Era li, sul ciglio della strada sotto l’ombra di un grande pioppo.
Il viso segnato da mille rughe scavate dal tempo, i suoi bianchi capelli svolazzavano
ad una leggera brezza..il suo sguardo si perdeva lontano, oltre l’orizzonte,
dove il cielo, si abbraccia col mare.. . Passavo di li per caso..
lo guardai quasi di sfuggita..avevo fretta i miei passi erano veloci..
lo avevo appena lasciato dietro di me..quando all’orecchio mi giunse la sua voce.. .
Fermati a riposare un attimo, sei tutto sudato..mi girai di scatto..
l’uomo continuava a guardare lontano l’orizzonte..ero un po confuso..mi guardai intorno..
oltre me e quell’uomo non c’era nessuno.. .
Dici a me replicai.., l’uomo non rispose..
lo mandai a quel paese con un gesto della mano mentre riprendevo il mio cammino..
feci solo un passo..ancora quando quella voce parlò ancora.. .
Vieni a riposarti.. qui accanto a me, l’erba è soffice e l’ombra è grande.. .
Ancora mi voltai verso l’uomo.., questa volta mi fissava..vieni mi disse..siediti accanto a me..
solo un attimo.. fermati a respirare l’aria di questo cielo azzurro… .
Non so perché..ma tornai indietro , incuriosito..
Ci conosciamo dissi…. L’uomo con un cenno della mano mi fece cenno di sedermi,
senza rispondere alla mia domanda.. .
Mi sedetti accanto a lui..senza volerlo veramente…
lo guardavo cercando di scorgere qualcosa di familiare il quel suo volto..
Vedi, mi disse.., com’è grande il cielo..infinitamente grande..
nessuno può misurare la sua grandiosità ne contare le stelle che ci sono.
L’uomo parlava .. senza guardarmi in viso.. .
Cos’è dissi, una lezione di astronomia..non sono in vena di lezioni..
ed ho cose urgenti da sbrigare..ci conosciamo vecchio.. dimmi chi sei..
L’uomo continuava a fissare un punto lontano all’orizzonte.. .
Perché affannarsi, perché vuoi sapere chi sono..io conosco te .. il resto non conta..,
il tuo cuore è molto triste..ma in quella tristezza brilla sempre una luce..
e quella luce guiderà i tuoi passi..su questa strada.., sulla strada della vita.. .
La sua voce mi giunse dolce fino a dentro il cuore..adesso lo ascoltavo..con interesse..
Come fai a sapere di me..io non ti ho mai visto prima d’ora.. .
Ti conosco fin dalla nascita, rispose..di te so tutto..del bene e del male,
conosco i tuoi infiniti silenzi..conosco ogni lacrima ed ogni sorriso..
conosco le tue paure, e la sofferenza che hai provato..conosco l’amore che sai donare..
e la strada che percorrerai.. .
Mi alzai di scatto..indignato..chi sei risposi, che ne sai tu di me..
sei un mio parente che non conosco.. dimmi chi sei.. .
L’uomo per la prima volta posò il suo guardo nei miei occhi..
erano azzurri di un azzurro infinito..mi specchiavo in essi..
e vedevo riflessi di vita passata..vedevo lacrime e sorrisi..
vedevo la mia vita come in un film.. incapace di muovermi, di dire una parola.. .
Il vecchio distolse lo sguardo..i suoi occhi brillavano di una luce mai vista..
nel mio cuore era scesa una pace infinita…
Chi sei mormorai..dimmelo ti prego…. Va in pace..sussurrò ,
non è da tutti incontrare quelli come me..ti sarò sempre accanto..non perderti mai..
Incredulo.. non avevo capito niente..lo guardavo mentre mi allontanavo..
sentivo una pace dentro..che non conoscevo.. chi sei chi sei tu mi chiedevo..
ancora la voce mi giunse all’orecchio sono ANGEL….
mi girai di soprassalto..sotto l’albero non c’era nessuno..
neanche lungo la strada ovunque posavo lo sguardo..
solo all’orizzonte .. nel punto in cui il vecchio fissava..il suo sguardo,
vidi una luce..un piccolo globo che si spegneva..
autore: angel.vr:.
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Quando un’anima buona vola via,
lascia un vuoto incolmabile
sostenuto da ricordi antichi
che si aggrappano e la rincorrono,
non rinunciare a questo vuoto
e osserva i ricordi come feticci
e vecchie fotografie,
finché non troveranno posto
in altri orizzonti dove il perduto
sarà ancora fantasia
ed il nuovo sarà’ ancora amore.
Autore:luigi4lc7.lc:
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Soffi leggeri gonfiavano la vela
irritato lo sciabordio dell’acqua
Ferita dalla chiglia irriverente
Soffi di schiuma versava sulla
mano fissa sulla barra del timone,
Correva veloce la barca, cercavo
Nel mare sconfinato luoghi lontani,
dove abbandonare ogni giovane follia,
vano e sciocco, inutile tentativo
verso improbabili approdi di certezze.
Né scacciava i miei dubbi
Una luna muta e pallida, ferma
Nel celo azzurro del mattino.
Mi diceva solo di aspettare il tempo giusto
Quando le parole affidate al vento
Mi avrebbero guidato per sentiero amico
Verso insperate felici emozioni.
Poi un giorno, in improvviso,
riconobbi la mia vita
Negli occhi chiari di una donna.
Seppi che il suo nome era Laura,
e subito la chiamai “amore”.
