El me gato
l’è on gato da surzi
l’è pieno de pulzi
El me gato
el ga on ocio sbregà
e la schena spelà
L’altro giorno
volevo coparlo
massarlo negarlo
Lo ciamo
ma el scapa distante
ch’el pare on furfante
Seto parché?
la me bela bisteca…
adio! el se la leca
Togo on baston:
su, pian, lentamente
l’è là el delinquente
Sbasso el baston…
tre, quatro gatei
che i pare putei!
El me gato
el me la ga fata:
el gera na gata!
IL MIO GATTO
Il mio gatto
è un gatto da topi,
è pieno di pulci.
Il mio gatto
ha un occhio cieco
e la schiena spellata.
L’altro giorno
volevo ammazzarlo, annegarlo.
Lo chiamo, fugge lontano
sembra un furfante.
Sai perchè?
La mia bella bistecca…
addio! Se l’è mangiata lui.
Prendo un bastone,
pian piano, lentamente,
eccolo, il delinquente.
Abbasso il bastone….
tre, quattro gattini,
che sembrano bambini!
Il mio gatto
me l’ha fatta:
era una gatta!
Luciano Disconzi
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Me nono un tenpo gavea na bicicleta
nera robusta coi freni a bacheta
el ghe tegneva pi che a so mojere
el la doprava par el so mestiere
Apena nato ancora te le fasse
nol ghe rivava co le ganbe basse
el se meteva de traverso al palo
fasea paura a tuti anca al galo
Un giorno el ga incontrà nona Conceta
el la menava in giro in bicicleta
magari sul tarajo o in mexo ai prà
xe sta così che po’ i se ga sposà
L’è sta soldà ala guera quea mondiale
e te pareva che proprio un generale
lo ga assegnà a un reparto de ciclisti
fuin volava alla Cesare Battisti
Pedala ancò, pedala anca doman
el gà slevà du fioi uno par man
uno sul palo, l’altra su la sela
contento e sensa schei te la scarsela
Svejarse de bonora e via! pedala
fermarse in ostaria par una bala
finché la luna se ga scondesta al monte
e xe rivà la notte e le onbre sconte
Cossì requiematerna canta el prete
se ga fermà i pedali, ma no la smete
de corerme tea schena na gratada
na voja de pedali in te la strada
La bici la xe vecia, tacà a un ciodo
la vardo, penso e me vien su un nodo
a son sicuro che me nono core
ancora in paradiso col Signore.
LA BICICLETTA
Mio nonno un tempo aveva una bicicletta
nera, robusta con i freni a bacchetta.
Teneva a lei più che a sua moglie
e la usava per il suo lavoro.
Appena nato, ancora in fasce
non ci arrivava con le gambe corte,
si metteva di traverso la canna
e spaventava tutti, anche il gallo.
Un giorno ha incontrato nonna Concetta
e la portava in giro in bicicletta,
a volte sul “Tarajo” o in mezzo ai prati
e fu così che poi si sono sposati.
Ha fatto il soldato nella Guerra Mondiale
e ti pareva, che proprio un generale
l’ha assegnato ad un reparto di ciclisti
e lui volava alla Cesare Battisti.
Pedala oggi, pedala anche domani
ha allevato due figli, uno per mano,
uno sulla canna, l’altra sulla sella,
ma contento anche senza soldi in tasca.
Svegliarsi di buonora e via! Pedalare.
Fermarsi in osteria per un bicchiere
finchè la luna si nascondeva dietro ai monti,
arrivava la notte e nascondeva le ombre.
Così “requiemaeternam” canta il prete
si sono fermati i pedali, ma non smette
di prudermi la schiena dalla voglia
di pedalare sulla strada.
La bicicletta è vecchia, attaccata ad un chiodo,
la guardo, penso e mi viene un nodo,
son sicuro che mio nonno corre
ancora in Paradiso col Signore.
luciano disconzi 1° maggio 2013
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Una mamma attende
Una mamma comprende
Una mamma soffre, si preoccupa
Una mamma sopporta
Sopporta in silenzio
Sta male in silenzio.
Ha il cuore con spazio infinito
Comprensione infinita.
Una mamma da, da tanto da tutto
Una mamma non chiede
Non chiede ma aspetta
Aspetta per lo più senza avere.
Una mamma capisce, capisce ma… non è capita
Questa poesia è stata scritta da maurizia.vi. Lascia un tuo commento qui
Dieci, cento, mille,
quanti uomini ancora
dovranno essere sacrificati,
quanto sangue dovrà
essere ancora sparso,
perchè un popolo possa,
riappropriarsi della propria dignità.
Quanti soprusi, quante sofferenze,
bisognerà ancora sopportare,
prima che la coscienza, assopita,
possa finalmente risvegliarsi.
Come potremo guardare,
negli occhi i nostri figli,
noi, spesso colpevoli di indifferenza,
complici di chi vuole mettere il giogo.
Quanto tempo ancora dovrà passare,
prima che potremo tornare
ad essere nuovamente
proprietari della nostra vita.
Dieci, cento, mille,
uomini da ricordare,
da portare nel cuore,
perchè la loro morte
non sia stata vana.
Credo che la poesia debba riuscire a trasmettere emozioni,
sensazioni, stati d’animo, la poesia non è di chi la scrive
ma appartiene a coloro i quali la leggono,
a tutti coloro che sanno trovare tra le righe
un piccolo barlume di vita, a trovare i sentimenti che
alla vita stessa fanno da corollario.
Anche se non posso definirmi un poeta, spero
di riuscire a comunicare parte di ciò.
Antonino
Questa poesia è stata scritta da antonino8.pa. Lascia un tuo commento qui
Nasce il sole,
un nuovo giorno,
primavera di vita.
Nuove speranze,
sogni da coltivare,
nuove emozioni
da raccontare.
Colori, profumi, intorno,
tutto sembra parlare,
narrare una fiaba,
tutto sembra dire,
vivi la vita senza timore,
lascia che ti culli l’amore.
Fermare il tempo,
un dolce istante
che dura in eterno,
lasciarsi inzuppare
dalla felicità,
in silenzio ascoltare,
le parole che suggerisce il cuore,
affidarle al vento,
che come un eco,
a te ripeta
ti amo, ti amo, ti amo…….
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