Inquietudine
La mia non dipende
da rancori non sopiti,
da sapori non gustati,
da equilibri non raggiunti,
da perdoni non ottenuti.
Eppure ogni tanto frulla,
ciurla nel mio cervello,
certo allarmandomi
e rendendomi triste.
S’intreccia con l’idea
della solitudine,
di essere incompreso.
Signore, fa’ che non sia
un segno d’orgoglio,
di vanagloria, di malintesa
coscienza di superiorità.
La mansuetudine, la bontà
caratterizzino sempre,
e di più, la mia vita.
Non è facile, lo so,
ma devo provarci
e riprovarci,
fino al successo.
Non mi sono realizzato,
con impegno fino al sacrificio,
come esempio di costanza
e modestia? E perché
il mio prossimo non dovrebbe
essere migliore di me?
Offrire pace e rintuzzare
I veleni con l’amore,
ecco l’intento nella mia volontà.
L’obiettivo è chiaro.
Nella prassi sarò capace
di raggiungerlo?
Se questo dubbio fosse
il motivo della mia
Inquietudine, sarei
capace di cancellarlo?
Di renderlo innocuo?
Spero di sì. Rifiuto
totalmente, recisamente
uno stato di sopravvalutazione
di me. Uno stato che
ho sempre combattuto,
presumendo comprensione
nel mio prossimo, anche
quando manifestamente
non c’era, ma facendo
di tutto per ricrearla.
Dunque, inquietudine
come prova, come
pausa di riflessione?
Sì, è l’unica che potrei
sopportare senza dolore.
Autore Lorenzo.rm
Contributo di
, 16 agosto 2009 06:24.