Domani.. ragazzo sarai a casa..
E guardavo un cielo livido, carico di pioggia
Volevo crederci ..credere..in un sorriso
troppe delusioni..troppe bugie.
Che fai ragazzo,scendi da quel davanzale..
domani verranno a prenderti.. ti porteranno a casa
trascorrerai un bel Natale vedrai..
E continuavo a guardare..
quel cielo livido di pioggia..
qualche goggia gia bagnava i vetri..
come le lacrime sulle mie guance..
Dai,.. adesso scendi di lì..fa il bravo.
Un lampo squarciò il cielo..il tuono
fece tremare i vetri.. .
Tutto era come quel giorno.. .
Il direttore dell’orfanotrofio mi mandò a chiamare,
Metti il vestito bello..
ti vengono a prendere i tuoi parenti..
ti portano dalla tua mamma che ti vuole vedere.
Per la prima volta mi accarezzo i capelli.
I volti dei miei zii erano tesi..
il viaggio in macchina fu lungo..,
li guardavo, nessuno parlava..solo mia zia
continuava ad asciugarsi gli occhi pieni di lacrime.
Avevo capito..una paura a sorda
si era impossessata di me.. .
Un corridoio..le luci fredde dei neon,
illuminavano l’aria..
qualcuno in camice bianco indicò una porta..
mi teneva per mano mia zia.. .
Scappai..entrai in quella porta..
mia madre era distesa su una fredda lastra di marmo
la chiamai disperatamente..Mamma.. Mamma..
la strattonai..
Qualcuno mi prese di forza..mi portò via di li..
ricordo quel viso.. sembrava sereno..
aveva l’ombra di un sorriso che non aveva fatto in tempo a regalarmi..
Non avrei più sentito la sua voce chiamarmi
non avrei visto più le sue braccia
aprisi in un tenero abbraccio.. .
Fuori pioveva a dirotto..i fulmini e i lampi
si susseguivano.. .
Mia zia.. mi asciugava le lacrime..
la tua mamma non c’è più..
tu prometti che sarai bravo..
Resterai con noi.. poi dopo Natale
ritornerai..in collegio..
Studierai..e diventerai un bravo giovane..
E feci il bravo..
anche quando..nessuno più, si ricordò di me.
Dai scendi..vieni giù di li..
Le gocce di pioggia erano battenti adesso..
scivolavano sui vetri..
le guardavo..guardavo quei lampi..
mentre le lacrime scendevano..fino in fondo al cuore.
autore:marcoantonio
Contributo di
, 19 gennaio 2011 13:09.
Ancora ricordi di una triste infanzia costellata da solitudine, tristezza e malinconia. Pensieri di un bimbo che ha perso ciò che più grande non c’è : il “”grembo “”” da cui era nato.Pioggia e lacrime si fondono: la prima dal cielo, le seconde dal cuore. Mi pare che ricordi di quel brutto periodo ce le avevi già confidate.! Ciao
mia spiace cmq tirare fuori vicissitudini ricordi così infelici forse aiuta superarli un po’ di + ciao irrequieto
“..le lacrime scendevano..fino in fondo al cuore”, e ci sono rimaste, e ci rimarranno per sempre.
Carissimo, con il dolore ci sei dovuto scendere a patti da sempre;
confesso non è facile commentarti..qualsiasi parola mi sembra stonata, ma io sento che in te sta iniziando quel processo psicologico che ti permetterà di ritrovare la serenità perduta. Ecco perchè il tuo racconto non lo percepisco solo come una bella e dolorosa pagina di questo blog, bensì come un primo passo di quel viaggio annunciato.. ecco, questo è uno di questi passaggi dolorosi che devi affrontare come “vento”, e tranquillo non sentirti debole o fragile, non è sinonimo di forza non manifestare i propri dolori o tenerli sottocontrollo. Rivivili, percepiscine tutta l’angoscia, le fitte, gli spasmi, ma, le ferite vanno saturate,non si possono lasciarle sanguinare per sempre, la loro profondità va ridotta a cicatrice.
Ti riporto una frase non mia, ma che condivido pienamente:
“I morti hanno bisogno di essere “lasciati in pace”: finchè non li lasceremo in pace essi non potranno lasciare in pace noi… occorre dirsi addio… occorre spargere le ceneri al vento”.
Allora, amico mio,elabora il tuo dolore: piangi, ricorda serenamente, saluta definitivamente la sua presenza terrena,vivendola come un caldo abbraccio ovunque tu sia, e, allarga il cuore agli affetti circostanti, ai progetti, agli entusiasmi, allenati all’arte della gioia di vivere.
Un abbraccio dal..e con..
Ciao caro è sepre una fitta al cuore leggere le tue poesie ma se questo ti può far stare bene ne voglio avere tante di fitte……Come dice Semplice “I morti devono essere lasciati in pace e non saranno in pace finchè ci vedranno soffrire…..Queste parole e le hanno ripetuto anche a me quando disperata dalla scoparsa di mio marito non riuscivo a reagire più a niente….Mi sono fatta aiutare da una ottima psicoterapeuta la quale ha capito che il mio problea non era solo quello , alla base vi era qualche altra cosa che nessuno aveva percepito .Ancora oggi ringrazio quella dottoressa per aver operato il miracolo ed io sono serena più che mai……auguri caro aico mio
catarsi, tirà fuori la serenità ke abbiamo la gioia di vivere in modo totale ora ke siam maturissimi esempi di gioia pe i ns figli e nipoti ciao