TRAPASSO
Intravedo di là l’irriflesso
senz’ombre e senza paura
bianche trine
di pelle impalpabile.
Non più ostacoli
oltre un velo d’ombra
luminoso
suoni bianchi
e folate di nebbia
sensibile al tatto
evanescente.
Sto di qua
ma con una mano tepidamente
foro la parete dello spazio.
Ora posso andare,
posso venire,
posso essere,
posso non essere.
Non godo più nel tempo,
fluttuo senza gravità.
L’altra mano
si aggrappa sensualmente
e tocca le fibre della vita.
Torno a non essere più
Respiro a tratti
Addio
Eccomi
9 giugno 2013
Contributo di
, 2 aprile 2014 15:13.
Difficile interpretazione per lo spazio universale in cui si riversano i concetti di questa bellissima poesia..sembra un’abbandono dell’io come morte della propria coscienza, simile al trapasso..e cosi dal trapasso inizia la rinascita di una nuova anima…