Aprivo l’uscio e portavo
nell’odore di muffe antiche
ciuffi d’erba tra le suole.
Alto come il mento
il grande desco di pane fumante
e il nonno fatto di tabacco e sorrisi
mi chiamava col ghigno del saggio
per insegnarmi il cammino delle fole.
Cantilena , cantilena ,sempre la stessa,
sui gradini di sasso , sulle panche di ferro,
sul ciliegio sbucciaginocchi
e sul tasso e sul pioppo e sull’olmo,
lanciavo il grido di cucciolo felice ,
eco di profumi ed odori
della campagna aperta.
E si vedeva la stella della sera
come un bottone da panciotto
e la rana e la mucca e il pipistrello ubriaco.
Io, piccolo piccolo, stretto
alla calda anca di mia madre
attendevo come sempre la notte,
lieve come il mio respiro.
autore:francomuzzioli:
Contributo di
, 10 gennaio 2010 21:01.
francomuzzioli, mi sono commossa leggendo i tuoi versi.Ho ricordato quando mi recavo , in campagna , nella casa dei nonni e ritrovavo una situazione simile a quella descritta dai tuoi splendidi versi , che ci riportano , un poco,a quelli dei nostri poeti dell’800
Francomuzzioli,e a tutti coloro che scrivono poesie.Mi sento in colpa verso di Voi, per non essere entrato a sufficienza a leggere le Vostre opere.Vi chiedo veramente scusa,Vi invidio perchè in poche righe, raccontate il mondo. Io non ci riesco. Detto questo, Bravo Francomuzzioli, sono aspetti di vita vissuta anche dal -Maledetto toscano. Grazie per avermi donato un – TUFFO NEL PASSATO –