Me nono un tenpo gavea na bicicleta
nera robusta coi freni a bacheta
el ghe tegneva pi che a so mojere
el la doprava par el so mestiere
Apena nato ancora te le fasse
nol ghe rivava co le ganbe basse
el se meteva de traverso al palo
fasea paura a tuti anca al galo
Un giorno el ga incontrà nona Conceta
el la menava in giro in bicicleta
magari sul tarajo o in mexo ai prà
xe sta così che po’ i se ga sposà
L’è sta soldà ala guera quea mondiale
e te pareva che proprio un generale
lo ga assegnà a un reparto de ciclisti
fuin volava alla Cesare Battisti
Pedala ancò, pedala anca doman
el gà slevà du fioi uno par man
uno sul palo, l’altra su la sela
contento e sensa schei te la scarsela
Svejarse de bonora e via! pedala
fermarse in ostaria par una bala
finché la luna se ga scondesta al monte
e xe rivà la notte e le onbre sconte
Cossì requiematerna canta el prete
se ga fermà i pedali, ma no la smete
de corerme tea schena na gratada
na voja de pedali in te la strada
La bici la xe vecia, tacà a un ciodo
la vardo, penso e me vien su un nodo
a son sicuro che me nono core
ancora in paradiso col Signore.
LA BICICLETTA
Mio nonno un tempo aveva una bicicletta
nera, robusta con i freni a bacchetta.
Teneva a lei più che a sua moglie
e la usava per il suo lavoro.
Appena nato, ancora in fasce
non ci arrivava con le gambe corte,
si metteva di traverso la canna
e spaventava tutti, anche il gallo.
Un giorno ha incontrato nonna Concetta
e la portava in giro in bicicletta,
a volte sul “Tarajo” o in mezzo ai prati
e fu così che poi si sono sposati.
Ha fatto il soldato nella Guerra Mondiale
e ti pareva, che proprio un generale
l’ha assegnato ad un reparto di ciclisti
e lui volava alla Cesare Battisti.
Pedala oggi, pedala anche domani
ha allevato due figli, uno per mano,
uno sulla canna, l’altra sulla sella,
ma contento anche senza soldi in tasca.
Svegliarsi di buonora e via! Pedalare.
Fermarsi in osteria per un bicchiere
finchè la luna si nascondeva dietro ai monti,
arrivava la notte e nascondeva le ombre.
Così “requiemaeternam” canta il prete
si sono fermati i pedali, ma non smette
di prudermi la schiena dalla voglia
di pedalare sulla strada.
La bicicletta è vecchia, attaccata ad un chiodo,
la guardo, penso e mi viene un nodo,
son sicuro che mio nonno corre
ancora in Paradiso col Signore.
luciano disconzi 1° maggio 2013
Contributo di
, 29 maggio 2013 18:28.
Luciano, io ci ho provato a fare la traduzione. Probabilmente ho scritto anche qualcosa di sbagliato, correggimi dove vuoi.
Ciao, gheto capìo?
Belli i tuoi ricordi della bici del nonno, Luciano! Chi xe che no xe andà in bici, noialtri de teraferma? Anche io viaggiavo(tutta storta) con la bici da uomo.. infilavo un piede sotto alla canna, e via! E quante cadute!
Però la bici da noi è stata portatrice di grande novità e progresso: finalmente i maschietti potevano andare a cercar la morosa anche in qualche paese che non fosse proprio sempre ” appena fuori casa..”
Questo ha consentito ricambi,ragazze nuove ,nuove conoscenze.. Se poi , come tuo nonno,potevano scorrazzare sul Terraglio, avevano anche una bella visuale!
Un sottile umorismo piacevolissimo e gradevole, fa sì che i tuoi versi, caro Luciano, siano letti con il sorriso sulle labbra! Abbiamo sempre bisogno di sorridere e di questo ti ringrazio! Ciao
simpatica , evocativa ..ed anche un pochino malinconica nella sua allegra fantasia…complimenti..