. Se siete in Versilia, e vi trovate a Pietrasanta, è facile raggiungere il Luogo. C’è solo una strada. Rimarrete colpiti di quanta ferocia si abbattè in quelle case, in quelle famiglie. Sarebbero tanti i fatti da narrare, anche perchè, vi sono state delle ricerche accurate da studiosi. Molti fatti erano tenuti volutamente all’oscuro. Pensate che a Roma, nei Palazzi della Nazione, fu scoperto un armadio che, “volutamente” era girato con le aperture verso il muro e, sfuggito alle ricerche. Fu’ devinito -L’Armadio della Vergogna- Capite bene che, sarebbe lungo elencare fatti e personaggi… Brava ancora a Francesca. A me, come vedete, rimane difficile agiungere altre cose. Posso dire che , un mio amico, ancora in vita , Mario Ulivi, bambino di circa 5 anni, si nascose nel forno del pane ricoprendosi con le fascine…pensate se quelle belve avessero acceso il forno. E’ mia opinione e basta, che la Germania, dovrebbe sempre camminare a Testa Bassa, e inchianrsi in continuazione per le atrocità commesse. Invece, continua a primegiare in questa fragile Europa…Ma questa è un’altra verità. Un abbraccio a tutti nel segno del Ricordo . Giulio
Non dimentichiamo mai questi orribili fatti. Con la netta sensazione che potranno verificarsi ancora. Il mondo è pieno di armi e di guerre.E l’umanità è sempre soggetta.Come bene è stao detto: Dio fece la terra, ma il mondo è del diavolo. Ciao Francesca.
Giusto ricordare e mettere in evidenza questi episodi della cattiveria dell’animale uomo che si ritiene di essere elemento superiore del Creato ma che rimane sempre una bestia che uccide i propri simili con estrema malvagità mascherandosi dietro palliativi che non possono avere alcuna giustificazione.