Poesie di Eldy

Ai miei poeti giovanili e cari

 images3

Una generazione ha ballato con le chitarre
di piazza Maggiore. Si è nutrita di pane rosso
di Gregory Corso e Walt Whitman
e del genio di Rimbaud l’adolescente.
Di marijuana che correva folle tra i figli
più infettati di dolcezza. E di far scuola
disegnando muri di paradisi astratti
e le parole insonne gonfiate dal mattino.
E si parlava di spazi alternativi o di
compagni fuggiti sulla Luna a vivere
di miele e di pazzia nei sacchi a pelo
tra gli Appennini e il mare americano.
Guardavo le mie mani impolverate che
aprivano universi nuovi: i libri simbolisti
di Campana e poi il Pasolini maledetto
e gli africani viaggi di Hamingway
e l’oriente di Hermann Hesse con
il suo lucido Budda illuminato e tu
povero Lorca fucilato, quasi per sbaglio,
sognavi senza mascherare una tua fede
e correvi verso il treno della vita ma
di rosso drappeggiato fu il tuo canto
e poi Pavesi dei miei vent’anni asciutti
vederlo emarginato in quell’albergo
nell’ultima notte di una Torino anni 50
suicida poi per amore inviso per
una figlia di quell’America reietta,
al bizantino fiore che ci illuse di profeti
col passo incerto dell’alternativa.
E il caldo vino di Fenoglio e le sue
Langhe natie dal seno prosperoso
e asprigno dove Pavesi e Davide Lajolo
nella campagna aperta discutevano se
Il mestiere di vivere è un vizio assurdo.
Al poeta lucano più contadino Rocco,
che cantava all’uva puttanella, al grano,
al rosolaccio, alla fatica: tu Scotellaro
senza più misteri guardavi il mondo
come impegno amaro e non curavi
i sogni artificiali, numerati, dei trip
psicadelici, dei vuoti sballi dei figli
dei fiori di campagna. Per te campagna
è lotta è piena occupazione di lavoro.
E voi miei compagni di sfilate in cortei
coi pugni alzati a far rivoluzione
si discuteva di governi e lotte e poi
di donne, fiere femministe, che al suono
dei tamburi urbani, uscivano di casa
pronte a saltare come streghe il fosso
pronte a incontrare nella piazza amica
il sogno del poeta che ballava.
O tu poeta architetto, Danilo Dolci,
pioniere dei laghi artificiali non
hai guardato il mondo del successo
ma io ti ricordo e ammiro il tuo laico credo.
Ma il pazzo più smanioso assetato di stupide
Utopie accarezzate con lucida mania ero
proprio io con le mani sciolte nei colori
della vita a sorvegliare i sogni della terra.

autore:calcio2.ce
1

Contributo di admin, 5 novembre 2010 20:48.

Altre poesie

4 Commenti