Ti vogliamo bene tantissimo
Le allieve erano tante Barbie
che sfilavano felici tra i banchi dell’aula
a raccogliere, coi loro corpi snelli, consensi
applausi e occhiate di fuoco
da tutti i maschi della scuola.
Ero felice di frequentare l’istituto
ed ero anche contenta del mio corpo.
Ma poi diverse mie compagne di studio
puntarono il dito sul mio corpo cicciottello
sottolineando come potevo migliorarlo.
Anzi, tutta la mia aula sollecitò
con un programma alla mano, un fai da te,
che ci sarei riuscita. Perfino quelli delle terze
e delle quarti e quinte si associarono
e tutti a incoraggiarmi per essere
bella e attraente come una velina.
In fondo cosa significava mangiare di meno?
Imparai a staccarmi dal cibo,
a disprezzarlo come una malattia.
Mi ripetevo: ”Ci vuole un bel corpo
per farti voler bene, solo un bel corpo;
solo il bel corpo vale e nient’altro”.
Così la pelle mi divenne sulle ossa come una petella
e il mio corpo un tiro a segno di diete da bancone.
Il cibo ambivalente mi doleva gli occhi,
e il cuore, agitato da una furia nuova,
batteva strade dove l’abisso e il cielo
si incontravano con mani disperate.
Colsi la scuola impreparata e assente
perfino il giornale locale non ebbe spazio per me.
Ma straordinaria fu la processione
verso il mio banco vuoto per lasciare un ricordo.
Tutti sfilarono depositando qualcosa:
chi un candido fiore reciso,
chi la bandiera della mia squadra del cuore,
chi una lettera con parole profonde
…Su un drappo rosa dove avevano scritto:
”Ti vogliamo bene tantissimo”.
Autore: Calcio2.ce
Questa poesia è dedicata a Imperia
amica di mia figlia, venuta a mancare a novembre scorso
Contributo di
, 4 febbraio 2011 12:31.
ciao calcio anoressia, stravolgimento equilibrio mentale o altro
Calcio, racconto terribile e angosciante! Speriamo almeno che possa servire da monito e da esempio a tanti nostri giovani. Di’ a tua figlia di parlarne sempre con le amiche, che si sappia che , forse solo per qualche etto in meno, si può morire, così giovani! Ciao Calcio
Dolorosissima storia che, tu Calcio, hai descritto magnificamente.
Povere ragazze, che colpe e che responsabilità enorme abbiamo noi genitori, noi come società tutta.
Che peccato morire perchè non si ha avuto la forza di scegliere, di dire no a modelli di bellezza omologati. Che orrore dobbiamo provare noi adulti che non sappiamo sviluppare e coltivare quel senso magnifico che è la propria individualità, personalità e unicità. Siamo colpevoli di non essere in grado di offrire modelli alternativi in grado di contrastare messaggi negativi.
Quanto è difficile vivere dove il corpo è più della persona, certo facile parlare poi, ma vedere che un bellissimo fiore perde ad uno ad uno i suoi petali, travesti da piccoli chili da perdere, insieme si perde anche la voglia di vivere, difficile davvero comprendere, ma tu calcio lo hai descritto in maniera certo dolorosa e tristemente vera. E’ incomprensibile non riuscire ad aiutarle sono il nostro futuro impariamo ad amarli per quello che sono.