Poesie di Eldy

Fantasia

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Mi sono ritrovato improvvisamente avvolto nella notte,
il tuo spirito è caduto su di me e sono diventato polvere nel vento.
Al centro del vento sento sempre il tuo respiro che mi fa perdere la testa,
ma tu continua a respirare, io mi nutro di quello, saziami finché puoi,
poi cadrò fra le tue braccia in un sonno profondo, e i tuoi sogni saranno i miei.
il tuo turbinio mi saprà sollevare fino alle alte vette, dove nessun uomo mette piede.
La mia felicita’ sarà la tua, la mia vita sarà la tua, io sarò tuo per sempre.

Autore:sorgigio

di admin, il 22 giugno 2010 05:07. - Commenti



LA TROTTOLA DELLA VITA

giromondo

Certo la vita è come una trottola, da piccolo
ti regalano una trottola anche luminosa e vedi
la vita ancora rosa. Poi diventi grande
e la tua trottola gira sempre meno
fin che un giorno si ferma.
Ma chi siamo nessuno lo sa
cerchiamo di capire
cosa ci aspetta quando
si fermerà.
Si dice che esiste un DIO,
io non so se è vero.
Provate ad immaginare anche voi
ciò che immagino io,
apostrofate la parola
D’IO
Sembrerebbe che siamo tutti
D’
IO .
Qualcuno a voluto capire prima,
tipo testimoni di Geova e altri
aspettando la fine del mondo
o l’ermaghedon come lo chiamano loro,
intanto sono ancora o se ne vanno
come tutti gli altri .

Autore: Mikitrottola-animata

di admin, il 21 giugno 2010 16:23. - Commenti



L’ANIMA DELL’UOMO E LA SOLITUDINE

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Nella solitudine  l’animo  si rivela  a  noi in tutto 
la  sua sincerità, liberamente. Spoglia d’ogni
convenzionalità, senz’ombra che la appanni ,essa
 ci appare semplice e senza menzogne ,e potremo
interrogarla e scrutare  i suoi  segreti .
Nella solitudine  infatti  l’anima mostra  si esplica
 Intera e si  astrae ,e dal  mistero delle cose  trae
 La dolcezza  della  poesia  e della suggestione. Che
 cosa  è più ideale  per l’uomo  che la solitudine? Non
che  l’uomo  debba astrarsi  perennemente ,e  vivere
solitario  per  ricercare  la beatitudine ,a somiglianze
 degli anacoreti che hanno una vocazione  speciale
utile  per loro stessi e per gli altri .L’uomo ha bisogno
anzi  di vivere  nel  fervore delle  cose ,perch’egli
è stato creatore  per creare,per produrre ,è stato
creato  per la gioia della vitalità ,per lavorare e per
procreare ,per dare al mondo un saggio  della sua energia
produttiva.
L’uomo  deve esplicare le sue  forze e le sue genialità
Nell’azione, se vuole essere  utile a sé ed  alla società
Ma talvolta l’anima sente il bisogno di rinchiudersi
Nella  solitudine ;non in una  solitudine di ozio e di
Oblio, ma in una  solitudine mediatica ,in un riposo
Che ridà le energie  al corpo ,e la volontà di proseguire,
all’anima ;una solitudine  che sia come tappa  prima di
di affrontare laboriose fatiche .
Nella  solitudine  tutte le cose  parlano  all’anima.
Chi può dire  il linguaggio  misterioso  delle  cose?
Chi può dire quali  parole ardenti e dolci  sussurrano
Alla nostra  anima  il verde  solitario  delle grandi  foreste
sonnolente  al sole d’agosto ,e la sconfinata  distesa  dei
campi di frumento biondeggianti  al cielo? Chi  può dire
 l’armonia  profonda del silenzio  e della solitudine?
L’anima nostra ascolta  un linguaggio  che non è nelle cose
E che non è fuori  dalle cose ;tutti  i ricordi  lontani si
affacciano  al nostro  spirito ,e ci parlano  una parola mite
 di bontà,e di  malinconia;tutti i  nostri sogni si risvegliano
e ritornano al  cuore,come da lontananze infinite:i nostri
desideri  celati ,si  acuiscono ,le nostre passioni  diventano
 più intense ,tutta  l’anima  si vivifica  al  soffio  di  poesia
che emana  dalla  natura immensa e solitaria .
L’anima  nostra ,al cospetto  della solitudine ,si  purifica
Di tutte  le tristezze ,oblia le angosce ,aspira all’ideale
Trepida alla bellezza  che la circonda ,e ritorna alla 
concezione semplice  e  buona  della natura .
L’anima  nostra   ,al cospetto  della  solitudine ,scende
al contatto  delle  creature umili, comprende  il
segreto  di tante cose profonde e ignote, e fonde il suo
palpito col palpito della  natura e del silenzio
Buona  lettura  ciao               da     CICCO53

