Primavera, meravigliosa sensaziome,
sei tornata a donarmi nuovi colori,
a farmi compagnia con suoni e fragranze.
Bentornata primavera, emblema di rinascita,
apportatrice di nuove speranze.
Hai messo in fuga il triste
gelo dell’inverno, squarciando
il suo bianco manto che
pesantemente copriva ogni cosa.
Primavera di vita,
che sai dare nuova linfa al cuore,
aprendolo a nuove estasianti sensazioni,
predisponendolo all’amore, dove io,
giovane vecchio, mi avvicino ancora
per scaldare l’anima al suo calore
antore:antonino8.pa
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Storia
La vita è una storia
tutta da raccontare
Storie vecchie da non dimenticare
che hanno cantato la gioia ,
i dolori e l’amore.
Storie grandi, storie piccole
che ci sono appartenute.
Storie vissute da protagonisti
su un palcoscenico di vita
dove, in ognuna di essa, abbiamo lasciato
per strada qualcosa di noi.
Storie vissute intensamente,
dove, in più delle volte, non eravamo noi stessi.
Storie nascoste, nel profondo del cuore,
che difficilmente avremmo fatto uscire .
Storie di vita, che ci hanno cresciuto,
che hanno buttato le basi del nostro futuro.
Storie di sogni mai realizzati che,
di tanto in tanto,
venendo alla luce, ci hanno fatto star male
Storie allegre che ci hanno divertito,
storie triste con le lacrime agli occhi
per quanto amaro ci hanno lasciato.
Storie antiche come il mondo.
che avremmo voluto raccontare.
Ma, ci è mancato il coraggio per poterlo fare.
Quanti ma, quanti perché, quanti se
ci siamo lasciati alle spalle.
Oggi, stanchi e con i visi di rughe
ci stiamo pensando, quel tanto che basta
per sentirci felici di quello che abbiamo
e di quelli che siamo
autore:Domè
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Una generazione ha ballato con le chitarre
di piazza Maggiore. Si è nutrita di pane rosso
di Gregory Corso e Walt Whitman
e del genio di Rimbaud l’adolescente.
Di marijuana che correva folle tra i figli
più infettati di dolcezza. E di far scuola
disegnando muri di paradisi astratti
e le parole insonne gonfiate dal mattino.
E si parlava di spazi alternativi o di
compagni fuggiti sulla Luna a vivere
di miele e di pazzia nei sacchi a pelo
tra gli Appennini e il mare americano.
Guardavo le mie mani impolverate che
aprivano universi nuovi: i libri simbolisti
di Campana e poi il Pasolini maledetto
e gli africani viaggi di Hamingway
e l’oriente di Hermann Hesse con
il suo lucido Budda illuminato e tu
povero Lorca fucilato, quasi per sbaglio,
sognavi senza mascherare una tua fede
e correvi verso il treno della vita ma
di rosso drappeggiato fu il tuo canto
e poi Pavesi dei miei vent’anni asciutti
vederlo emarginato in quell’albergo
nell’ultima notte di una Torino anni 50
suicida poi per amore inviso per
una figlia di quell’America reietta,
al bizantino fiore che ci illuse di profeti
col passo incerto dell’alternativa.
E il caldo vino di Fenoglio e le sue
Langhe natie dal seno prosperoso
e asprigno dove Pavesi e Davide Lajolo
nella campagna aperta discutevano se
Il mestiere di vivere è un vizio assurdo.
Al poeta lucano più contadino Rocco,
che cantava all’uva puttanella, al grano,
al rosolaccio, alla fatica: tu Scotellaro
senza più misteri guardavi il mondo
come impegno amaro e non curavi
i sogni artificiali, numerati, dei trip
psicadelici, dei vuoti sballi dei figli
dei fiori di campagna. Per te campagna
è lotta è piena occupazione di lavoro.
E voi miei compagni di sfilate in cortei
coi pugni alzati a far rivoluzione
si discuteva di governi e lotte e poi
di donne, fiere femministe, che al suono
dei tamburi urbani, uscivano di casa
pronte a saltare come streghe il fosso
pronte a incontrare nella piazza amica
il sogno del poeta che ballava.
O tu poeta architetto, Danilo Dolci,
pioniere dei laghi artificiali non
hai guardato il mondo del successo
ma io ti ricordo e ammiro il tuo laico credo.
Ma il pazzo più smanioso assetato di stupide
Utopie accarezzate con lucida mania ero
proprio io con le mani sciolte nei colori
della vita a sorvegliare i sogni della terra.
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La notte incombe, ed il freddo si fa sentire,la nebbia è salita in fretta nel sottobosco fitto. Ci siamo divisi a rastrelliera,le trasmittenti silenziate..intorno a me solo buio..e quella maledetta nebbia che non ti fa vedere la punta del naso. Cammino piano attento ad ogni rumore..attento a non cadere..se la trasmittente va in posizione verticale scatta l’allarme,il silenzio è così forte che sento fischiare le orecchie.. . Non dovevo essere qui.., ma il momento è critico.. tutti richiamati, come da protocollo.. tutti a compiere il proprio dovere..senza ma , ne se.. . Ho deciso di fermarmi..ho voglia di una sigaretta..e riprendere fiato..c’è un albero abbattuto mi acquatto fra i suoi rami.. il buio e la nebbia sono un ottimo scudo.. . Faccio il punto sulla mia posizione..gli altri non sono tanto distanti da me.. . Accendo la sigaretta..e la tengo nascosta nella mano..mi ci voleva..ho ancora un buon margine di tempo per raggiungere il punto stabilito.., mi guardo intorno.. solo nebbia..penso a tante cose, parole , pensieri..,penso a casa mia, alle mie cose.., dovevo distruggere un mio indirizzo mail..ormai inutile,ma quella speranza..non muore mai.., testardo , cretino.. non so cosa sono.., era bello però pensare..era bello .. . L’ultimo tiro.. la sigaretta è finita..riprendo il cammino.. la nebbia mi avvolge ..scompaio.
autore:nemo
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Si dirada ad un tratto la nebbia
che avvolge i miei ricordi.
Si stagliano nette alla mia vista
immagini e memorie
che credevo ormai sepolte.
Per difendermi dall’improvvisa luce
della mia emozione
corro ad indossare…
gli occhiali scuri dell’oblio
autore:mariarosaria3 na
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