A lei affidai cuore ed anima
A lei rivolgevo sguardi e gesti
Parole e pensieri, sussurri e sospiri.
Abbandonai allora tutte le follie
Entrai con Lei nella vita vera
Fatta di promesse e sorrisi sinceri.
Non era più un sogno
Non era un’illusione,
era solo un punto di partenza
verso una esistenza modulata dall’amore,
da un affetto sempre espresso
con dolci e amorevoli parole.
E se il tempo scorre inesorabile,
dopo molti e molti anni,
a Como, a Napoli o a Berlino,
per strada o semplici sentieri
non smetteremo mai
di andare avanti per la vita,
sempre la mano nella mano.
Autore:flavio.46:
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Sono coi miei ricordi
e fuori oltre i vetri è Natale
come se dovesse succeder qualcosa
come se l’attesa fosse reale
tutto come una volta
mancano solo i regali
e la voglia di crederci ancora.
Vorrei ritornare a sperare
nel silente sussurro del cuore
nelle buone parole del vento
nelle strade cosparse d’amore.
Ma l’ascolto di nuove carole
fatte solo di canti stonati
avvizzisce lo slancio
e crudele rimango nei luoghi
dove un tempo era solo speranza.
Se l’umano racconto non cambia
come posso pensare davvero
che Dio nasca per stare con noi ?
autore:francomuzzioli:
Questa poesia è stata scritta da francomuzzioli. Lascia un tuo commento qui
Un piccolo bar puzzolente di fumo, eravamo li ogni sera,
tra chiacchiere, risate, e il tintinnio del flipper che non smetteva mai.
Alle 22.50 tutti facevamo rientro in caserma e, finalmente,
quel bar chiudeva i battenti.
Ogni sera, tra un bicchiere di birra e un panino ti vedevo arrivare,
eri come una fata, la fata dei sogni di tanti ragazzi, eri bella nei tuoi vent’anni,
coi tuoi capelli corvini, i tuoi occhi scuri, eri bella davvero,
con quelle gambe accavallate mentre bevevi il tuo succo d’arancia, eri bella. Quando qualcuno ti offriva una sigaretta e tu l’accettavi,
vedevo il tuo viso tra i cerchi di fumo,
di tanto in tanto incrociavo il tuo sguardo, poi, abbassavo il viso.. .
Tutti erano intorno a te e, tanti erano i fortunati, che tu,
ogni sera sceglievi per farti accompagnare a casa.
Osservavo ogni tuo movimento, ogni tuo sorriso,
ti vedevo uscire dal locale sempre con qualcuno diverso della sera prima,
non capivo perché lo facevi, sul tuo conto giravano mille voci,
il tuo nome era culo allegro per tutti, tranne per me, che me ne stavo in disparte,
chiuso nei miei pensieri.
Tranne qualche collega, aggregato come me, tutti, ci evitavano con rispetto, eravamo quelli dell’Albatros, gente strana, malati di testa, persone da tenere alla larga.
Quella sera giocavo a flipper, una sera come tante piene di fumo e caffè,
il solito tra tra di voci, col jubox che suonava, entrò qualcuno di corsa ,
era un allievo del trentottesimo, divisa strappata,il sangue che usciva dal naso,
il viso tumefatto, tutti zittirono, la porta si aprì ancora e fecero irruzione cinque marinai americani,
erano quelli della LIittle Rok.. – PICCOLA ROCCIA -gente condannata che,
per non andare in galera, veniva arruolata nella marina statunitense,
Erano ubriachi, sbraitavano qualcosa d’incomprensibile, la rissa scoppiò istantanea,
tavole sedie bottiglie volavano da tutte la parti,
neanche mi resi conto mentre colpivo a destra e a manca,
che qualcosa di caldo mi colava dal braccio, era il mio sangue,
una bottiglia rotta mi aveva centrato.
La rissa continuò per parecchi minuti, fino a quando spuntò un coltello,
era fra le mani di un americano, vidi la lama conficcarsi nell’addome,
tutti eravamo atterriti, ci fermammo mentre il nostro collega si accasciava a terra.
Gli americani a quel punto scapparono, no! non poteva finire così.
Io e gli altri dell’ Albatros, ci guardammo in viso e l’inseguimmo in una corsa sfrenata,
finimmo in un vicolo, ancora calci e pugni e di nuovo quel coltello,
che volteggiava minaccioso nell’aria, tirai fuori a quel punto,la “Beretta”,
ma non ebbi il tempo, un colpo secco ruppe l’aria, il marinaio americano cadde a terra,
col sangue che gli usciva da una gamba, gli altri alzarono le mani arrendendosi,
qualche istante dopo ti vidi uscire da una porta, nel vicolo, mi guardasti negli occhi,
fu solo un attimo poi le tue braccia mi si buttarono al collo,
piangevi, tremavi come una foglia, ti strinsi è tutto finito dissi, finito..
Mi baciasti sulle labbra, fu allora che capii.
Io non ti avevo mai offerto una sigaretta, non ero mai uscito con te, non ero un tuo giocattolo,
eppure, mi avevi baciato e piangevi per me, io, uno dell’Albatros.
Arrivarono le forza dell’ordine, l’autoambulanza, la gente faceva capannello, arrivarono anche quelli del ‘MP – Military Police –
Ti salutai con la mano mentre un infermiere mi guardava il braccio, ti salutai così,
non ti avrei più rivisto, sarei partito in nottata per altra destinazione,
ma, ero felice di non essermi sbagliato, che, forse, non eri solo culo allegro.
Autore:francesco7.pv:
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