di admin, il 14:04. - Commenti



LA MIA STELLA

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La luna brillava in ciel,
un manto di stelle
avvolgevano i cuori
degli innamorati.
il mio pensiero
intenso
lascia cadere
una stella
la più bella
la più luminosa
la più grande.
Il mio cuore non
trova pace,
fin che la mia stella
si posa sul petto
di quella ragazza
triste.
Sorridi alla vita
la mia stella
ti seguirà
ovunque tu vada.

Autore: Miki

di admin, il 20 giugno 2010 04:28. - Commenti



la “morra”

tréi, tréi, quattro, séi, œtto,  sette, sette, sette, tûtta*………………..
Metti bene le dita!
düi, çinque, trèi , pésso* , séi, séi,  nœve……….
Quattro a tre per me……….
La gente attorno al tavolo guardava quelle mani callose che picchiavano sempre piu forte a ritmo sempre più serrato per poi fermarsi  all’improvviso: punto.
Uno scambio di occhiate, l’intesa, un gesto impercettibile della mano e via, altri colpi sul tavolo lasciando di volta in volta un dito, due, la mano aperta, il due col pollice e l’indice , il pollice solo, il pollice nascosto  per mettere quattro, lo zero col pugno chiuso.
La mente veloce deve calcolare, controllare che l’avversario non bari, tenere il conto dei punti raggiunti, anche i suoi.
Una pausa. Un sorso di vino. Chi perde paga la bottiglia.
È pronto un nuovo sfidante: il quarto? il quinto? Il pomeriggio all’osteria è lungo. Dopo tre, quattro mezze bottiglie di  vino i riflessi si fanno più lenti, il nuovo sfidante non ha ancora bevuto: lui è veloce, non è stanco, non gli duole la mano per i colpi violenti sul tavolo. Non ancora .
….sette, sette, quattrö séi, tûtta………….. <arvila ben quella man!*> (apri bene la mano).
A me baro non lo dici!!!!
Era tre quello  che hai messo!
La lite degenera. Gli spettatori parteggiano ora per l’uno ora per l’altro. Spunta un coltello da una tasca e colpisce.
Il gioco è finito in tragedia.
La “morra”, gioco popolarissimo fin dall’antichità, è caduto in declino per il divieto istituito da una legge promulgata  nel ventenno fascista e ancora in vigore che lo considera “gioco d’azzardo”.
Molto popolare nel Veneto e in Sardegna da qualche anno la morra è uscita dall’oblio ritrovando  estimatori,  fino al punto di creare una federazione e un campionato Italiano.
Intenzione dei suoi sostenitori è la necessità si fare riscoprire ai giovani giochi antichi come il tiro alla fune, il lancio della forma di formaggio, la lippa*, e altri.

*
tûtta= tutta . entrambe la mani aperte per ottenere il dieci.
pésso= niente. entrambe la mani chiuse a pugno  per  dire zero.
lippa= un pezzetto di legno appuntito ai due lati messo a terra,  fatto saltare con un bastone, colpito al volo e lanciato il più lontano possibile.
Chi desiderasse altre notizie vada:
http://www.giocodellamorra.it/     0626morra

di admin, il 00:47. - Commenti



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